
Anche Como contro la guerra in Ucraina
Piazza della Pace, a Como, ha portato fede al suo nome. Oltre trecento persone si sono infatti radunate a manifestare per la fine del conflitto in Ucraina e per una convinta e globale manovra politica che porti alla cessazione di tutte le guerre, vicine all’occidente e non, rispondendo all’appello del Coordinamento comasco per la pace.
Una manifestazione composita per colore politico, con la partecipazione di numerosi comuni e una varietà di realtà associative e politiche da Arci a Prc, passando per Pd, sindacati e Non una di meno, raccolti nella grande rete del Coordinamento. Ma, come nella piazza di giovedì 24 a Milano, soprattutto persone: uomini e donne preoccupati dall’invasione ingiustificata ai danni dell’Ucraina e da eventuali sviluppi tragici per le sorti dei rapporti internazionali. Un presidio rapido, durato meno di un’ora, ma alimentato dalla speranza nella pace come valore fondante della tutela diritti umani e della convivenza tra popoli.
I manifestanti, dunque, hanno lanciato appelli per una soluzione diplomatica in Ucraina, contro gli armamenti nucleari e per la massima solidarietà internazionale contro le vittime civili di un conflitto di cui pagano il carissimo prezzo: il lungo appello, sottoscritto da moltissime realtà presenti (compresi i e le rappresentanti dei comuni firmatari, presenti in veste ufficiale di sindaca/o) rigetta la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e sottolinea la necessità di diffondere e praticare ideali nonviolenti.
Come dimostra l’ampia adesione e come si intuiva già a Milano, dove la manifestazione era stata sostanzialmente analoga, molto del movimento civile di questi giorni è mosso più dalla paura che da un reale progetto pacifista. La compresenza in piazza della Pace di realtà storicamente pacifiste (le stesse che hanno ribattezzando quella che la toponomastica comasca chiama ancora piazza Vittoria), bandiere ucraine e cartelli pro-Nato è testimonianza di come per moltissimi dei presenti la questione fosse, più che la pace in sé, la fine di un conflitto che spaventa per la sua vicinanza. La pace, dunque, non come conquista politica ma come entità astratta che viene contrapposta quasi fisiologicamente ad una guerra che, come tutte, passerà dalla prima alla seconda pagina dei telegiornali per poi finire cristallizzata sui libri di storia.
È un’idea diversa di pace, forse meno immediata ma vera nella sua radicalità, quella che si dovrebbe invece portare avanti e che parte della piazza rivendicava: una visione che nasca dalla concretezza della smilitarizzazione, dalla problematizzazione dei nazionalismi e della forma-stato tout court, dall’anti-imperialismo. Finché la pace resterà metafisica, non sembra pensabile che il mondo non si pieghi alla guerra ed alla sua terribile realtà. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]
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