Inverigo mafia 1

Dal palco del Piccolo teatro in via Rocchina 14 a Inverigo Nicola Piacente, procuratore capo di Como, è intervenuto per l’incontro conclusivo della rassegna 5 colpi alla ‘Ndrangheta, la rassegna organizzata dal Circolo ambiente “Ilaria Alpi” per diffondere la cultura della legalità.
In questa serata, che ha visto un primo momento di domande da parte di Paolo Moretti della Provincia e una seconda parte dedicata ai dubbi del pubblico, il procuratore ha dato un quadro generale del fenomeno mafioso in Italia, facendo riferimenti anche al territorio lombardo e comasco. 
Anche per l’ultimo dei cinque appuntamenti è stata presentata la mostra Vittime di mafia, dedicata a Lea Garofalo, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Mauro Rostagno.

Dopo le consuete parole di ringraziamento a pubblico e ospiti da parte delle autorità comunali, Moretti ha chiesto a Piacente qualche informazione generica sulla storicità del fenomeno mafioso in Lombardia.

Piacente ha subito sottolineato come l’inchiesta più recente, Infinito, abbia portato alla luce solo un frammento del radicamento della criminalità organizzata a nord: i cinque comuni individuati come locali ‘ndranghetisti, Erba, Canzo-Asso, Fino Mornasco, Cermenate e Mariano Comense, non coincidono con i sei comaschi (su 16) rilevati come tali dalla precedente operazione Notte di san Vito. Pensare che la mafia sia nel territorio solo dal tempo di Infinito è un errore madornale, così come ignorare il fatto che la strage di Porta Ginestra sia stata la prima effetiva operazione stragista di Cosa nostra, prima ancora del tristemente celeberrimo assalto di Capaci.
Si può invece riconoscere un cambiamento negli obbiettivi delle cosche, che si sono spostati da un controllo militarizzato delle regioni d’interesse fondato sull’intimidazione all’accumulo e spostamento di capitali.

È su questi toni disillusi che si è svolto il dialogo tra relatore e moderatore, passando per i fatti di Cantù e la definizione del metodo mafioso e della vittima.
Piacenti ha fatto notare, in un discorso organico al di là delle domande, che l’interesse per la gestione violenta della movida non è privo di precedenti: a Erba due discoteche erano state fatte saltare anni prima del pestaggio in quel di Cantù.

Quello che resta come unico elemento costante è l’omertà. Il passaggio da fruitore di servizio mafioso a vittima è marcato da un confine estremamente labile, laddove il controllo di esercizi come i casinò, vedasi in Svizzera, locali o servizi estremamente competitivi nel mercato fidelizzano il cliente e creano consenso. Questa approvazione genera omertà e, nel caso in cui ci si rivolga a enti controllate dalla mafia per gestire ingenti cifre economiche si cade nel ricatto tipico mafioso. Questa situazione è spesso resa non denunciabile dal fatto che la stessa vittima ha illeciti pregressi (l’evasione ne è esempio), e dunque si trova impossibilitata a raccontare le estorsioni subite senza parlare dei propri precedenti poco puliti.

Da queste considerazioni emerge come la criminalità sia radicata nel territorio non tanto per il confino di fine anni ’60 (l’allontanamento dei boss dal sud al nord) ma soprattutto per la tendenza criminosa insita nell’uomo e favorita dall’assenza dello Stato. Sono i piccoli comuni i poli di maggiore prosperità mafiosa lombarda, specialmente nell’alto lago, dove le pattuglie di polizia sono ridotte al minimo e le questioni controverse sono risolte privatamente con azioni vandaliche, piromani o fisicamente violente.

Per quanto la lettura securitaria del problema sia sicuramente parziale, non si può discutere che pensare che su 163 comuni ci sia una sola squadra mobile di polizia e siano stati ridotti i presidi di guardia di finanza e carabinieri è un fatto che lascia poco sicuri i cittadini.

Proprio questa insicurezza è emersa dal dibattito, incentrato sul come parlare di mafia alle generazioni future, sul quasi spesso inevitabile affidamento alla mafia di quelle questioni che le istituzioni impiegano troppo a sbrigare e sulla varietà di organizzazioni presente sul territorio.

Piacenti ha invitato a non parlare solo ai ragazzi, ma anche con loro, in famiglia, coinvolgendo i genitori in quella cultura della legalità che famiglia e scuola devono creare in sinergia, scappando da questa tendenza capitalista al risparmiare denaro ad ogni costo, con ogni scorciatoia possibile.

Chi si affida alla mafia spesso lo fa inconsapevolmente, spinto dalla necessità di trovare una rapida soluzione a faccende per l’archiviazione delle quali lo Stato prospetta mesi se non anni. Da questo punto di vista però la soluzione pare non essere ancora stata trovata, dato che i tempi istituzionali non sembrano passibili di mutamenti.

La grande capacità delle mafie di adattarsi si denota in due contesti: il territorio e la politica. Nel secondo caso si tratta, da parte delle cosche, di aver sviluppato una capacità di resistere ai cambi di partiti al potere, tramite l’infiltrazione e la compravendita di voti; per quanto riguarda le divisioni di zona, le organizzazioni criminali si sono evolute, dividendosi non più i territori bensì gli ambiti di influenza. In questo modo mafie italiane di ogni tipo convivono in un fazzoletto di terra con quelle svizzere e con gruppi albanesi, nigeriani, rumeni e cinesi, stringendo accordi segreti che regolino i settori di influenza, dagli appalti alle case chiuse, passando per bische e racket della prostituzione.

Nicola Piacenti non poteva portare soluzioni al problema, poteva solo illustrare con uno sguardo il piuù ampio possibile il fenomeno mafioso nella zona comasca e in tutta Italia, e questo ha fatto.

Da parte di Roberto Fumagalli del Circolo “Ilaria Alpi”, però, è arrivata la proposta di creare una rete di comuni di Como che stabilmente discuta di lotta alla mafia. Il progetto è dunque lanciato, resta da vedere se porterà a qualcosa di concreto.

Per quanto riguarda gli incontri sul tema, il ciclo dei 5 colpi è concluso, ma è già stato annunciata un’altra serie di conferenze, in primavera, a Erba e dintorni. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

Inverigo mafia 2

 

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