Ex Trevitex: Italia Nostra per la conservazione della palazzina liberty
Con una lettera alla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio l’associazione richiede l’avvio del procedimento di dichiarazione di interesse culturale. La proposta, se accolta, rimetterebbe in discussione la soluzione proposta nel Pgt per l’intera area oggetto da anni di una polemica politica infinita.
Giovedì 23 maggio l’associazione di salvaguardia del territorio Italia nostra di Como ha inviato una lettera, a firma di Paolo Sinigaglia per il direttivo, alla Soprintendenza, e per conoscenza al sindaco di Como, per chiedere di tutelare la palazzina liberty della ex Fisac – Trevitex a Camerlata, «costruita nel 1901-1903 su progetto dell’ing. Giovan Battista Cadenazzi (già Sindaco di Como)», per «l’interesse culturale, artistico, storico e etnoantropologico» della stessa.
Nel testo viene ricordata la storia della Fabbrica italiana di seterie (Fisac) che: «Nasce nel 1906 a Milano dalla liquidazione di una precedente società ed eredita le tessiture di Cermenate, Menaggio, Como, Camerlata dove si producono stoffe unite ed operate. L’attività rimarrà attiva negli stabilimenti di Camerlata fino al 1993, quando la produzione fu trasferita a Lazzago».
«L’edificio – precisa lo scritto – è l’ultima parte rimasta di un opificio di grande interesse storico-architettonico, uno dei pochi esempi di edifici industriali superstiti del territorio comasco, testimoniante l’organizzazione dell’industria dei primi del novecento».
Un tema caldo per Palazzo Cernezzi che sta per approvare definitivamente il nuovo Piano di governo del territorio (Pgt). Infatti: «La sezione di Como di Italia Nostra ricorda di avere inviato in tal senso osservazioni nell’ambito del procedimento di approvazione del PGT del Comune di Como in data 22 gennaio 2012, 5 ottobre 2012 e 15 marzo 2013». E la maggioranza di centrosinistra che guida il Comune di Como si è già spaccata sull’argomento.
L’abbattimento dello stabile rientrerebbe nell’accordo con Esselunga per l’insediamento di una struttura di grande distribuzione alla fine di un lunghissimo percorso iniziato nel 1991. L’apertura di un grande centro commerciale, al posto dei due odierni più piccoli divisi da una parete in cartongesso, verrebbe barattata con l’abbattimento della palazzina in questione (che nel primo progetto avrebbe dovuto essere recuperata e data al Comune), sostituita da una piazza, solo per aumentare la visibilità del nuovo megasupermercato dicono i maligni, quasi 4 milioni di euro, un percorso pedonale, due nuove rotonde, una in via Varesina, una in piazzale Giotto, e la sistemazione della fermata dei bus in piazza Camerlata (vedi ecoinformazioni n. 419).
Ma questo nuovo passo potrebbe mettere i bastoni fra le ruote al’assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino che vuole a tutti i costi, e con lui la Giunta, chiudere l’affare con il privato.
Durante il primo passaggio in aula del Pgt un emendamento presentato da Luca Ceruti, M5S, per lo «stralcio totale della grande struttura di distribuzione dall’area ex Trevitex», bocciato dalla maggioranza, ha visto convergere i voti di tutta la minoranza, ma anche di Vincenzo Sapere, Paco-Sel, Mario Molteni, Per Como, e l’astensione Luigi Nessi, capogruppo Paco-Sel, Italo Nessi, Como civica, e Marco Servettini, Amo la mia città (la votazione in Consiglio comunale).
Molte le critiche innanzitutto perché, per le minoranze l’accordo sembra premiare l’operatore privato che non ha rispettato appieno gli accordi con l’amministrazione, non ha ancora realizzato delle opere che avrebbe dovuto fare, molte le paure poi per i negozi di vicinato del quartiere e l’incremento del traffico viabilistico.
Tutto potrebbe essere messo in discussione ora, a una settimana dalla discussione definitiva sul Pgt da parte dell’Assemblea di Palazzo Cernezzi, perché la salvaguardia della palazzina potrebbe far saltare l’accordo e lasciare la bocca amara alla Giunta Lucini alla disperata ricerca di nuove entrate (relazione sulla palazzina). [md – ecoinformazioni]
Luigi Nessi si è astenuto per motivi profilattici…
La sinistra comasca sulla questione Fisac-Trevitex ha purtroppo dormito e taciuto. Ci si occupa solo a parole di riqualificazione del territorio, e poi non si ha nemmeno un briciolo di capacità di pensare una città diversa, fatta di spazi di vita e di partecipazione e inclusione sociale.
Ci si accontenta della soluzione comoda, di una piazza vuota che ovviamente nessuno riempirà (che cacchio ci vai a fare) trasformandosi nell’ennesimo deserto di degrado e solitudine delle nostre periferie. Ci si consola dicendosi che comunque non sarà versato troppo cemento e va bene così.
E ovviamente da buoni “compagni” ci indigneremo per il centro sociale sgomberato a Milano, per un luogo sotratto al degrado dalla comunità che viene restituito al grigiore a forza di manganellate dei celerini dall’ottusità parafascista di palazzinari e istituzioni. Senza sapere che quell’ottusità non è estranea al nostro campo, quando ragioniamo con la mente chiusa, e non siamo capaci di immaginare e di mobilitarci.
Oggi chi non si è mosso per la riqualificazione dell’area trevitex si è comportato esattamente nella stessa maniera. Ha sgomberato via un’idea diversa e moderna di città. E’andato a fare il vuoto nella biblioteca, nei spazi d’incontro, di cultura, di arte che avrebbero potuto sorgere in quella “palazzina fatiscente”. E le ruspe che manderete ad abbattere quei muri saranno come manganelli della celere.