Il prefetto fa gli auguri al territorio, relaziona sull’operato degli uffici e assicura che l’allarme sui furti è fuori luogo

Poco prima della fine dell’anno il prefetto di Como, Bruno Corda, ha voluto raccogliere a villa Olmo rappresentanti dell’amministrazione pubblica, del mondo associazionistico, sindacale, imprenditoriale, ecclesiastico, delle forze di polizia e della cittadinanza in generale per fare il punto della situazione sull’operato della massima rappresentanza dello Stato sul territorio e intanto formulare i propri auguri alla città e al territorio.

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Molta parte dell’intervento del prefetto è stato dedicato al tema della sicurezza, dando conto della grande attività dei vari corpi dello Stato e fornendo anche uno sguardo statistico, non edulcorato, sulla consistenza dei vari fenomeni. La provincia di Como, dal punto di vista criminologico, è abbastanza tranquilla, e in una ideale classifica del territorio italiano è – fortunatamente! – molto in basso; fa eccezione, per la verità, il settore dei furti nelle abitazioni dove, per quel che riguarda il 2014, Como risale non pochi posti in classifica, mettendo in evidenza problemi di sicurezza e di “allarme sociale”. Ma è stato proprio il prefetto, nel proseguire la sua analisi, a sottolineare come tra 2014 e 2015 si sia registrato, dati alla mano, un sensibile calo dell’attività criminosa, in tutti i settori (tutti in decrescita di oltre il 10%) e in particolare in quello delle rapine che hanno visto un decremento di oltre il 20%. Il prefetto ha così sottolineato come sia del tutto fuori luogo, nonostante la gravità di questi reati e la loro “odiosità”, calcare la mano sull’allarme sociale, e ha anzi invitato i mezzi di comunicazione ad avere particolare attenzione nell’usare le “parole” riguardo a questi avvenimenti. “Una volta instillata la paura – ha ripetuto più volte – poi è molto difficile estirparla. E la paura non ha ragione d’essere in questo caso”.

Un’altra parte dell’intervento ha riguardato l’attività per contrastare la grande criminalità organizzata e mafiosa. A questo proposito, pur dando conto di una sostanziale capacità di tenuta del territorio e di una grande collaborazione da parte di tutti i corpi sociali, è stato però anche elevato l’allarme su alcuni segni di cedimento da parte di alcuni settori imprenditoriali, pur attualmente estremamente minoritari, disponibili a venire a patti con la criminalità pur di ottenere alcuni risultati…

Il prefetto si è anche diffuso sulle attività ispettive nei grandi cantieri delle opere pubbliche che hanno interessato e interessano anche il territorio provinciale comasco, attività svolte in collaborazione con gli enti amministrativi dei territorio contigui e che vedranno all’inizio del prossimo anno ulteriori rafforzamenti e nuovi strumenti operativi.

Un importante passaggio del rapporto è stato dedicato alla questione dei profughi e dei richiedenti asilo (circa 1200 attualmente presenti in provincia); l’accoglienza a queste persone è stata garantita grazie alla collaborazione della Caritas diocesana, e a numerose cooperative, ma anche grazie a un crescente coinvolgimento delle amministrazioni locali.

Dopo il prefetto, è stata la volta del sindaco di Como, Mario Lucini, e della presidente della provincia, Maria Rita Livo; entrambi hanno fatto il punto sui problemi attuali (molti) e sulle prospettive future (non rosee), dando conto del grande impegno delle rispettive amministrazioni, ma non nascondendo nemmeno una certa amarezza; al sindaco di Como che ricordava che a volte si è costretti “a far nozze coi fichi secchi”, la presidente della provincia ha risposto che loro spesso sono costretti “a fare a meno anche di quelli”.

L’intervento del vescovo di Como, Diego Coletti, più vivace degli altri, si è chiuso ricordando le due parole centrali del giubilo angelico sopra la capanna di Betlemme: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”; “gloria” è la notizia delle buone pratiche che si possono divulgare e “pace” è opera di giustizia, non semplicemente assenza di guerra. E questo dovrebbe essere, più che un augurio, un impegno.

Dopo i discorsi c’è stata la consegna di riconoscimenti ad alcuni esponenti della lotta di liberazione, tra cui il comandante partigiano Mario Tonghini, e ad alcuni esponenti della società civile impegnati nel mondo del lavoro e dell’assistenza. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

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Il prefetto con i tre premiati con la medaglia “della Liberazione”

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Il comandante partigiano Mario Tonghini con la medaglia “della Liberazione”

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