
Ruggero Pini: il paesaggio del lago e le fotografie
Il Museo del paesaggio del Lago di Como, a Tremezzo, nato pochi anni fa, ha un ruolo fondamentale nell’orizzonte culturale di un territorio e di un lago che hanno fatto della loro immagine e del loro fascino una risorsa fondamentale (anche dal punto di vista economico). Fortunatamente, il Museo del paesaggio sta facendo un ottimo lavoro, dal punto di vista della crescita della conoscenza e da quello della promozione. Proprio in questi giorni si è arricchito di una nuova sezione, con le fotografie provenienti dalla collezione di Ruggero Pini.
Il Museo ospita fin dalla sua apertura una cospicua collezione di stampe dedicate alle vedute del lago di Como, provenienti dalla collezione Bordoli. Ora si aggiunge appunto una scelta di immagini fotografiche, che ritraggono gli stessi luoghi, realizzate tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento. Si ha così la possibilità di mettere a confronto sguardi diversi (sia dal punto di vista della percezione che da quello della tecnica), che hanno ugualmente contribuito all’affermazione del Lago di Como come uno dei luoghi più attraenti d’Italia, d’Europa e addirittura del mondo.
Questa possibilità di verifica “dal vero” delle capacità comunicative e promozionali delle immagini non è cosa da poco, e avere a immediata disposizione una simile quantità di materiali, di così alta qualità e rappresentatività è di per sé una caratteristica di primaria importanza per il Museo di Tremezzo. Se a questo si aggiunge che basta affacciarsi alle finestre (o meglio ancora, guardarsi intorno dal giardino antistante l’edificio) per godere del contesto “reale” in cui queste immagini hanno trovato origine, si capisce quanto possa essere ricca l’esperienza di una visita al Museo. Ricca e allo stesso tempo “immediata”, poiché tutte queste esperienze possono essere fatte direttamente.
Ma i materiali presentati non sono “ingenui”. Derivano viceversa da un attento processo di selezione e approfondimento. La collezione di Ruggero Pini è, di questo processo, un esempio evidente. È infatti il frutto della passione di una vita.
Come sa chiunque abbia frequentato Ruggero Pini, recentemente e prematuramente scomparso, i suoi interessi per l’immagine del territorio risalgono a molti decenni addietro, e l’accumulo dei materiali si è prolungato per molto tempo e successivi affinamenti. Un interesse collezionistico che non è mai andato disgiunto da approfondimenti di studio (a Ruggero si deve, per esempio, una prima catalogazione della collezione delle stampe conservate nella Biblioteca Comunale di Como). Progressivamente, il suo interesse si è poi concentrato sulle fotografie storiche, di cui aveva raccolto una quantità considerevole di esempi. Per anni si è quasi favoleggiato del suo libro su questi temi, che – annunciato già a inizio anni Novanta – non arrivava mai. Il rammarico di averlo visto solo in un momento in cui si sapeva che la sua malattia era già avanzata è stato enorme per tutti gli amici e le amiche (oltre che per tutte le persone interessate a questi argomenti). Negli anni precedenti, le occasioni per ammirare i suoi “tesori” non erano state molte: una mostra alla Galleria Atrio, per esempio, e una serata organizzata a Moltrasio sono forse quelle più note. Ben altra completezza si era evidenziata nel volume La memoria dello sguardo, pubblicato nel 2018 e aperto non solo sul territorio lariano, ma anche su quello varesino e sondriese.
Della vastissima collezione raccolta da Ruggero, al Museo del paesaggio del Lago di Como viene presentata una attenta selezione, curata da Marco Leoni – insieme ad Anna Morelli, compagna di Ruggero, e a Guglielmo Invernizzi –, naturalmente centrata sul paesaggio, cioè su vedute in campo lungo e di grande apertura visiva. In queste quasi quaranta immagini, si ritrovano gli scorci più celebrati (dal Borgovico di Como a Bellagio, a Varenna, alla Tremezzina e via discorrendo) fissati con la macchina fotografica dai professionisti più famosi (o più attivi sul territorio): Alinari e Brogi di Firenze, Nessi di Como, Stoppani e Grandi di Bellagio…
Non sono, forse, immagini dal “taglio” particolarmente originale, ma sono quelle che in una notevole misura hanno contribuito a creare e a sedimentare l’immagine “storica” del lago più bello del mondo, diffuse in migliaia di copie, incollate su tutti gli album dei turisti d’antan, archiviate in tutti i musei e le biblioteche del mondo. La loro scelta risponde quindi a un preciso progetto comunicativo del Museo, proprio nell’intento di scandagliare la storia del paesaggio del lago, e la sua immagine.
Il fatto che questo progetto abbia trovato una corrispondenza precisa nella collezione di Ruggero Pini è significativo di quanto Ruggero abbia approfondito questi temi, dal di dentro – bisogna dire –, visto che sulle sponde del lago, nonostante il suo girovagare per tutta Europa, ha sempre vissuto. [Fabio Cani, ecoinformazioni]
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