
In piazza Scala per la pace in Ucraina
Centinaia, forse un migliaio, le persone scese in piazza della Scala nel tardo pomeriggio di giovedì 24 febbraio chiedendo la pace in Ucraina, paese svegliato dalle bombe dell’esercito Russo.

In un giorno importante per la coscienza collettiva europea, Arci, Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio di reazione alla violenza russa in terra Ucraina. Con il pretesto farlocco della protezione delle popolazioni russe nelle regioni del Donbass e Lugansk, le truppe russe sono entrate in territorio ucraino dalla Crimea, dalla Bielorussia e dalle stesse regioni sopracitate, bombardando Kiev, Kharkiv e Odessa, colpendo bersagli strategici ma mietendo già decine di vittime civili.
Contro questa violenza ingiustificata, a Milano sono sventolate le bandiere delle realtà promotrici ma non solo: anche i vessilli delle Acli, del Pd, di Sinistra italiana e di Prc e soprattutto moltissime bandiere della pace e ucraine hanno colorato piazza della Scala.

Disarmo, diplomazia, tutela dei civili sono stati gli elementi ricorrenti degli interventi dal palco del presidio, strutturato chiaramente e senza possibilità di discorsi non programmati.
Europa, guerra, paura, abbandono dei confini invece erano le parole che serpeggiavano tra i partecipanti, la cui eterogeneità si è manifestata nello spettro compreso tra nazionalismo radicale ucraino e cartelli anarchici contro ogni confine. I partiti e i sindacati ragionano sulle conseguenze economiche che le sanzioni promesse da pressoché ogni potenza mondiale avranno su lavoratori e lavoratrici. Le persone comuni, intanto, si chiedono il perché di uno spettro bellico che si prospetta su un orizzonte già oscurato dalle crisi economica, ambientale e pandemica che già connotano il XXI secolo. Paure normali che portano con se comprensibili speranze negli organismi internazionali occidentali, che promettono di impedire il terzo conflitto mondiale.

Nato e Onu, però, storicamente hanno abbandonato tutti quei paesi che non rientrano nei loro ranghi e ora vedono le conseguenze pratiche di una diplomazia fallimentare ancora legata al bipolarismo della Guerra Fredda. Peggio ancora, loro stesse sono entità promotrici di guerra e distruzione in zone che hanno la sfortuna mediatica di non cadere sotto l’egida del benpensare occidentale.
L’opinione pubblica europea teme la fine della società, ma lo fa appellandosi ad istituzioni tutt’altro che innocenti nel drastico quadro globale attuale. Un’analisi intellettualmente onesta non può che imboccare una di quelle due strade tra cui il pensiero politico ha da sempre dovuto scegliere e che ora è portato alle estreme conseguenze: il realismo dei rapporti anche violenti tra stati o il normativismo di un pacifismo internazionalista. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]
1 thought on “In piazza Scala per la pace in Ucraina”
Comments are closed.