Matteo Renzi

Lucini chiede di rivedere il Fondo di solidarietà

Lucini02«I criteri sono inspiegabili, ingiusti, insostenibili. Siamo il secondo capoluogo in Lombardia e il sesto in tutta Italia per contributi versati» afferma Lucini ritenendola una sperequazione inaccettabile.

Il sindaco di Como Mario Lucini ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi, trasmessa per conoscenza anche a Roberto Scanagatti, sindaco di Monza e presidente Anci Lombardia, e ai parlamentari comaschi, sul Fondo di solidarietà. Tutto nasce dalla richiesta di 11,3 milioni al capoluogo lariano, mentre città con una popolazione simile pagano molto meno come Varese, con 6,7 milioni.

«La nostra non è una guerra ma è una richiesta di aiuto – dichiara il sindaco di Como Mario Lucini –. L’attuale sistema alla base del fondo di solidarietà va rivisto, i criteri sono inspiegabili, ingiusti, insostenibili. È una questione urgente e che mette a rischio la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini ancor più del patto di stabilità che pure andrebbe rivisto. In più sedi abbiamo presentato le nostre perplessità ma senza grandi risposte e non sapendo più a chi rivolgermi ho scritto ieri al presidente del Consiglio».

«Mi sono preso la briga insieme al consigliere Marco Tettamanti [capogruppo di Como civica] di mettere in fila tutti i comuni capoluogo – prosegue il primo cittadino –. I criteri di ripartizione sono oscuri e si richiamano a voci relative a Imu/Tasi probabilmente riferiti a dati storici. La leggibilità dei dati e dei criteri è difficile e i risultati incomprensibili. Il 20% delle entrate tributarie i cittadini comaschi le girano allo Stato. Mi piacerebbe capire perché i valori Imu di Varese e Bergamo siano così diversi da quelli di Como e questo comporti che i comaschi contribuiscano di più al fondo rispetto a Varese e Bergamo».

«Como con 133,28 euro per abitante è la seconda città in Lombardia dopo Milano (183,95 euro) a versare più contributi al fondo – precisa una nota di Palazzo Cernezzi –. Dopo Como si trovano Lecco (128,48 euro), Lodi (107,13 euro), Monza (104,36 euro), Brescia (103,16 euro)».

«A livello nazionale Como è al sesto posto dopo Olbia, Siena, Milano, Padova, Roma – aggiunge Lucini –. Non metto in discussione il principio del fondo, è logico ridistribuire le risorse per ridurre le sofferenze dei comuni più deboli ma è inaccettabile la sperequazione che esiste con i comuni vicini e con una storia simile come Varese e Busto Arsizio» (il confronto con altre città). [md, ecoinformazioni]

Renzi e Poletti dimezzano il taglio al fondo, per i patronati non è sufficiente

7602_777374918985578_1684510253909668014_nLo scrivono in un comunicato i patronati del CE -PA (Acli, Inas, Inca, Ital):«Il presidente del consiglio aveva assunto pubblicamente, confermato anche dal ministro Poletti, l’impegno le risorse per salvaguardare l’esistenza di un servizio di pubblica utilità indispensabile per tutti i cittadini».

Il dimezzamento dei tagli al Fondo Patronati non è sufficiente a scongiurare il rischio di mettere in ginocchio la tutela gratuita assicurata dai patronati. E’ questo il commento a caldo di Acli, Inas, Inca e Ital rispetto alle notizie che annunciano l’intenzione del governo di ridurre da 150 a 75 milioni di euro i tagli al Fondo patronati, contenuti nella legge di Stabilità.
«75 milioni di euro – continua i comunicato – continuano ad essere una cifra enorme, insopportabile per una rete che ogni anno assicura a milioni e milioni di persone la gratuità dei servizi di tutela e assistenza in ambiti che vanno dalla previdenza alle prestazioni socio-assistenziali. Per questa ragione, Acli, Inas, Inca e Ital continueranno la loro campagna di sensibilizzazione verso le istituzioni e il Parlamento, fino a quando non verrà cancellata del tutto una norma inaccettabile sia sotto il profilo economico, sia per ciò che riguarda il merito e il metodo.I patronati del Ce.Pa. sottolineano ancora una volta che il Fondo dei Patronati è alimentato da una quota dei contributi previdenziali obbligatori versati ogni anno da lavoratori e imprese e non può e non deve rientrare nelle disponibilità del bilancio dello Stato. Se le indiscrezioni di stampa dovessero essere confermate, il Governo, di fatto, si renderebbe responsabile di introdurre una tassa occulta a carico delle persone più bisognose che, pur continuando a pagare integralmente la contribuzione previdenziale, dovranno rinunciare alla gratuità dei servizi offerti dal sistema patronati, vedendosi sottrarre una parte dei propri soldi.
Già 700.000 persone hanno firmato la petizione “ No ai tagli ai Patronati” e si moltiplicano le dichiarazioni di sostegno ai patronati da parte di enti ed istituzioni.
Per Acli, Inas, Inca e Ital, la partita, quindi, non è chiusa. Ci auguriamo – affermano i quattro patronati – che l’annuncio sia solo un indizio positivo della disponibilità del governo a rivedere l’orientamento espresso nella legge di Stabilità, un primo passo verso la cancellazione dei tagli». [aq, ecoinformazioni]

Cinegiornale/ Cgil: Renzi luce e guida

cinegiornale senzaAnche la Cgil propone (sul suo sito nazionale) un cinegiornale e la satira rappresentando le gesta del capo supremo del Partito democratico e presidente del consiglio come lo avrebbe raccontato la stampa del regime fascista nei suoi cinegiornali. Da non perdere.

Giovani e dinosauri al Big bang

Nella sezione Note in condotta della rivista comasca école, idee per l’educazione il vicedirettore Andrea Bagni contesta la proposta di Matteo Renzi  definendola un misto di accettazione e accelerazione dell’esistente. «Sarà perché vivo a Firenze, ma mi colpisce molto l’attuale dibattito fra giovani rottamatori e vecchi dinosauri. C’è qualcosa che non torna. Chiaro che esiste un disastro della condizione giovanile. La grande donna nuda di Altan dice, Il futuro non lo voglio più, portatemi il conto e basta. C’è anche il problema di una classe dirigente che in Italia è gerontocratica o genealogica, nepotista. Legg il seguito dell’articolo su école.

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