Il teatro e i diritti: Le Troiane allo Spazio Gloria

I classici – si sa – sono una delle poche certezze della vita. Altrimenti perché sarebbero diventati “classici”? A scuola non se ne può fare a meno, e anche nel quotidiano vengono spesso buoni. Certo, a tratti, possono anche sembrare semplicemente ovvi, quando non addirittura obsoleti, perché – anche questo si sa – a diventare classici ci si impiega sempre un po’ di tempo. E, dunque, perché proporre Le Troiane, tragedia scritta da Euripide quasi 2500 anni fa, come momento di incontro a partire da un progetto dedicato al sostegno dei percorsi di accoglienza e integrazione delle persone migranti (Emergenza mediterranea – Restiamo umani) e avendo in prospettiva l’avvio della nuova stagione della Scuola Diritti Umani del Coordinamento comasco per la Pace?

Il perché, chi ha assistito allo spettacolo messo in scena alla Spazio Gloria venerdì 12 novembre, lo ha trovato evidente. Le Troiane sono state la proposta giusta.

La tragedia di Euripide è di una attualità stupefacente. L’attenzione è portata tutta sugli esiti della guerra, su quello che solo avventatamente si può definire il “dopo” (e che, con criminale ipocrisia, la modernità ha escogitato di chiamare “effetti collaterali”), e il fatto che a farlo sia una voce proveniente dal campo dei “vincitori” (Euripide era greco – di Salamina, in prossimità di Atene –, non troiano) rende il testo più penetrante, chiarendo fin dall’inizio che “nessuno può considerarsi assolto”…

Ancora più radicale è, pensando ai tempi, dare la parola alle donne, per di più alle donne sconfitte, alle donne nemiche (peggio ancora: alle donne “del nemico”). Poiché non hanno più nulla da perdere, loro possono dire tutto: cioè l’essenziale. I disastri della guerra sono così messi a nudo, senza compromessi, al di fuori del tempo, esattamente come ha fatto – ben più vicino a noi nella storia – Francisco Goya. Dovrebbe bastare ascoltare e guardare, per capire.

La scelta della compagnia Casa Fools è perfettamente in linea con il nucleo vivo della tragedia di Euripide: semplicemente depurandolo e portando ulteriormente in evidenza la voce delle donne, che – sul palcoscenico – si assumono tutto l’onere (onore non ce n’è) della memoria, della resistenza e del riscatto. L’elaborazione dell’originale euripideo si fonda sulla valorizzazione dei brani fondamentali e sulla loro declinazione in un accento “collettivamente” italo-mediterraneo (con una prevalenza – si dice – napoletana, ma forse grazie a un distillato di molte parlate “meridionali”: è troppo pensare a un richiamo al “sud del mondo”?), che conferisce a tutto lo spettacolo un tono sonoro di grandissimo impatto. Al testo si aggiunge un’accurata composizione visuale, tanto semplice quanto fluida. Quando poi le cinque bravissime interpreti intonano il canto, davvero si comprende come il teatro greco potesse essere un’opera d’arte totale, e in primo luogo musicale (se poi si pensa al fatto che sia “coro” che “orchestra” sono termini che hanno origine nel teatro greco, anche se con significati originariamente diversi da quelli moderni, si chiarisce l’importanza fondativa dell’esperienza musicale per la cultura). E si comprende come il teatro possa essere, anche oggi, un fatto sociale, una possibilità di coinvolgere gli affetti e di smuovere le coscienze.

Le Troiane – con l’interpretazione di Roberta Calia, Cindy Balliu, Paola Bertello, Silvia Laniado e Rebecca Rossetti, la regia e drammaturgia di Luigi Orfeo e le musiche originali di Alberto Cipolla – rappresenta uno straordinario contributo all’impegno per i diritti umani universali, che si esplica – nel nostro caso specifico – nel progetto Restiamo umani e nella Scuola Diritti Umani del Coordinamento comasco per la Pace: uno spettacolo che speriamo capace di coinvolgere soprattutto i ragazzi e le ragazze cui si rivolge la Scuola Diritti Umani, perché tutti e tutte noi abbiamo bisogno della loro energia e del loro entusiasmo.

Poiché non ci dobbiamo nascondere che il rovescio della medaglia dell’attualità di un’opera come Le Troiane sta nel fatto che dopo 2500 anni siamo ancora alle prese con gli stessi disastri. E che ancora non si è riusciti a espellere la guerra dalla storia. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

Guarda anche l’articolo con i video degli interventi e le fotografie dello spettacolo.

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