Luigi Nessi/ Disordine e abbandono al Cimitero di Camerlata

Luigi Nessi racconta, con un tocco delicato e accorato, una passeggiata riflessiva nel cimitero di Camerlata: accanto al saluto, raccolto e silenzioso, di qualche affetto o di memorie passate, descrive lo stato di degrado e incuria del luogo pubblico invitando cittadinanza ed istituzioni a prendersene cura. Nessi invita a firmare la petizione di Luca Michelini.

«Stimolato dalla petizione proposta da Luca Michelini, mi sono recato oggi, Giovedi santo, al cimitero di Como Camerlata.
Lì non ho parenti, ma diversi amici, tra cui molti di essi tra i più fragili, in vita. Devo dire che quanto scritto nella petizione è tutto vero: un mucchio di tombe divelte, molti cumuli di terra senza bordo, con fiori appassiti, pezzi di marmo e croci logorate; i bordi dei viali sconnessi, due contenitori per gli ingombranti arrugginiti che non fanno un bel vedere, pur essendo in fondo all’area, lo spazio dei bambini, con le tombe messe lì senza alcuna logica, sparse, disordinate.

I contenitori per rifiuti ingombranti

Ecco, quello che colpisce è il disordine, uno stato di abbandono, nonostante ci siano diverse tombe curate, a testimonianza del fatto che anche in questo luogo ci sono disparità e differenze di classe.
Le tombe dei familiari di chi sta bene sono di marmo, con la foto e i fiori; quelle dei poveri diavoli invece sono sconnesse e abbandonate.
Anche la Chiesa appare abbandonata. Una volta, tanti anni fa, mi ricordo che lì si celebrava la Santa Messa alla domenica. Guardo la cripta dove sono sepolti i militari italiani morti nel vicino ospedale: ci sono due insegne alle due entrate, quella a sinistra è leggibile, si capisce che è stata rinfrescata; l’altra insegna è sbiadita, illeggibile, come piena di umidità, con dentro un piccolo fiore appassito.

Le liste dei caduti di guerra

Sul muro che dà sulla Canturina, le lapidi dei soldati morti durante le guerre: nomi illeggibili, cosa indescrivibile, che solo a vederla fa capire lo stato di abbandono. Nomi di persone che hanno dato la loro vita, per quella Patria che ora li dimentica.
Mentre cammino e ricordo tante persone che ho conosciuto, mi vengono in mente i mille cimiteri visti: quello di Sarajevo con le steli tutte bianche, il mausoleo di Srebrenica che fa piangere di commozione, quello di Arromanches con i militari americani morti durante lo sbarco, simile ad un giardino; come quello, ordinato ma con le tombe tutte nere, che si trova in alto al passo della Futa, in cui sono sepolti i soldati tedeschi morti durante l’ultima guerra; o ancora, Redipuglia con le sue scale, il cimitero di Montecassino… Quanti morti per le guerre.
Penso anche ai cimiteri minori, storici… Quello di Monte Sole, quello di Barbiana dove è sepolto don Milani, o ancora quelli sloveni, aperti sempre, forse per un altro modo di vedere e rispettare la morte.
Como dovrebbe avere una sala del commiato, un posto dove pregare, salutare chi ci lascia.
Riflettendo e ricordando arrivo all’uscita e anche lì, quella casa, all’entrata, non è un bel vedere.
Di chi é la colpa? È ingiusto accusare solo l’attuale amministrazione: questa situazione si trascina da anni e anni, e non è mai stata risolta né a Camerlata dove il porblema è più grave, ma certe situazioni negative sono presenti anche negli altri cimiteri della città.
Invito davvero a firmare e a far firmare questa petizione: un invito che spero faccia intervenire non solo l’attuale amministrazione, ma tutta la città. Per i cimiteri, ma anche per le persone che in quel settore comunale lavorano, tante volte pure loro dimenticate; per migliorare questo servizio etico, sia laici, cristiani e di altre religioni sono sicuro si troverebbero tutti d’accordo». [Luigi Nessi, ecoinformazioni]

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