L’Altra Cernobbio/ L’importanza di costruire la pace

Ultimo blocco tematico dedicato alla pace per L’Altra Cernobbio, dal titolo Un’economia per la pace. Contro la guerra, per politiche di disarmo e di riconversione dell’industria militare. A moderare Fabio Cani (Portavoce Rete Como senza frontiere). Interventi di Sergio Bassoli (Rete Pace e disarmo) e di Alex Zanotelli (missionario comboniano)

Fabio Cani ha introdotto l’ultima sessione mandando in video l’intervento di Alex Zanotelli, padre missionario comboniano. Zanotelli ha parlato di quanto sia centrale un’altra economia per le persone e il pianeta. Ed è fondamentale capire il sistema in cui viviamo e affrontare il problema della militarizzazione in questo senso. «Oggi viviamo in un sistema economico e finanziario militarizzato per cui è fondamentale ricordare quando sia un sistema ingiusto che permette a 10% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni prodotti in questo pianeta. Se tutti vivessero come il 10% del mondo avremmo bisogno di due o tre pianeti in più», dice Zanotelli. Le conseguenze amare di questo sono evidenti, perché il 90% del mondo soffre di questo sistema. «Io sono missionario e ho vissuto in baraccopoli per anni, so quello di cui sto parlando». Sono le armi che permotto a quel 10% di vivere in una situazione di privilegio. Zanotelli ha citato l’arcivescovo di Seattle per dire che le armi nucleari proteggono ricchezza e sfruttamento. Pace e giustizia vanno a braccetto. Questo sistema crea danni per le persone e per il pianeta e solo senza armi si può ridare dignità a entrambi. «Usciamo fuori da questa logica perversa delle armi», ha concluso Zanotelli.

Introducendo Sergio Bassoli, Fabio Cani ha citato l’operato di Como senza frontiere e il suo coinvolgimento dentro la rete della realtà pacifiste comasce. «Voglio esprimere un profondo disagio del mondo pacifista perché gli esiti di questa guerra, del dibattito e del non dibattito, sono stati laceranti pur fortemente segnate da un impegno pacifista negli ultimi anni abbiamo visto un accoglimento favorevole dell’idea della fornitura delle armi, abbiamo visto che non c’è stata la consapevolezza di quello che ha significato l’allargamento della Nato, per cui si è ceduto alle peggiori richieste della Turchia», ha affermato Fabio Cani. Non si parla di questo, e non si parla dell’effetto collaterale di questa guerra che ha prodotto vittime ma che ne ha oscurate altre, comprese quelle della guerra non dichiarata contro il mondo delle migrazioni. Tutto è sparito e lo stato italiano lascia ancora oggi navi al largo con centinaia di migranti a bordo. «Noi continuiamo a usare un linguaggio che è diventato guerrafondaio, con i giornali mainstream fanno un uso massivo di un linguaggio guerrafondaio. E una delle vittime è la consapevolezza di dover cambiare l’economia e la nostra finanza che è militarizzata». E la lotta dei pacifisti per la riconversione delle fabbriche d’armi è oggi purtoppo residuale, ha concluso Cani.

Sergio Bassoli, ringraziando Sbilanciamoci, ha citato le nuove forme di fascismo che dilagano in Europa e nel mondo. Anche la violenza di stato che continua. «Quando si sente dire dove sono i pacifisti è una retorica stupida, i pacifisti sono quelli che cercano di cambiare il mondo verso la pace, la sostenibilità e i diritti», ha affermato Bassoli. La Rete pace e disarmo è un’evoluzione ed espressione del movimento pacifista italiano, con un esecutivo composto da otto associazioni: Arci, Legambiente, Acli, Movimento non violento, associazione Ong italiane, Archivio disarmo e Cgil. Non solo soggetti pacifisti nel senso che vogliono solo costruire la pace ma anche sosteniblità e giustizia sociale. Per un cambio verso una società più giusta. Perché oggi parlare di pace significa tenere insieme questi aspetti, che caratterizzano quello che è il nostro vivere e il modello di sviluppo della società che si sta costruendo. «Dieci giorni fa ero in Ucraina, abbiamo portato i nostri aiuti umanitari e ho avuto una discussione con un compagno ucraino, Roman, che sosteneva che l’unica soluzione fosse la vittoria ucraina. Ma per noi, a guerra non si può rispondere con altra guerra. O riusciamo a costruire un nuovo sistema di pace, per un’alternativa, oppure si potrà risolvere il problema in Ucraina ma a livello globale le guerre non si fermeranno», ha detto ancora Bassoli.
Mentre si è costruito un sistema internazionale per governare un pianeta si è costruito un sistema che produce guerre, con l’indebolimento delle democrazie in favore di un sistema finanziario speculativo e delle lobby delle armi. Secondo Bassoli, chi detiene il potere delle armi ha responsabilità rispetto alla distruzione del pianeta e serve che l’Assemblea delle Nazioni Unite prenda un ruolo centrale nel contrasto alla guerra, per riprendere quello che fece Olof Palme con la sua proposta per fermare il disastro nucleare e creare sicurezza condivisa contro la guerra fredda. «C’è la necessità di recuperare quegli strumenti di costruzione di pace dall’Europa agli Urali per creare quell’alternativa e per questo siamo impegnati sia in Italia che in Europa con la Rete pace e disarmo», ha concluso.

Al termine di quest’ultimo panel i saluti di fine convegno da parte di Danilo Lillia e Giulio Marcon, con il rammarico per non aver potuto manifestare in barca sul lago a Blevio contro il Forum Ambrosetti, ma con la soddisfazione per una giornata ricca di contenuti e con la promessa di costruire un’occasione più partecipata e attiva tra chi parla e ascolta in futuro. Per continuare a tenere aperti spazi di democrazia e mettere in circolazione mondi diversi per costruire luoghi per un cambiamento vero. Verso un’altra Cernobbio, un’altra Italia e un altro pianeta. [Daniele Molteni, ecoinformazioni]

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