
Salario minimo, vince il sì. Luca Fonsdituri: «Vedremo come il risultato sarà acquisito dai legislatori»
Vittoria del sì alla proposta di modifica costituzionale ticinese sul salario minimo , che si propone di portare la retribuzione minima ad almeno 3.500 franchi al mese per 12 mensilità. Quale giudizio e quali conseguenze?
«Il giudizio è positivo – spiega Luca Fonsdituri, responsabile Cgil Frontalieri di Como – in Ticino, come in tutta la Svizzera, vi sono varie categorie di lavoratori che non risultano coperte dalla contrattazione collettiva. Ora però vedremo come tale risultato verrà acquisito dai legislatori».
In effetti il Consiglio di Stato, nel prendere atto del risultato della consultazione popolare, ha sottolineato subito come «l’attuazione dei nuovi dettami costituzionali non sarà semplice», in particolare «difficilmente potranno infatti essere fissati salari minimi differenziati per settore e l’ipotesi di un salario minimo unico contrasta con quanto espresso dalla nuova norma costituzionale. Il Consiglio di Stato si augura che le misure proposte dall’iniziativa accolta contribuiscano effettivamente a un miglioramento della situazione del mercato del lavoro indigeno».
Un percorso complicato e comunque non risolutivo. «Del resto – sottolinea Fonsdituri – ciò che rende effettiva una legge è la sua corretta applicazione. Nel tempo abbiamo assistito all’utilizzo di vari escamotage da parte degli imprenditori per mantenere basso il costo del lavoro: dall’orario fintamente ridotto (“lavori al 100% ma risulti assunto all’80%”) o, addirittura, alla discrepanza tra salario riportato in busta paga e somma effettivamente retribuita. Fondamentale non è solo che vi siano soglie di salario minimo sotto le quali non andare per legge, ma soprattutto che vi sia un controllo a tappeto delle irregolarità da parte degli uffici competenti».
Allo stato attuale si calcola che circa la metà dei 62mila frontalieri italiani – di cui circa 25mila comaschi – non sia coperta dalle tutele di un contratto collettivo: «Perciò concordiamo con il Sindacato svizzero Unia– continua Fonsdituri – che la soluzione non può essere lasciata ad una legge e che serve dunque rafforzare le tutele dei lavoratori attraverso l’allargamento della contrattazione a tutte le categorie». [aq, ecoinformazioni]