Giorno: 6 Giugno 2015

Nuovo posteggio a Ponte Chiasso

ponte chiassoDopo anni l’area demaniale dell’ex distributore Agip è passata al Comune di Como che la ha riattata a parcheggio per 22 auto e 7 moto.

 

Giovedì 4 giugno è stata approntata «la nuova segnaletica nell’area ex Agip a Ponte Chiasso – spiega il Comune di Como –. Il parcheggio, libero, potrà ospitare 22 auto e 7 moto. L’area è stata acquisita, gratuitamente, dallo Stato, nell’ambito delle procedure sul federalismo demaniale dal Settore patrimonio che ne ponte chiasso ex agipha poi affidato la gestione al Settore mobilità. L’area era stata abbandonata per anni dopo la chiusura del distributore di benzina».

Per abbellire la zona «sono state riposizionate le fioriere utilizzate fino all’anno scorso in piazza De Gasperi», come ha rivendicato su Twitter l’assessora alla Mobilità Daniela Gerosa: «Sostenibilità=riuso: le fioriere non servono più in piazza de Gasperi? traslocano a Ponte Chiasso!». [md, ecoinformazioni]

Prosegue la discussione sulla Tari

8 COMOCOMUNEDibattito accesso e qualche frattura in maggioranza sull’aumento della tassa sui rifiuti a Como.

 

Preliminari

In molti hanno preso la parola nelle preliminari dal Consiglio comunale comasco di giovedì 4 giugno, al rientro dal ponte per la festa della Repubblica. Luigi Nessi, Paco-Sel, ha ricordato la campagna per Un’altra difesa possibile «sono state raggiunte le firme e presentate al Parlamento» lamentandosi delle spese militari che potrebbero essere indirizzati verso l settore sociale. Patrizia Lissi, Pd, ha ricordato la due giorni di festeggiamenti a Rebbio, mentre Giampiero Ajani, Lega, ha chiesto una revisioni della campagna di verifica delle caldaie «fanno dei controlli campione sempre agli stessi» e, dimostrando la consueta xenofobia, elencato, come nelle preliminari dei Consigli precedenti, le malefatte degli immigrati in Italia. Luca Ceruti, M5s, si è rallegrato dell’esito della vicenda della casetta abusiva sul lungolago, ora rimossa, mentre sempre a proposito di una zona a riva Alessandro Rapinese, Adesso Como, ha denunciato la scarsa igiene del nuovo ghiaino in piazza De Gasperi, citando il Regolamento di igiene comunale e l’Asl, annunciando una interrogazione. Di un’altra piazza ha parlato invece Laura Bordoli, Ncd, «credo sia scandaloso pensare di spendere 700mila euro per rifare una piazza che è già bella». Per ultimo il sindaco ha preso la parola per annunciare il controllo Anac al cantiere per le paratie e fare una smentita sull’area ex Ticosa «rispetto al titolo di un quotidiano locale» per quanto riguarda «l’ipotetica scelta di regalare il Santarella». «È in corso una discussione sulla ristrutturazione per un utilizzo pubblico» ha precisato.

 

Tari

Dopo l’insediamento e un minuto di raccoglimento per ricordare Romano Pozzana, storica figura del Teatro sociale di Como, la discussione è ripresa sulla tassa sui rifiuti.

Subito si sono viste fratture all’interno della maggioranza con Gioacchino Favara, Pd, che ha parlato di «qualche distrazione nel fare questo bando» e del bisogno di «recuperare alcune storture». Una autocritica è stata fatta anche da Vincenzo Sapere, Paco-Sel, «ci siamo fidati degli uffici» ha detto aggiungendo «è stato fatto un errore, non bisogna commettere uno ulteriore». «O si porrà rimedio – ha concluso – o io non voterò questa delibera, mi asterrò o uscirò». Contrario anche Raffaele Grieco, Pd.

Scontate le proteste dell’opposizione. «Sono contento che qualcuno abbia letto il testo due anni dopo» ha esordito ironicamente Ceruti, ricordando la proposta pentastellata di annullare i bando respinta appunto due anni fa dall’aula. Sull’evasione ha preso la parola Rapinese «com’è possibile non essere in grado di esigere la tassa? Mi si dice che non abbiamo abbastanza personale, sono 12 persone. A me non è arrivata la Tari, siamo di fronte a incompetenti per la parte tecnica e la parte politica». La sua collega di gruppo Ada Mantovani ha ricordato la performance della task force anti evasione «sono stati recuperati 4mila euro in un anno!?!» Ajani si è concentrato sul capitolato rivolgendosi all’assessore Magatti: «Ma ha presenta cosa vuol dire pulire 8mila pozzetti in un anno? Sono venti al giorno… Ma quando mai?» «È inutile fare tre passaggi di pulizia al giorno in centro se sono fatti come quello che è fatto attualmente» ha rincarato Marco Butti, Gruppo misto. E una diminuzione dei servizi per una diminuzione dei costi è stata auspicata da Bordoli che ha aggiunto «spero che le assunzioni aggiuntive che sono state fatte siano a termine».

A tutti ha risposto un appassionato Bruno Magatti con un lungo intervento, dati alla mano. Per primo ha contestato le cifre. «Rispetto a quanto riportato sui giornali l’aumento non è del 5 per cento, ma si tratta di un incremento medio del 3,74%» ha affermato ricordando i costi medi per una famiglia di 3 persone in altri capoluoghi secondo una stima fatta da Federconsumatori «mentre a Como si pagano 212 euro l’anno, a Parma sono 291, a Varese 227, a Milano 320 e a Salerno 473». L’assessore ha ribadito come si possa pensare di diminuire i costi toccando l’80% di differenziata, che oggi è arrivata solo al 65%, andando a incidere sui costi di smaltimento all’inceneritore già ora fortemente ridotti rispetto al passato. Lo spirito stesso del passaggio a una nuova forma di raccolta differenziata è stata rivendicata da Magatti: «Non è stato un cambiamento imposto, ma una decisione desiderata e voluta». «Ci sono state tante piccole cose che Aprica non fa come dovrebbe – ha aggiunto – ma per primi sono i cittadini i verificatori degli appalti, ribadendo di avvisare prontamente gli uffici alla e-mail dedicata per ogni segnalazione».

Finito il dibattito si è passati agli ordini del giorno e sono passati quelli di maggioranza per «aprire un confronto con Aprica per una ridefinizione almeno parziale della tipologia dei servizi», contrario però Sapere «ci potrebbe essere un ricorso della ditta arrivata seconda a questo bando europeo», quello per l’introduzione della riscossione nel Piano secutivo di gestione, «è assurdo formulare un odg per quello che l’amministrazione dovrebbe fare normalmente» ha detto Butti, la pubblicazione dei dati della customer satisfaction, chiesta da Butti. Dato l’approssimarsi della mezzanotte la discussione si è interrotta a metà degli ordini del giorno, sedici in totale, e riprenderà lunedì 8 giugno. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

9 giugno/ L’immagine e la parola: dialogo tra arte e poesia

casa della poesiaNell’ambito della mostra Vanitas vs Veritas, martedì 9 giungo alle 21 a S. Pietro in Atrio, in via Odescalchi 3 a Como, la poetessa Laura Garavaglia «leggerà le sue poesie edite e inedite, in un dialogo ideale tra forma e colore delle immagini e ritmi e suoni della poesia». Per informazioni: http://www.lacasadellapoesiadicomo.it.

Oh ragazza dalle guance di pesca…

EVENTO ANPI A LURAGO_4_06_15(2)All’incontro Le donne nella resistenza italiana, organizzato dall’Anpi, dal comune di Lurago Marinone e dall’Associazione nazionale ex deportati del 4 giugno moderato Giuseppe De Luca dell’Anpi Seprio con il giornalista Dario Venegoni e il responsabile dell’Aned Leonardo Visco-Gilardi.

Bisognerebbe lasciare parlare i protagonisti, quando si toccano temi di questo tipo. Se poi avessi una storia da raccontare, e la capacità di farlo come Dario Venegoni, il primo a prender parola, basterebbe questo. Ma mi permetterò, da ragazzo e giornalista apprendista quale sono, di iniziare da un’altra angolatura.

Giovedì sera era una sera calda, di quelle che non portano il ben che minimo sollievo dopo una giornata di sole. Ed ecco che, parcheggiata la macchina in centro a Lurago, vedo un gran numero di ragazzi. Vanno tutti al famoso birrificio, giusto a due passi dal comune, dove si svolgerà l’incontro che voglio seguire. Un presentimento piega le mie labbra in un lieve sorriso: chissà se qualcuno, per sbaglio, per curiosità, si azzarderà a sedersi nella sala dove si parlerà in onore del Settantesimo della liberazione. Ma nonostante il ritardo la sala è deserta, solo dopo qualche minuto prendono posto sui sedili imbottiti diversi rappresentanti di un’altra generazione. L’incontro inizia mezz’ora dopo.

Confesso che, se avessi ricevuto un messaggio in quella prima mezz’ora, avrei tentennato di fronte alla possibilità di una birra tra amici. Avrei commesso un errore, perché, come ho già detto, l’incipit dell’incontro è stato quanto mai avvincente. Tanti ragazzi vivono un certo rifiuto per la storia, ma sono tutti affamati di storie, di questo sono sicuro. Si tratta solo di come catturare le loro orecchie, perché non tutti hanno la pazienza richiesta da un romanzo russo, di attendere la zampata che appassiona a cento pagine dall’inizio. Fare un incontro in piazza, nell’oratorio del paese, volantinare davanti al birrificio stesso. Dare ai ragazzi il minor numero di alibi possibili per non esserci, perché si parla pur sempre non di “quel tempo”, ma di un tempo “terribile e magnifico”.

Quel tempo terribile e magnifico. Lettere clandestine da San Vittore e dal Lager di Bolzano è il titolo del libro di Dario Venegoni. La protagonista è sua madre Ada e le sue parole. Il tempo terribile e magnifico è la resistenza, dove non conta chi sei, conta solo il tuo impegno giorno per giorno, parafrasando Ada. Il libro inizia con una lettera che sua madre rivolge al fratello dell’autore, nato nel ‘47, per far memoria al neonato della giovinezza della donna, e di un tempo dove si è sentita realizzata nella lotta. Nel 30’ si laurea in medicina a Milano, un lavoro da uomini, come certificano i dati che parlano di 5 ragazze che si laureano in medicina nel 1936. Milano, per una ragazza di Trieste, per una provinciale, è un ambiente molto vivace. Tanti incontri, il sentirsi emancipata, con i suoi pregi e le sue paure. E poi l’incontro con il segretario del partito socialista Lelio Basso e la scelta di mettersi al servizio della resistenza. Diffonde un giornale, alcuni opuscoli, fino al momento in cui dovrà scegliere di fuggire e darsi alla clandestinità. È in questo momento, quando non ha nulla, che si realizza davvero. La sua è una vita piena, come quella di tante donne, le stesse che all’indomani della guerra otterranno il diritto di voto.

Ada viene trovata e arrestata. Dal carcere di San Vittore prima, e nel lager di Bolzano poi, fa uscire le lettere che giungeranno a Lelio Basso a Milano, anch’egli costretto alla clandestinità. E’ incredibile l’organizzazione clandestina che si sviluppa, la stessa Ada riorganizza all’interno i prigionieri. Ogni giorno, da un campo gestito dalle SS, c’era la possibilità di far uscire delle lettere. Non perde mai il suo stile, “quasi fosse seduta sul divano” scherza Dario, una caratteristica riscontrata in molti scritti femminili. Una forza che da una cella infima del lager, con affianco compagni torturati che morivano, non fa perdere alla sua penna la sua ironia sottile, la sua voglia di non prendersi sul serio. Un lavoro d’astrazione, uno slancio continuo verso l’avvenire, un’ancora che la tiene attaccata alla vita. Non c’è difficoltà nel raccontare questi giorni ai suoi figli, il cortile del carcere di San Vittore è dove ha conosciuto il loro padre, partigiano anch’egli. Tutti i bambini devono sapere dove si sono conosciuti i propri genitori …

Leonardo Visco-Gilardi, presentando il libro Un evangelico nel lager, scritto da Giorgio Bouchard e Aldo Visco-Gilardi, ha raccontato un’altra storia di una donna resistente, sua madre. Nel ‘30 la libreria di suo padre a Milano, punto di riferimento per gli antifascisti, viene abbattuta dal duce e dalle necessità del regime. Nel ‘40 si spostano a Bolzano, dove l’italianizzazione forzata e violenta della regione offriva molto lavoro. L’8 settembre del 44 l’Alto Adige viene annesso al terzo Reich, e la sua famiglia inizia a coordinare un gruppo di assistenza. Si tengono i collegamenti con Milano, si offre appoggio agli 80 evasi dal campo di Bolzano, fino a che il padre viene arrestato, e solo grazie ai risultati della guerra la sua condanna a morte non viene eseguita. Sua moglie ha il merito di mantenere i contatti con Milano dopo gli arresti, e di non trasmettere mai l’angoscia ai figli. Le Ss maschiliste sottovalutano la forza delle donne, è anche per questo che perdono.

L’incontro si è concluso con un dibattito a oltranza, arricchito da interventi e di ulteriori aneddoti degli oratori.

Quel tempo terribile e magnifico è anche la giovinezza in se. C’è un gran divagare, molti tentativi di prolungare il tempo all’infinito, tentativi di non far terminare la spensieratezza. Ma c’è anche una tremenda necessità di realizzarsi, di risposte concrete, di storie e idee che come fili invisibili muovano i gesti quotidiani. C’è tanta voglia di prendere scelte radicali, anche se ora il male che si ha di fronte è meno definito di un regime fascista. Bisogna reinventare la resistenza, servono “persone che a narrare riescano, la mia vita all’età che tu hai ora”, e “ragazze dalle guance di pesca” che la ascoltino, dibattano, agiscano, parafrasando la canzone Oltre il ponte. [Stefano Zanella per ecoinformazioni]

La lenta marcia dei diritti/ Tutte e tutti hanno il diritto di viaggiare

paco selIda Sala di Paco-Sel, impegnata per la Vita indipendente e in Como dal basso plaude all’attivazione sulle linee 1, 6, 7 e 11 della rete urbana di Como di corse attrezzate per il trasporto di viaggiatori con disabilità. Segnala tuttavia che non tutte le linee sono ancora in grado di assicurare a tutte e tutti la fruizione del fondamentale diritto alla mobilità e chiede si intervenga sul problema, segnalato da un’inchiesta di Michele Donegana e Andrea Quadroni su ecoinformazioni, sulla questione dell’assicurazione della manovra di salita e discesa con la pedana dei portatori di disabilità. Leggi il comunicato.

«Un’importante novità per la mobilità delle persone con disabilità. Sugli orari estivi delle linee 1, 6, 7 e 11 della rete urbana di Como saranno indicate le corse fatte da bus attrezzati per il trasporto di viaggiatori con disabilità. Ma la discriminazione permane su tutte le altre linee con barriere architettoniche non rimosse, fermate inadeguate e problemi legati all’assistenza durante la risalita e la discesa con la pedana.

Grazie alla positiva risposta da parte dell’ASF ad una proposta dell’assessore alle Politiche sociali Bruno Magatti (fatta propria dalla Consulta dell’handicap), sugli orari estivi esposti al pubblico dei bus delle linee 1 ,6, 7 e 11 saranno indicate le corse fatte da bus attrezzati per il trasporto di viaggiatori con disabilità. Questo permetterà loro di non dover più ricorrere ad estenuanti attese e a umilianti prenotazioni, da fare con largo anticipo, a cui gli altri cittadini non sono sottoposti. Si tratta di un segno di civiltà, un passo avanti verso l’uguaglianza dei diritti tra le persone, sancito, oltre che dalla nostra Costituzione, dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano.

Tuttavia non possiamo e non dobbiamo accontentarci: la discriminazione permane su tutte le altre linee con barriere architettoniche non rimosse, fermate inadeguate e problemi legati all’assistenza durante la risalita e la discesa con la pedana.

Come racconta una cronaca di ecoinformazioni, a Monte Olimpino, giovedì 14 maggio 2015, a una ragazza disabile senza accompagnatore viene fatto notare dall’autista del bus che «se succede qualcosa, sul marciapiede l’assicurazione è del Comune, sul mezzo è dell’Azienda di trasporto, ma sulla pedana la responsabilità è dell’operatore che interviene». L’affermazione dell’autista mette in evidenza un problema di responsabilità e di sicurezza che non si può e non si deve sottovalutare: ancora una volta ai cittadini e alle cittadine con disabilità viene sottratto un diritto che altri cittadini e cittadine hanno: la libera circolazione, cui è connessa la possibilità di svolgere attività di propria scelta in campo lavorativo, economico, politico, culturale, ricreativo, eccetera, ossia altri diritti.

Fra le possibili soluzioni al problema, ne indichiamo due all’Amministrazione comunale:

1) aumentare i finanziamenti destinati alla Vita Indipendente per consentire alle persone con disabilità che ora non ne dispongono di assumere personale d’assistenza che sgravi gli autisti dall’imbarazzante compito di dover contribuire all’espletamento dei diritti di cittadinanza delle persone con disabilità e di altre categorie svantaggiate;

2) mettere l’azienda ASF di fronte alle sue responsabilità affinché predisponga misure che tutelino sia i diritti dei viaggiatori con disabilità a viaggiare con mezzi pubblici che i diritti degli autisti a non subire ripercussioni in caso di danni arrecati senza dolo o colpa.

L’unica scelta che non ci è consentita è quella di ignorare il problema. È, infatti, compito della Repubblica, quindi anche delle Amministrazioni comunali, «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». [Ida Angela Sala, Paco-Sel]

 

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