Più razzisti per colpa di politica e media

Contiene il racconto dettagliato di otto storie emblematiche, la descrizione sintetica di 398 casi di discriminazione e razzismo dal gennaio 2007 al luglio 2009 e l’analisi delle norme che hanno strutturato le politiche migratorie del nostro paese definendo meccanismi di discriminazione e esclusione dai diritti il Rapporto sul razzismo in Italia, edito da Manifestolibri e presentato dalla curatrice Grazia Naletto venerdì 29 gennaio in un duplice appuntamento al liceo classico Volta nel pomeriggio e alla libreria Punto Einaudi in serata.

Punto di partenza uno sguardo sulla nostra realtà quotidiana con la ricerca svolta da Michele Donegana di ecoinformazioni (pubblicata sul numero 399 del mensile) sui media locali alla ricerca di notizie di avvenimenti di chiara matrice razzista.
Il 2009 comasco conferma la tendenza nazionale con episodi di diverso genere e peso: dall’incendio
doloso alla lavanderia di Lurate Caccivio agli insulti razzisti nella partita del campionato juniores provinciale Novedratese Atletico Erba, alla quota del 20 per cento per l’accoglienza di bimbi stranieri nei nidi cittadini ai proclami antislamici nel consiglio comunale di Como.
«I fenomeni di razzismo, pur avendo una loro specificità, sono legati ai flussi migratori  ̶  ha spiegato Grazia Naletto  ̶ : negli anni ‘80 con la definizione di vu cumprà si stigmatizzava l’intera Africa; nella seconda metà del 2007 il dibattito pubblico si è incentrato sulla sovrapposizione non nuova tra migranti e criminalità: albanesi e rumeni sono stati identificati come categorie di soggetti propensi a delinquere».
«La tendenza è alla rimozione della presenza di un “problema razzismo” ̶  ha chiarito la curatrice del Rapporto   ̶ , ma affermare che esiste il razzismo è cosa ben diversa dal fare generalizzazioni indebite. Anche in casi di aggressioni gravi come per il cittadino indiano bruciato a Nettuno, la violenza subita da Emmanuel Bonsu o l’uccisione di Abdul Guibre i media hanno per lo più sostenuto la tesi del caso isolato evitando di riconoscere il carattere discriminatorio e razzista di questi avvenimenti».
Non si deve generalizzare, ma certo è in aumento la cultura razzista, quella che tratta in modo diseguale le persone a seconda della loro nazionalità, dell’aspetto fisico e della religione praticata. E la strumentalizzazione della questione immigrazione per fini politici è chiara, basti pensare all’allarme sicurezza continuamente rilanciato.
«Negli ultimi tre anni il processo di legittimazione del razzismo è avvenuto prima a livello politico, poi mediatico e infine si è diffuso nella società – ha denunciato la vicepresidente di Lunaria –: i casi di discriminazione non sono una novità, ma in passato gli autori avevano una certa reticenza nell’esplicitare il sentimento di intolleranza, mentre oggi sono caduti i freni inibitori, non ci si vergogna più, il razzismo è stato normalizzato, è diventato un fatto ordinario grazie all’interazione reciproca di effetto mediatico e politiche xenofobe che agiscono nelle costruzione del senso comune e dell’opinione pubblica».
L’unica via praticabile contro la rimozione è la narrazione, bisogna raccontare quello che accade e questo si cerca di fare nel Rapporto, che è comunque un’analisi parziale dal momento che le fonti sono i media e i casi che acquistano visibilità mediatica sono minoritari rispetto alla realtà.
Non si possono però dimenticare storie clamorose ed esemplari di come i mezzi di comunicazione alimentino questa tendenza contribuendo alla creazione di un’immagine sfalsata della verità: nelle prime ore successive al delitto di Erba Azouz Marzouk fu indicato con certezza colpevole dalle maggiori agenzie di stampa in virtù della sua diversità quando poi gli assassini accertati furono gli italianissimi vicini di casa; Erika e Omar a Novi Ligure accusarono extracomunitari della strage da loro commessa e furono creduti per giorni perché è facile accettare l’idea di stranieri cattivi.
L’omicidio di Abba a Milano non fu descritto come episodio di efferata e ingiustificata violenza, ma fu in un certo senso attenuato dalla definizione della vittima come “ladro di biscotti”.
Rivolgendosi in particolare agli studenti e alle studentesse del liceo classico Volta, Grazia Naletto ha concluso il suo intervento con un invito: «È indispensabile un lavoro di osservazione a livello locale anche nel mondo della scuola dove molti episodi vengono etichettati genericamente come atti di bullismo anche quando la matrice razziale e discriminatoria è indubbia». [Antonia Barone, ecoinformazioni]

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