Tutte le “pretese” di Uds, Como Pride, Fff

[Video Dustin Battistini, Arci-ecoinformazioni]

Nella mattinata di venerdì 3 giugno lo Spazio Gloria, a Como, ha ospitato una conferenza stampa-incontro organizzato da Como Pride, Unione degli studenti Como e Fridays for future Como. Ricca di spunti programmatici anche in vista di un auspicabile futuro confronto tra il mondo di associazioni e movimenti e la futura giunta comunale, l’iniziativa ha reso evidente come la componente studentesca e in generale giovanile di Como esiga voce e spazio per ripensare la città.

È stata accessibilità la parola d’ordine per risvegliare una città che Viola De Colombi, prima a prendere parola, ha definito morente, capace di accendersi solo per i turisti, difficile per chi la vive ogni giorno e discriminante per le numerose soggettività non conformi che vorrebbero potervi accedere. Nel segno di questo termine-ombrello, nei numerosi interventi proposti dalle tre realtà organizzatrici sono stati declinate varie questioni: trasporti, diritto allo studio, rapporto tra cittadinanza e cultura e necessità di rendere transfemminista Como, dai programmi scolastici alla toponomastica.

I e le ragazze comasche chiedono di poter vivere la città liberamente e di avere servizi e spazi a cui accedere nei momenti in cui non sono impegnati dalla scuola e dal lavoro. Per poter rispondere a questa esigenza, ha spiegato Matteo Aiani di Fridays for future, Como deve ripensarsi fin dal proprio piano di viabilità, accantonando i mezzi privati e favorendo la fruizione quelli pubblici. In questo senso, il tema della gratuità è già nell’agenda di alcune delle liste comasche, ma va fatto uno sforzo per facilitare la viabilità ciclabile in una città che già recentemente ha perso l’occasione di essere attraversata dall’Eurovelo 5.

L’incontro (una trentina i partecipanti, tra loro una ventina di candidati/e di diverse liste), è stato specificato più volte, non era però solo un’occasione per fare un elenco di desiderata nei confronti della giunta entrante, ma è stato soprattutto un momento pubblico in cui il punto sulle lotte politiche presenti e future. Non si possono che leggere in questo senso le parole di Lux Callari su una scuola realmente educante che accosti alle conoscenze programmatiche percorsi di formazione alla sessualità ed affettività e che proponga percorsi di saperi decolonializzati e scevri dall’influenza patriarcale che oblia soggettività (artisti ed autori non conformi per prassi artistica o biografia) e giustifica la logica di guerra e dominio sull’alterità. Altra dichiarazione d’intenti politica quella, presentata nell’intervento di Gayooca Pesenti Bolò, che mette al centro la necessità di diffondere consultori laici, sportelli psicologici e distributori di beni essenziali per il benessere e la prevenzione sessuale per tutte e tutti coloro che ne avessero bisogno.

Importante anche rivedere la nozione di svago a Como, un lusso riservato a ricchi e turisti che invece andrebbe socializzato da e per tutti. Primo campo di questo processo, quello della cultura e dall’arte. Come ha spiegato in un accorato intervento Davide Losito, esse devono infatti essere liberate dalla logica del profitto e, anziché essere musealizzate e nascoste alla popolazione, venire rese accessibili a tutti. Una fruibilità a doppio canale però, in cui non solo tutti possono assistere a performance ed allestimenti, ma anche mettere in mostra la propria arte e creatività potendone vivere, uscendo dalla dinamica delle professioni creative squalificate e relegate come mansioni di serie b.
Tutte queste richieste-obiettivi di lotta hanno però un’importante premessa, quella degli spazi. Non è un caso che proprio il Gloria, in linea con l’idea di cittadinanza attiva e cultura partecipata e per tutte e tutti propria dell’Arci, abbia ospitato questo incontro, sostenuto da Arci provinciale. Serve uno spazio, anzi possibilmente più di uno, in cui ritrovarsi, studiare, confrontarsi (ma si potrebbe aggiungere anche essere accolti, poter dormire, poter vivere, per le tante persone quotidianamente escluse dalla città dei turisti), e serve il prima possibile.

In risposta ad una domanda dal pubblico, è emersa la quantità di spazi non utilizzati in città, a partire dall’ex chiostrino Artificio, che potrebbero e dovrebbero essere riconvertiti a luoghi di socialità.
Una pretesa legittima e giusta, che merita di essere più che semplice richiesta, e che i portavoce delle realtà presenti hanno rinforzato con un’allusione quasi nel tono della minaccia:

A prescindere dal colore della giunta, se nei prossimi mesi non si muoverà nulla, non ci saranno gli spazi e non si verrà ascoltati, possiamo promettere che succederà qualcosa

Difficile non leggere tra le righe di questa dichiarazione che conferma le intenzioni dei e delle ragazze di prendersi, anche con la forza, l’ascolto che si sentono negato; impossibile non guardare con curiosità ed attesa, considerando il nuovo peso costruito in questi anni dai movimenti giovanili locali, ad un loro eventuale futuro coinvolgimento in tavoli di confronto col prossimo sindaco comasco.

In ogni caso, così come la politica locale deve andare avanti, così faranno le realtà che lottano per cambiare la società e va considerato scontato che la battaglia andrà avanti qualunque sia l’esito delle elezioni. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

Gia on line i video di Dustin Battistini, Arci-ecoinformazioni, presto on line le foto di Beatriz Travieso Peréz, ecoinformazioni.

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