Sotto lo stesso cielo, sopra la stessa terra
Otto marzo di molte rivendicazioni e poche mimose (d’altra parte il clima in feroce rivoluzione verso l’umanità distratta ha garantito una fioritura precoce un mese fa, sguarnendo – nella tragedia, per fortuna, in questo caso – le mani di chi “festeggia il gentil sesso” per ventiquattro ore appena, salvo poi riprendere il solito arrogante, indifferente e vessatorio trantran) anche a Como.
Forse proprio la carenza di omaggi floreali può essere spunto di riflessione sul senso di una giornata come quella dell’8 marzo, nata negli scioperi e nella volontà fiorita in molte e molti di cambiare il mondo fino a renderlo abitabile per tutte, tutti, tuttu. Il mondo è cambiato, ma al posto di un giardino di pace e diritti assomiglia sempre più a un deserto di coscienze.