L’energia dell’Africa e di Fatou in concerto a Como
Il concerto di Fatoumata Diawara è di quelli che risollevano il morale. Non solo per la musica, non solo per l’energia della protagonista e della sua band, non solo per l’orizzonte culturale che disegna, ma anche per la gente che ha riempito il Teatro Sociale di Como in ogni ordine di posti.
È un bel sentire e un bel vedere. Ogni tanto ci vuole proprio.
Ma è meglio cominciare con la musica. Non foss’altro perché Fatou in questo modo comunica e crea. Il concerto è davvero godibile: contemporaneo e al tempo stesso profondamente intriso di tradizione, sintesi attuale di una storia secolare che non conosciamo mai abbastanza. Ad ascoltarlo con attenzione, nella successione dei tanti brani (sul palco non si gioca certo al risparmio…), si può ricavarne una sorta di intensa storia delle origini africane della musica contemporanea. C’è il blues (ovviamente: il bluesdel Mali che ormai dovremmo conoscere), c’è il jazz (che sul blues cresce ma che ormai è diventato qualcosa di ancora più complesso e che torna continuamente nel lavoro delle tastiere), c’è il beat (l’afro-beat di Fela Kuti, esplicitamente citato), c’è la canzone d’autore ovvero d’autrice (non solo in tutte le canzoni di Fatou, ma anche nell’omaggio alla grande, grandissima Nina Simone), c’è il rock (nell’ensemble elettrico e negli assoli, a tratti spinti fino alla distorsione), c’è il funky… e via discorrendo. Il tutto – si intende – organicamente amalgamato e disposto, per una musica che risulta al tempo stesso molto personale e insieme parte di un contesto africano ormai molto articolato (nella band ci sono due musicisti del Mali e uno del Congo, con l’ultimo acquisto del tastierista da Barcellona).
Poi c’è la danza, i suoi ritmi e i suoi colori, a cui Fatou tiene molto (a proposito: i costumi sono della sorella della musicista).
Poi ci sono gli ideali: una nuova visione dell’Africa, non misera e non arrogante, ma tesa a raggiungere il riconoscimento della sua forza e della sua complessità, senza dimenticare i conflitti e i problemi.
E quindi, alla fine, c’è l’entusiasmo e il piacere di aver avuto a Como un’anteprima davvero di grande importanza. Un concerto che vale molti discorsi. Grazie a una cittadina del mondo che si considera anche un po’ comasca.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]