
Genova 2021/ Fabrizio Baggi
Con la testimoninaza di Fabrizio Baggi, oggi segretario regionale del Prc, che a Genova nel 2001 decise da che pate del mondo stare, inziamo il percorso verso Genova 2021 tentando di raccontare a più voci cosa accadde e perché è essenziale oggi continuare le analisi, le lotte e la straordinaria convergenza di allora di forze poliche, movimenti, associazioni, persone da cui sono derivate molte delle positive esperienze che oggi sono attive per Un nuovo mondo possibile.
«Una riflessione su cosa ha rappreseentato per me genova 2001. Sono passati ormai 20 anni da quelle calde giornate di luglio, sono passati 20 anni dalla paura, dalla violenza e dall’orrore che lo Stano mise in atto nel corso di quella vera e propria mattanza per la quale i responsabili non hanno realmente mai pagato. Sono passati 20 anni dall’eclisse della Democrazia e dalla sospensione dello Stato di Diritto rappresentati dalle giornate di Genova 2001.
Ma cosa furono realmente quelle giornate per noi che allora avevamo 20/25 anni, una montagna di sogni e il progetto di cambiare il mondo?
Per prima cosa furono il Genoa Social Forum (divenuto in seguito Social Forum) un grande e reale movimento di massa che abbiamo vissuto, contribuito a far crescere sulla base dell’idea che “un altro mondo fosse possibile” e che esistesse un differente modello di sviluppo fatto di ambiente, diritti, libertà, sostenibilità, redistribuzione…
Un movimento che nasce nel 2000 in vista della riunione del G8 di Genova e che fino al drammatico epilogo stava costruendo grande consenso attorno alla sua proposta.
Ricordo le assemblee preparatorie estremamente partecipate in tutte le città del Paese, le grandi emozione suscitate dal fatto che finalmente i sogni di quelli della mia generazione – “La Generazione di Genova” – vedevano in tutto questo un potenziale sbocco di realizzazione. Insomma eravamo davvero convite/i che questa volta, tutte e tutti insieme, questo mondo lo avremmo cambiato davvero. Forse eravamo delle/i illuse/i o forse no ma sicuramente non avevamo fatto i conti col capitale.
Non vorrei cadere nella retorica della “mitizzazione ad ogni” di chi quei momenti li ha vissuti, sarebbe scorretto nei confronti delle giovani generazioni che oggi si impegnano e che di tutto questo ne hanno solo sentito parlare, ma va detto che molto probabilmente, quella sensazione di “potenza sociale e popolare” che aveva il GSF l’anno percepita anche i potenti, gli Stati, i governi, e proprio per questo motivo hanno deciso che quel movimento doveva essere stroncato.
E lo hanno stroncato davvero, con la follia della violenza di qui giorni e con l’omicidio di Carlo. I mesi successivi sono stati drammatici e come era prevedibile hanno portato ad uno sgretolamento di tutto quello che avevamo messo in campo fino alla fine dell’esperienza. Il sogno era finito.
Molte e molti tra chi aveva animato il Gsf piano piano si sono allontanate/i facendo scelte differenti, anche comprensibilmente.
Essere state/i in mezzo a quella macelleria messicana dove si veniva massacrate/i solo per essere lì, dove addirittura i gruppi pacifisti e gli spezzoni di lavoratrici e lavoratori, per citare solo alcuni esempi, venivano caricati selvaggiamente. Essere stati lì; nel mezzo delle torture alla Diaz o a Bolzaneto oppure l’aver visto un ragazzo di vent’anni ucciso deliberatamente da un proiettile sparato in piena testa da un blindato dei carabinieri ed uno Stato che passa il tempo successivo in una condizione di uno spasmodico tentativo di depistaggio non ha certo fatto un buon effetto.
Non tutte/i però hanno fatto questo tipo di scelta. In alcuni casi, dopo essersi ripresi dallo shock di ciò che avevamo visto a Genova e in Piazza Alimonda (che per me è e rimane Piazza Carlo Giuliani) avendo ancora tutta quella voglia di rivendicazione di un altro mondo possibile, pur essendo diventati “orfani” del Gnf (che prima di concludere l’esperienza aveva comunque provato, per un periodo, a portarla avanti cambiano il nome in Social Forum per proseguire la lotta ed impegnarsi sui temi della globalizzazione solidale, dell’ambiente, dei diritti e della pace) si iniziò il percorso di partecipazione ad organizzazioni politiche, sindacali e sociali che lavoravano in questa direzione.
Nel mio caso specifico sono entrato nel mondo del lavoro venendo assunto come “socio-lavoratore” da una cooperativa della logistica, una delle tante finte cooperative che sfruttano manodopera senza diritti.
Lì mi sono trovato davanti a tutto ciò che con il Gns prima e il Social Forum poi avevo combattuto. Lì non le lotte sindacali degli anni settanta e le grandi conquiste sul piano dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori erano sospese. Lì si dovevano scaricare camion il più velocemente possibile e tacere.
Lì ho deciso che avrei continuato la lotta.
Ed eccomi ad iniziare l’attività sindacale, in quel momento non lo sapevo ancora ma stava iniziando il mio percorso politico che mi ha portato a fare le scelte che ho fatto successivamente.
Dopo un periodo in cui mi ero concentrato in uno scontro squisitamente sindacale con la cooperativa fino a subire addirittura un licenziamento ed aprire una vertenza contro l’azienda durata quasi 2 anni, vedendo cosa stava accadendo intorno a me sia a livello globale che nazionale, ho avuto la consapevolezza che si doveva e si poteva fare di più.
Ho visto quindi la necessità di rimettere sul piatto del conflitto tutto quei valori che avevamo portato avanti, ho sentito l’esigenza di rimettere al centro la lotta politica a 360° e mi sono iscritto a quel Partito che avevo sempre votato e che era stato uno dei principali attori che anni prima avevano fatto nascere quel grande movimento grazie al quale io avevo iniziato a lottare: Rifondazione Comunista del quale oggi, anni dopo, sono segretario regionale in Lombardia.
Oggi le condizioni sono certamente peggiorate, e mi sento di affermare con forza che allo stato attuale delle cose tutto ciò che rivendicavamo a Genova va ora rivendicato ancora di più.
In questi anni sono stati ancor più smantellati i diritti di chi lavora, le politiche migratorie attuate in Italia e in Europa sono a dir poco criminali, la sanità pubblica è sotto attacco continuo, i vaccini anticovid sono nelle mani delle grandi multinazionali del farmaco che impediscono con i loro brevetti la possibilità di vaccinarsi e di conseguenza il diritto alla salute e alla vita per le popolazioni dei paesi più poveri e lo smantellamento dello Stato Sociale a tutti i livelli è senza ombra di dubbi il Leitmotiv dei governi di centro destra e di centro sinistra che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni.
Le ragioni per continuare a lottare non mancano anzi, sono oggi più che mai vive… e allora citando e parafrasando un grande comandante Partigiano dico che:
“Noi sognavamo un mondo diverso, un mondo di libertà, un mondo di giustizia, un mondo di pace e un mondo di fratellanza e di serenità. […] purtroppo questo mondo ancora non c’è… E allora riflettete, ragionate con la vostra testa e continuate la nostra lotta».[Fabrizio Baggi, classe 1977 – Generazione di Genova].