Positivo il primo semestre 2015
I dati di Unindustria parlano di una leggera ripresa.
«Dopo un inizio d’anno incerto, soprattutto per alcuni settori produttivi, gli ultimi mesi di questo primo semestre hanno contribuito ad invertire la rotta ed il segno “più” è tornato nelle nostre rilevazioni in particolar modo riguardo all’attività produttiva ed al fatturato – dichiara Francesco Verga, presidente di Unindustria Como –. Merito anche di una miglior performance delle piccole imprese che, seppur timidamente e in maniera non uniforme, iniziano a segnare una crescita della produzione fino ad ora riservata solo alle medio grandi. Apprezziamo lo sforzo del sistema creditizio che ha espresso maggiore disponibilità ad espandere le linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove, presupposto indispensabile per cominciare il percorso di una crescita capace di creare quegli anticorpi essenziali per essere indifferenti ai condizionamenti esterni come le situazioni di alcuni paesi vicini. Siamo solo all’inizio di una timida ripresa e dobbiamo continuare sulla strada delle riforme e dell’innovazione per riuscire a competere in ambito globale».
«Il primo semestre del 2015 per le imprese di Como si è chiuso leggermente meglio rispetto ai livelli dell’anno precedente. I primi sei mesi dell’anno sono stati infatti più positivi dell’ultimo semestre del 2014. La recente storia parla di un 2012 e un 2013 con pesanti perdite, seguiti da un buon inizio 2014 per poi proseguire con un affievolirsi di ordini e fatturato nell’ultima parte dello scorso anno – annuncia l’Osservatorio congiunturale I semestre 2015 di Unindustria Como e Confindustria Lecco e Sondrio –. In generale quindi, il segno “più” ritorna sui dati di domanda, attività produttiva e fatturato se si effettua il raffronto tendenziale, quindi rispetto al secondo semestre del 2014. Rispetto al periodo luglio-dicembre dello scorso anno, gli ordini sono cresciuti del 4,1%, segnale anticipatore di una tendenza positiva, mentre l’attività produttiva cresce meno (+2,6%). Meglio le vendite nel raffronto tendenziale: +3,2%. La performance congiunturale è parzialmente legata a caratteristiche stagionali della produzione, riscontrata per poco più del 40% del campione».
Scorporando i dati: «Sono migliori i dati per gli ordini ricevuti da aziende medio-grandi: +5% congiunturale contro il +3,3% fatto registrare dalle aziende piccole. Quest’ultime hanno contemporaneamente riportato una variazione congiunturale della produzione del 3% contro 1,4% delle aziende medio-grandi. Quasi gli stessi risultati invece per le vendite: +3,4% per le piccole imprese e +3% per le grandi. Le previsioni per la seconda parte del 2015 sono orientate all’ottimismo, infatti ci si aspetta una crescita di ordini e vendite poco sotto il 2% rispetto al semestre appena conclusosi».
«L’utilizzo della capacità produttiva mediamente impiegata risulta stabile e comunque superiore rispetto ai livelli molto bassi riscontrati nel 2012. Anche se dopo quattro semestri consecutivo di stabilità o incrementi, il dato si attesta al 67,9% (era 73,1% sei mesi fa). Il calo dell’indice è attribuibile in larga parte alle piccole imprese – prosegue l’analisi –. La propensione all’export delle imprese monitorate nel complesso è buona, si supera il 40% del fatturato realizzato al di fuori dei confini nazionali, sebbene la maggior parte delle esportazioni, quasi la metà, siano effettuate in Europa occidentale. Le imprese del campione continuano a vivere criticità nei loro rapporti con gli Istituti di Credito ma il dato è stabile da più semestri. La situazione occupazionale conferma quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti, nella maggioranza dei casi si ha stabilità (poco meno dell’80%), nel 13% invece miglioramenti».
Per quanto riguarda gli ordini: «L’indicatore associato agli ordini mostra un aumento nel primo semestre del 2015. Il confronto con la seconda metà dello scorso anno si attesta a +4,1%, anche il parallelo con il primo semestre del 2014 è positivo: +4,1%. Le previsioni per i prossimi sei mesi sono anch’esse buone, si prevedono ordini in aumento per l’1,8%. Il buon andamento della domanda è rilevabile particolarmente per le aziende medio-grandi (rispettivamente +5,0% e 3,3% per la variazione congiunturale)».
«Sul fronte dell’attività produttiva – invece – si riscontrano variazioni e andamenti differenti a seconda delle dimensioni considerate. Infatti, se il dato dell’attività produttiva delle imprese nel complesso è pari a +2,6% (dato congiunturale), la produzione per le imprese medio-grandi è aumentata dell’1,4% mentre del 3,5% per le imprese piccole. Analogo andamento per il dato tendenziale (confronto con il primo semestre dell’anno precedente: il 2014). Le medie imprese hanno un’attività produttiva in aumento rispetto a dodici mesi prima (+1,5%), le imprese piccole invece rilevano +1,3%. Le aspettative per i prossimi sei mesi del 2015 risultano invece positive indipendentemente dalle dimensioni e dal settore. L’analisi della capacità produttiva mediamente impiegata dalle imprese con oltre 50 occupati esprime una stabilità: il tasso passa infatti da 72% al 73%. La differenza con quanto comunicato dalle imprese più piccole è nuovamente in crescita (lo scorso semestre la forbice si era invece ridotta). Per quest’ultime il tasso di utilizzo della capacità produttiva registrato è pari al 64% (era 74% sei mesi fa e 67% un anno fa)».
«La rilevazione del primo semestre 2015 ha riscontrato un fatturato in aumento più marcato rispetto alla rilevazione precedente (+3,2%) mentre una variazione più moderata, dell’1,5% rispetto a inizio 2014 – si precisa –. Analogamente alle considerazioni tratte per produzione e ordini, anche il dato complessivo sulle vendite risente di andamenti differenti tra piccole imprese e medie imprese, se si analizzano i cambiamenti rispetto ad un anno fa. Le imprese piccole sperimentano +0,6% nelle vendite contro il 2,6% delle aziende grandi. Nel confronto tendenziale invece, le differenze tra dimensioni aziendali sono più sfumate: +3,4% per le imprese piccole e +3,0% per le imprese con più di 50 addetti. Le vendite sul mercato italiano sono in aumento per un’impresa su tre, in calo per un’impresa su sei e stabile per un’impresa su due. L’export invece aumenta per il 40% del campione, cala per il 16% ed è stabile per la restante parte (44% degli intervistati). Suddividendo il fatturato in base al Paese di destinazione si evince che c’è una buona propensione ad esportare i propri prodotti anche se la metà del fatturato fuori dai confini nazionali riguarda mercati consolidati come l’Europa Occidentale. Riassumendo: il 57,9% delle vendite avviene in Italia, il 25,1% in Europa Occidentale, il 2,8% nei BRICS, il 3,3% negli Stati Uniti e il 3,8% in Europa dell’est. La restante parte è divisa tra Asia, America centro-meridionale e altri Paesi. I giudizi sul futuro prossimo sono improntati all’ottimismo e alla fiducia; in media il fatturato è previsto crescere dell’1,9%».
A proposito del credito: «Le condizioni praticate dagli istituti di credito riguardo spese e commissioni bancarie, richiesta di garanzie e tassi d’interesse applicati risultano in miglioramento per il 21% delle imprese. Anche la disponibilità ad espandere linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove è in miglioramento negli ultimi sei mesi».
Mentre l’occupazione non desta preoccupazione: «La stabilità è il giudizio che si riscontra da tempo; lo scenario occupazionale risulta infatti caratterizzato da un mantenimento dei livelli per il 79% del campione. Dopo numerosi semestri, il saldo tra chi aumenta gli occupati e chi diminuisce ritorna positivo, rispettivamente: 13,4% e 7,9% del campione».
L’analisi prosegue: «La capacità produttiva mediamente impiegata rivela un tasso del 66,5%, dato che conferma la distanza ancora esistente rispetto ai livelli pre-crisi, considerando il 2007-2008 come periodo di saturazione degli impianti produttivi. La produzione non realizzata internamente ma affidata a subfornitori, in prevalenza a soggetti operanti entro i confini nazionali, contribuisce per un ulteriore 8%».
«In media, per le aziende delle tre province il contributo delle esportazioni sul totale del fatturato si è rivelato superiore al 40%, a riconferma della forte propensione delle imprese verso il commercio internazionale – si rileva –. Più della metà dell’export continua ad essere destinato ai mercati dell’Europa Occidentale che rappresenta la prima area estera di riferimento (oltre il 22% del fatturato totale realizzato). Sul versante dei costi associati all’approvvigionamento delle materie prime non vi sono particolari elementi di criticità; in media è stato riscontrato un lieve incremento, sia rispetto ai listini della prima metà del 2014 sia in confronto ai livelli dello scorso dicembre; in entrambi i casi, infatti, la variazione si è attestata a circa +1,5%».
«Le imprese di medie dimensioni (con oltre 50 occupati) indicano di utilizzare mediamente il 75% della propria capacità, mentre le aziende più piccole rivelano un tasso del 59,6% – prosegue lo scritto –. Il confronto settoriale mostra invece un più elevato utilizzo per le imprese del settore metalmeccanico (72%) mentre le imprese tessili risultano più penalizzate (56,5%). Nel caso degli altri settori il dato si attesta al 67%. Il contributo alla produzione determinato mediante pratiche di outsourcing è di circa l’8%; le imprese del campione comunicano di rivolgersi in prevalenza a soggetti operanti sul mercato domestico (6,1%) mentre il contributo dei subfornitori esteri risulta inferiore (1,5%). Le previsioni per il secondo semestre dell’anno risultano in linea con quanto rilevato tra gennaio e giugno; il dato medio risulta pari a +2,3%».
Si lavora con l’estero, ma con chi? «Il principale mercato estero di riferimento è rappresentato dai paesi dell’Europa Occidentale che assorbe oltre la metà delle esportazioni (il 22,6% del fatturato totale) mentre verso l’Europa dell’Est è diretto il 3,9% delle vendite. Ulteriori aree di interesse riguardano gli Stati Uniti (3,3%), i BRICS (3,0%), l’Asia Occidentale (2,7%) e l’America Centro-Meridionale (1,4%). La quota di fatturato generato sul mercato domestico è pari al 59%. All’interno del campione le imprese mostrano attitudini diverse nei confronti dell’export. Le imprese di medie dimensioni (oltre i 50 occupati) fanno emergere una maggior propensione all’export, con un 50% del fatturato totale realizzato oltre i confini domestici. Per le aziende di minori dimensioni l’export contribuisce invece a determinare il 34% delle vendite. Considerando il settore merceologico, le aziende più attive risultano essere quelle metal meccaniche, con un export pari a circa il 51% del fatturato; le imprese tessili e quelle degli altri settori mostrano comunque una grande attenzione agli scambi internazionali rispettivamente con una percentuale del 35% e del 37%». [md, ecoinformazioni]