Annamaria Francescato/ Csf/ Pylos, Cutro, Como

«Vi ringrazio a nome della rete Como senza frontiere per avere risposto al nostro appello e deciso di partecipare a questa manifestazione. Crediamo che noi qui presenti abbiamo il dovere di esserci. Abbiamo il dovere di tentare di riscattare la dignità di Como, una delle città più ricche del mondo, sempre più preda di impulsi egoistici, di disprezzo e fastidio per i poveri, di un’ubriacatura consumista, intollerante, razzista. Oggi siamo qui contro la propagandistica decisione dell’Amministrazione Comunale, che ha dichiarato di voler impedire con un cancello l’accesso a questo portico, sotto cui trovano rifugio gli emarginati che proprio questa amministrazione e le altre amministrazioni che l’hanno preceduta non hanno voluto vedere e aiutare.

Ma prima di arrivare alle miserie di questa città alla periferia dell’Impero, vorremmo alzare lo sguardo sull’altrettanto misero contesto globale.

10 giorni fa si è consumata la strage di Pylos, due mesi fa la strage di Cutro, 10 anni fa il grande naufragio di Lampedusa: questi orrori sono la conseguenza di poliche che vogliono impedire alle persone migranti di arrivare legalmente in Europa.

Como senza frontiere, insieme a tante altre organizzazioni, denuncia da anni i respingimenti, la criminalizzazione della solidarietà, l’omissione di soccorso, i ritardi nei salvataggi, i luoghi di detenzione come i cpr, l’esternalizzazione delle frontiere e la cooperazione con paesi non sicuri. Queste politiche causano violenza e morte. Tutto questo mentre le condizioni nei Paesi d’origine dei migranti peggiorano sensibilmente: l’ Unhcr ritiene che sono oltre 100 milioni i profughi nel mondo. Solo una minima parte di essi tenta di raggiungere l’Europa. Ma è sufficiente per scatenare il peggio della nostra vecchia società.

Come Csf chiediamo:
innanzitutto verità e giustizia per le vittime delle frontiere, in particolare per i recenti morti di Pylos, sperando che vengano chiarite le dinamiche del naufragio e individuati i responsabili, senza che vengano colpevolizzate le persone migranti costrette a ricorrere a questi viaggi della morte per entrare in Europa.

Chiediamo che l’Unione Europea garantisca rotte sicure e legali verso l’Europa, quale unica soluzione possibile per evitare morti in mare e lungo le rotte via terra.

Chiediamo un cambiamento di quelle politiche che determinano conflitti e squilibri economici inaccettabili. Di fronte alla mattanza quotidiana del Mediterraneo l’imponente ricerca di poche persone danarose in un sottomarino é la plastica rappresentazione di un mondo profondamente ingiusto, che noi non siamo disposti ad accettare.
Ogni vita conta, non solo quella dei ricchi.

É questo principio che abbiamo tentato di riaffermare più e più volte nelle piazze di questa città. Lo abbiamo fatto portando le foto dei Nuovi desaparecidos, lo abbiamo fatto denunciando le scelte odiose della giunta Landriscina, che ha reso Como un laboratorio nazionale dell’intolleranza e del classismo. Proprio davanti a questo portico abbiamo manifestato nel 2017 per riaffermare un principio elementare per una società che si dà lustro di essere civile: multare chi assiste i poveri è disumano. Gettare nella spazzatura le coperte di chi dorme per strada è disumano. Togliere l’acqua a chi vive per strada è disumano!

Questa nostra azione è stata per lo più ignorata da un territorio sordo e indifferente. Ma ha anche suscitato avversione e aggressività nelle forze politiche che hanno costruito consenso elettorale e rendita economica dalla propaganda sulla pelle degli ultimi. Così come nei gruppi eversivi che tutt’ora queste stesse forze politiche coltivano e coccolano nell’ombra.

L’attività di Csf è stata il pretesto del Veneto Fronte Skinhead per fare irruzione durante una nostra assemblea nel novembre 2017 con lo scopo di diffondere un delirante proclama sul falso problema dell’invasione. Siamo qui oggi anche per contestare la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Milano, che ha derubricato il reato di violenza privata a una messinscena arrogante, sovvertendo il giudizio di primo grado. Le motivazioni della sentenza sono di una gravità che va al di là di noi, perché stabilisce che se qualcuno non riconosce la paura nei tuoi sguardi, allora non c’è reato. Ciò crea un pericoloso precedente a svantaggio delle vittime di qualunque reato e dà copertura ai sentimenti di sfiducia nei confronti della legge e della magistratura. Se essere circondati e minacciati da personaggi pregiudicati (addirittura per tentato omicidio) può finire solo nel sangue o nella più plateale ingiustizia, qualcuno potrebbe sentirsi legittimato e costretto a tutelarsi da solo.

Le organizzazioni neofasciste sono criminali e illegali. E costituiscono un pericolo ben più concreto della presunta invasione dei migranti, o dell’emergenza, tutta da dimostrare, che viene sbandierata da chi invoca una “difesa sempre legittima” e una corsa alle armi indiscriminata. Eppure oggi sono gli antifascisti a pagare il conto. Sono i migranti a venire criminalizzati.

Vengo ora al cancello che vorrebbe separare Francesco dalla sua sposa Povertà. Abbiamo sentito dichiarare che l’utilizzo dell’immagine del San Francesco di Giotto nella nostra locandina è inopportuno, blasfemo. Ebbene, a noi sembra inopportuno e blasfemo pensare di chiudere questo luogo con un cancello per allontanare ancora una volta e sempre di più i poveri da questa città, prostrata agli interessi e all’avidità di pochi bottegai.

L’Amministrazione comunale di Como, che dovrebbe rispondere al bisogno reale di riparo, accoglienza e assistenza, decide di blindare i luoghi in cui si rifugiano le persone fragili. Il Comune di Como, che dovrebbe essere l’istituzione più vicina ai cittadini, deve esserlo per tutti, sia per coloro che qui sono nati sia per coloro che hanno attraversato il deserto, i lager libici e il mare per arrivare a Como. Un sindaco che propone di impedire alle persone di avere un riparo per la notte è qualcuno che usa la guerra ai poveri come carburante per ottenere consensi, ma che null’altro ha da proporre per risolvere i problemi sociali della città.
Spetta al sindaco, alla Giunta, al Consiglio comunale tutto il compito di agire per la coesione sociale e trasformare la nostra città che è già multietnica in multiculturale assicurando a tutte e tutti quanto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Costituzione italiana nata dalla Resistenza, creando quindi sicurezza e serena convivenza e confermando la natura delle popolazioni della nostra città di frontiera». [Annamaria Francescato, Como senza frontiere]

Guarda i video di tutti gli interventi alla Manifestazione di Csf a Como del 25 giugno 2023.

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