
Firenze: una manifestazione di vita, gioia e rabbia
Insorgiamo! Per questo, per altro, per tutto. La manifestazione indetta dal Collettivo di fabbrica Gkn il 26 marzo ha portato un fiume di migliaia e migliaia di persone per le strade di Firenze, tra i vicoli, le strade e le piazze, facendo per un giorno concorrenza all’Arno. Un fiume di numerose realtà, ognuna con la propria unicità ma unite verso obiettivi comuni: per il clima, il lavoro, i diritti, la pace e una società più giusta.
26 marzo 2022. In un caldo pomeriggio di inizio primavera la città di Firenze si è vista attraversare da un altro fiume oltre l’Arno. Un fiume di più di 25mila persone che ha invaso la città scorrendo lento e deciso, fatto di diverse anime unite e in marcia su un letto di strade e di piazze, componendosi in una comunità ricca che per qualche ora si è ripresa lo spazio pubblico. Come l’acqua che scorre e non si arresta, perché questa è la sua natura, così la massa pensante e pulsante di persone ha marciato facendo sentire la sua forza scrosciante attraverso cori e interventi vitali, gioiosi, rabbiosi.
La rabbia, politica e dirompente, costretta e intrappolata da anni di pandemia e da continue guerre è emersa in tutta la sua forza per le strade fiorentine. Una forza raccolta soprattutto negli ultimi mesi e anche grazie alla lotta di un collettivo operario nato dal basso che si è fatto movimento, armato della necessità e della volontà di ribaltare i rapporti di forza prima su un territorio, il loro – Campi Bisenzio e Firenze – e sull’intero paese. Un collettivo di fabbrica, quello della Gkn di Campi Bisenzio, che per nove mesi di vertenza in Gkn ha visto aprire cancelli a compagne e compagni creando una rete capillare in tutta Italia forse mai vista prima.
Occupiamola fino a che ce ne sarà che fatica che ti chiedo oggi devi scioperar Avanti insieme uniti a lottare tutta la settimana la passo lì con te e non c’è resa, non c’è rassegnazione ma solo tanta rabbia che cresce dentro me!
Questo il “tormentone” scandito in modo ricorrente nelle diverse parti del corteo, dalla testuggine composta dai membri del collettivo di fabbrica Gkn e animata da tamburi martellanti e continui, alla coda di un serpente che è sembrato non avere fine e dove maggiore era il numero di giovani studenti e studentesse al seguito di Fridays for future. E poi l’immancabile Bella Ciao, El pueblo hunido jamas sera vencido degli Inti-illimani. E ancora Siamo tutti antifascisti ripetuto con forza e decisione.
Tre ore e mezza di marcia con l’obiettivo di far ritrovare in un unico punto istanze diverse ma unite da un solo obiettivo, contro un unico nemico: il sistema capitalista neoliberale responsabile delle crisi continue, delle oppressioni continue, della fame, delle pandemie e delle guerre.
In un passaggio di un’intervista di Dario Colombo e Enrico Gargiulo al sociologo Luciano Gallino, ritrovata e pubblicata da Jacobin Italia con il titolo Come il neoliberismo arrivò in Italia, analizzando la diffusione e vittoria del neoliberalismo anglosassone il sociologo spiega: «Il neoliberalismo, tra tutte le grandi dottrine politiche, non è una teoria scientifica nel senso che vuole scoprire come funziona la realtà, vuole piuttosto costruire la realtà secondo i propri principi e i propri canoni, nella convinzione che tutto funzionerebbe meglio». Principi e canoni che portano al benessere pochi a discapito di molti, che osteggiano lo stato in nome di una libertà individuale che spesso è sinonimo di sopraffazione del più forte sul più debole.
Contro la sopraffazione dei pochi e in favore della costruzione di una realtà che si basi su una comprensione del reale e dei bisogni delle persone si è chiaramente espressa la manifestazione di Firenze. Una costruzione che parte dalla convergenza, difficile ma necessaria, nel rifiuto di scorciatoie elettorali e partitiche.
La convergenza di 25mila anime è avvenuta in un pomeriggio di Firenze tra migliaia di realtà che si battono sui territori in mezzo alle persone e con legami solidi. Attorno al collettivo di fabbrica Gkn e Fridays for future hanno confluito l’Arci, Flc, Si cobas, Adl cobas, Sol cobas, Sli cobas, Cigl Cardonificio fiorentino mottola, lavoratori e lavoratrici Telecom, lavoratori e lavoratrici Caterpillar, Extintion Rebellion, Anpi, Adi, Un ponte per, Fuori dal fossile, Calp, Rifondazione comunista, Pci, Giovani comunisti, Fronte comunista, Potere al popolo, Manifesta, Sinistra italiana, La Società della Cura, omitato toscano per il Kurdistan, Firenze per la Palestina, Comitato diritti disabilità Pistoia, Studenti di sinistra, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, Uds firenze, Cisda, La scuola insorge, Mondeggi, arxpedia, No Tav, Genuino clandestino, Fuorimercato, Rimaflow, Ri-make, Non una di meno, Link, Usd, La lupa, Firenze città aperta, Lebowski, Corsica 81 e tante e tanti altri.
Il corteo partito da piazzale Vittorio Veneto è terminato a Piazza Santa Croce che ha accolto la marea riempiendosi gradualmente. Sulle scale della Basilica e dietro lo striscione con la scritta Insorgiamo sono iniziati gli interventi degli organizzatori e di altri partecipanti. Sotto lo sguardo vivo della statua di Dante i primi a prendere la parola sono stati gli studenti arrivati da Torino, introdotti da Matteo Moretti del collettivo di fabbrica Gkn.
Il portavoce degli studenti ha parlato di come agisce la repressione e del perché le istituzioni osteggiano chi lotta, che siano vincere studenti, lavoratori. Chi lotta contro cambiamento climatico. Ha ricordato le proteste per le morti di Lorenzo e Giuseppe e di come ha agito lo stato verso chi chiedeva giustizia: violenza e repressione ancora una volta. Una violenza che agisce per impedire la formazione di sensibilità diverse. «Ogni tempesta parte da una goccia e tutti noi dobbiamo essere quella goccia», ha concluso.
Forte e rabbioso anche l’intervento della portavoce nazionale di Fridays for future, Martina Comparelli. «Noi siamo quelli che definisco giovani ambientalisti e ragazzi di Greta. Tutti i politici ignorano le richieste e le urla». Poi parlando della co-organizzazione della manifestazione con il collettivo di fabbrica Gkn e dell’alleanza cercata assiduamente ha spiegato:
«Finalmente abbiamo costruito una alleanza con il mondo di lavoratrici e lavoratori grazie a lotta straordinaria del collettivo Gkn. Da quando è nato movimento abbiamo elaborato contenuti e costruito nuove istanze per affrontare la crisi che è una sola ma da sempre presentata come crisi separate perché fa comodo tenerci separati e prendere una marea che si sta alzando e dividerla e imbottigliarla». Continuando ha spiegato come le nostre vite siano scandite da emergenza e precarietà ma nulla è inaspettato e imprevisto. Il pianeta ha risorse finite ed è impossibile perseguire la crescita infinita. Clelia Li Vigni, studentessa della Scuola Normale di Pisa e attivista a fianco del collettivo di fabbrica è intervenuta per ribadire che le conseguenze di una crisi climatica reale e presente si vedono già. Che gli squali sono una minoranza che condanna a morte seguendo il concetto divide et impera. «Guardate questa piazza, guardate i vostri volti. Ci siamo riuscite e riusciti. Ci riprenderemo tutto, il presente qui e ora. I territori, il benessere e la salute. Oggi è un momento in cui le nostre realtà si sono incontrate e questa convergenza andrà avanti viaggiando in direzione ostinata e contraria». Cosa vogliamo? Tutto. Quando lo vogliamo? Ora! è un altro slogan che dalle scalinate è echeggiato in tutta la piazza.
Successivamente è intervenuto un portavoce del Gruppo di supporto che ha citato l’incoerenza di una piazza pacifista che ha invitato Zelenski mentre l’ambasciatore ucraino in Italia reclutava mercenari. Ha ricordato poi chi ha combattuto per la giustizia sociale e la libertà, come Lorenzo Orsetti che da quelle terre è partito per combattere l’ISIS. «Le guerre sono tutte uguali ma può essere che al loro interno esca qualcosa di diverso. Vogliamo dire che dobbiamo iniziare a parlare di pace ma qual è la sostanza dietro la parola? Dobbiamo riconoscere la necessità della guerra per questo sistema, dove tutti parlano di pace e poi corrono al riarmo. La guerra ce la stanno già facendo!».
La guerra, ha poi continuato, la stanno facendo alle persone comuni perché i soldi per le armi non vanno alle scuole e alla sanità e all’istruzione. «Tutte le volte è una emergenza, come fossero circostanze immediate e non facessero parte della pianificazione del loro sistema che mette al centro il profitto. Ci tolgono spazi di agibilità e non lo possiamo più accettare».
L’invito è stato poi quello a insorgere, essere capillari, in ogni quartiere e in ogni fabbrica. «Dobbiamo stringere un patto per dire che andiamo a riprenderci tutto ciò che ci hanno levato e andremo anche oltre. Avanti sempre». Un altro invito è stato quello di essere classe dirigente, vista l’inadeguatezza di quella attuale. «Noi con voi, voi con noi».
Eddi dei Si cobas dal microfono ha spiegato la loro presenza al corteo per condividere una prospettiva di lotta di classe da ridefinire, rivoluzionaria e anticapitalista. «Siamo qui perché siamo stati sotto attacco fuori ai picchetti e in ogni fabbrica. Scontri dove è venuto meno anche il nostro compagno Adil [Belakhdim, N.d.A]. Ci hanno dsto dell’associazione a delinquere ma le uniche associazioni a delinquere sono Confindustria, il governo e questa Unione europea». Continuando ha citato la necessità di porsi contro il nemico e contro l’imperialismo anche in casa, come unico modo per opporsi alla guerra sottolineandone soprattutto i costi sociali. «Questa piazza deve discutere la prospettiva. L’unica alternativa è organizzarsi su un terreno rivoluzionario per bloccare il paese, non per scorciatoie elettorali. Il collettivo della Gkn ha preso la responsabilità di essere una lotta operaia che può portare a una convergenza. Serve una stagione di sciopero generale e generalizzato», ha concluso.
Nell’ultima parte hanno poi parlato Chiara, coordinatrice dei Centri sociali del nordest, che ha ricordato il lavoro di comunità svolto e la repressione delle autorità contro l’autogestione, e infine i rappresentati di Telefono rosso di Potere al Popolo per ricordare della legge anti-delocalizzazioni scritta con il senatore di Pap Matteo Mantero. Un passo importante che ha portato in parlamento le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori troppo spesso dimenticai dalla politica.
In conclusione ha preso la parola Dario Salvetti, uno dei portavoce del Collettivo di fabbrica Gkn. «Tutto quello che abbiamo ottenuto lo abbiamo ottenuto con la lotta. Dopo una giornata come questa certo abbiamo fiducia. Parliamo di questa piazza e questo spazio: questo non è uno spazio da contendere questo è uno spazio da estendere e fosse per noi lasceremmo aperto questo microfono per mesi. Abbiamo visto migliaia di realtà nell’insorgiamo tour e ora l’ossessione deve essere cosa faccio domani. Questa piazza era piena ma siamo ancora troppo pochi perché è un paese che ci dobbiamo riprendere». Salvetti ha ribadito la necessità di allargare lo spiraglio che si è aperto, di diventare classe dirigente politica e non politicista, sindacale e non sindacalista. Radicale, ecologista e ambientalista. Una famiglia allargata nel senso più antico del termine, come gli schiavi che stavano tutti sotto un tetto «il nostro tetto è questo cielo». Nel suo discorso ha poi citato l’opportunità di dare continuità alla piazza di Firenze, per un modello sociale diverso e seguendo quel senso di urgenza che porta al cambiamento. «Dobbiamo ascoltare tutti non il rumore della nostra voce, del nostro ego o il bla bla bla ma la plastica che invade il mare, la sofferenza di tutti i giorni. Non si può essere persone a tutto tondo e restare umani se si è sotto ricatto». «Noi sfidiamo l’attuale classe dirigente con le loro parole: non sono efficienti, non sono competenti, non si sa cosa fanno e non si sa a cosa servono. Noi abbiamo incontrato la vera classe dirigente nel nostro tuor. Continuiamo per tutte e tutti e insorgiamo!».
Per i saluti conclusivi un ringraziamento particolare è stato rivolto ad Adelmo Cervi, che ha seguito tutta la manifestazione a fianco della testa del corteo con la sua bicicletta e ha infine salutato i presenti ringraziandoli.
Questa giornata di manifestazione e lotta lascia un bilancio positivo per la grande presenza di tante realtà diverse e uniche nel loro genere, impegnate seriamente in un tentativo di ritrovarsi seguendo temi comuni: pace, ambiente, lavoro, diritti civili e sociali. È stata una giornata che ha ridato il senso di quanto l’unione possa esserci e di come tante anime possano essere riunite secondo ideali comuni di cambiamento. È stata una giornata di gioia, allegria, festa e anche tanta tanta rabbia. Una rabbia con obiettivi ben precisi e da incanalare efficacemente da qui in poi. Con pazienza, costanza e lotta. L’atmosfera che si è respirata a Firenze non è quella di un evento autoconclusivo, ma una tappa verso qualcosa di più grande. Per questo, per altro, per tutto: insorgiamo! [Daniele Molteni, ecoinformazioni]
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