Movimento 5 Stelle

Schermaglie sul muro fra sindaco e opposizione nella seduta di lunedì 15 febbraio. Verrà abbattuta la torre scenica de Teatro sociale.
«Vi annuncio un’interpellanza per chiarire la questione dell’Iva al 10 o al 20 per cento per il cantiere delle paratie», così Roberta Marzorati, Per Como, che ha chiesto chiarimenti sulle spese per il muro del lungolago nelle preliminari del Consiglio comunale di lunedì 15 gennaio. Sulla stessa opera è intervenuto Marcello Iantorno, Pd, «chiediamo un Consiglio straordinario per capire se il danno è stato già prodotto in fase progettuale ed è vero che sia possibile quantificarlo a 1,7 milioni di euro». Il consigliere democratico ha poi attaccato i responsabili del cantiere «l’ingegner Ferro e Viola sono stai sfiduciati da questo Consiglio, avrebbero dovuto avere la sensibilità di dimettersi».
«In questa assemblea non c’è più neanche la buona educazione. Io né minaccio, né prendo in giro – è intervenuto il sindaco Bruni – per quanto riguarda la questione suddetta ho comunicato quanto detto dalla Conferenza di servizi». «Un organismo obiettivo e fuori dalla mischia – ha precisato il primo cittadino – che ha affermato che si tratta di errori progettuali non di un’attuazione sbagliata».
All’attacco si è lanciato poi anche Luca Gaffuri, Pd, «un tempo si diceva promuovere per rimuovere, ora assistiamo all’esatto contrario – ha detto riferendosi all’ex Assessore Caradonna dimesso e mandato a Infrastrutture lombarde – dovremmo istituire una cassa integrazione per ex assessori ci permetterebbe di evitare cose mai aspettate…».
Silvia Magni, Pd, ha chiesto di trovare una soluzione all’uscita delle scuole in via Madruzza, con macchine posteggiate che intralciano il traffico e ragazzi costretti a camminare in mezzo alla strada, Vittorio Mottola, Pd, ha chiesto la sistemazione dell’illuminazione nel centro di Sagnino, «città di Volta? Ma dove?», dove il buio ha permesso un furto in un bar. Giampiero Ajani, Lega, ha chiesto delucidazioni sulla chiusura anticipata di una mostra in Biblioteca comunale, mentre Marco Butti, Pdl, è tornato «sulla sicurezza in città nello specifico in piazza Roma», dove finti posteggiatori molestano chi lascia la macchina.
Appena insediato il Consiglio il presidente Pastore ha chiesto l’inversione dei lavori e la posticipazione della discussione sull’Autunno musicale per parlare invece della sistemazione del retro del Teatro Sociale. Dato il disaccordo delle minoranze si è andati ai voti dove la maggioranza ha deciso di attuare lo scambio di argomenti.
«Siamo stati costretti ad usare una procedura d’urgenza – si è giustificato l’assessore Faverio durante la spiegazione della delibera – dato che i tempi erano estremamente stretti e abbiamo avuto un parere favorevole dalla Sovrintendenza solo il 25 gennaio».
Il progetto, così come già approvato dalla Giunta, prevede l’abbattimento della torre scenica dell’Arena del Teatro Sociale, edificata negli anni ’30, per 10.351 metri cubi, mentre ne verranno riedificati altri 1.480, di cui 344 fuori terra.
«C’è una convenzione con i Palchettisti per un utilizzo da parte del Comune dell’area?» ha chiesto Gaffuri, «ci sarà un impegno di spesa anche per il Comune dato che è comproprietario del Teatro?» ha aggiunto Bruno Magatti, Paco. Più voci hanno chiesto tempo per vedere le carte e la possibilità di aggiornare la seduta ma tutto l’incartamento deve essere prodotto entro venerdì 19 febbraio e Faverio ha ribadito la mancanza di tempo.
L’assessore assieme all’ingegner Laria ha precisato che i Palchettisti hanno preso l’impegno a concedere lo spazio per lo sviluppo culturale e turistico. I soldi per l’intervento, oltre che da un contributo regionale verranno raccolti lasciando l’area a parcheggio a pagamento durante il periodo invernale e con l’accensione di un mutuo le cui rate verranno coperte con l’affitto del ristorante (ora in ristrutturazione) sul fronte del Teatro.
Dopo una consultazione le minoranze hanno chiesto per bocca di Gaffuri di posporre la discussione della delibera per aver più tempo per riflettere, ma la maggioranza ha votato contro la proposta.
La minoranza ha quindi chiesto di riqualificare l’area ma di non lasciarla a posteggio nell’ottica dell’apertura dell’autosilo del Valduce che andrà a coprire i bisogni della zona.
Per questo hanno proposto un emendamento alla deliberazione bocciato dalla maggioranza con Area 2010.
Durante il dibattito finale anche le opposizioni hanno votato a favore, «per il bene della città» come ha precisato Mottola, tranne il solo Alessandro Rapinese, Area 2010, che ha votato contro e le astensioni di Donato Supino, Prc, e Gianni Imperiali, Pd. [Michele Donegana, ecoinformazioni]
Domenica 14 febbraio 2010 alle 17 all’Archivio di Stato di Como in via Briantea 8. Intervengono: Giuseppe Battarino (magistrato), Alessandra Fusco (studiosa di diritto); Fabio Cani e Gerardo Monizza (storici).
Il 9 giugno 1910 la rete trascinata da una barca con a bordo un gruppo di pescatori e di villeggianti si impigliò a pochi metri dal vecchio molo di Moltrasio. Venne trascinato a riva un baule che – aperto – rivelò di contenere il cadavere di una donna.
Da questo ritrovamento casuale si ricostruì un delitto: Mary Scott, una turista americana, era stata uccisa nella notte tra il 5 e il 6 giugno dal suo giovane marito, Porter Charlton, il quale aveva cercato di occultare il cadavere gettandolo nel lago, fuggendo poi e imbarcandosi a Genova su un piroscafo diretto a New York. Immediatamente arrestato al suo arrivo negli Stati Uniti, confessò e si assunse tutta la responsabilità.
Nonostante questa mancanza quasi totale di suspense, il “delitto di Moltrasio” attirò nei giorni immediatamente seguenti al ritrovamento del corpo della vittima l’attenzione dei giornali locali, nazionali e internazionali, e intorno ad esso crebbe poi un mito che non scemò nemmeno dopo che l’omicida – a distanza di oltre cinque anni dai fatti – venne condannato a una pena piuttosto lieve.
La ricostruzione di quella vicenda – grazie al copioso fascicolo del processo di Corte d’Assise conservato all’Archivio di Stato di Como – permette oggi a cent’anni di distanza di gettare uno sguardo su un mondo che ci illudiamo di conoscere (il nascente turismo internazionale, la vita quotidiana della Belle Époque, le consuetudini investigative e giudiziarie, i meccanismi dell’informazione) e che riserva invece continue sorprese.
È sempre più contestato il secondo lotto della tangenziale comasca che dovrà essere costruita all’interno del più vasto progetto della Pedemontana. Si profila per questa sera, mercoledì 10 febbraio, al Centro sociale di Senna comasco la nascita di un Comitato intercomunale di difesa del territorio.
Dopo la nascita del Gruppo Salvabrughiera (www.salvabrughiera.com) «un gruppo spontaneo nato per difendere la brughiera compresa tra i Comuni di Senna Comasco, Capiago Intimiano, Cantù e Orsenigo, che sarà completamente distrutta qualora venisse realizzata la variante fuori terra del secondo lotto della nuova tangenziale di Como (a sua volta inserita in un eventuale progetto di autostrada Varese-Como-Lecco, ma non a questo vincolata)», si profila per questa sera, mercoledì 10 febbraio, al Centro sociale di Senna comasco la nascita di un Comitato intercomunale di difesa del territorio. Un’organizzazione che si propone di raccogliere amministrazioni pubbliche e associazioni, oltre ai singoli cittadini.
La preoccupazione è sempre quella della salvaguardie degli ultimi scampoli di aree verdi presenti nel territorio minacciate dalla costruzione della tangenziale comasca.
«Il Comune di Senna sarà il più colpito – ha precisato Anna Maspero di Salvabrughiera – divideranno Senna da Navedano, la strada passerà poi sotto Capiago e ritornerà alla luce, in parte in trincea in parte su piloni, nella zona della cascine e fino ad Orsenigo».
«La bocciatura del progetto che prevedeva il passaggio sotto Montorfano da parte del Cipe – ha spiegato Maspero – non vuol dire il suo accantonamento, rimane la possibilità di un’opera più semplice e meno costosa fuori terra. Per cui nelle ultime zone verdi».
«Anche chi dice che tutto rimarrà fermo perché non ci sono fondi non tiene conto dell’inserimento dell’opera nel Progetto territoriale di lungo termine della Regione e che quindi rimane operativa».
Dopo la nascita del Comitato sono previste iniziative sul territorio di sensibilizzazione dei cittadini, tra cui continua la raccolta di firme contro l’opera sia negli incontri pubblici che sul sito del Gruppo Salvabrughiera.
La maggioranza a Palazzo Cernezzi nella seduta del Consiglio di lunedì 8 febbraio ha bocciato tutte le proposte in favore del trasporto ferroviario.
Nelle preliminari al Consiglio comunale Pasquale Buono, Pdl, si è espresso contro i vandalismi che hanno colpito i servizi igienici dei giardinetti di via Italia Libera.
Mario Lucini, Pd, dopo l’inaugurazione del cantiere per la Pedemontana, si è scagliato contro la tangenziale di Como definendola ridicola: «avremo solo una mezza tangenziale di due chilometri e a pedaggio; chi mai la utilizzerà? È una situazione che supera la soglia del ridicolo».
Luigi Bottone, Liberi per Como, ha chiesto di intervenire con una deviazione alla foce della roggia Valeria, a Villa Olmo, da dove periodicamente si hanno versamenti di gasolio nel lago.
Il suo compagno di gruppo Emanuele Lionetti ha invece denunciato la situazione delle strutture utilizzate dalla polizia locale: la tettoia per i mezzi puntellata e lo spogliatoio femminile inagibile.
Sempre per Liberi per Como è intervenuto Carlo Ghirri «il nostro gruppo ritiene di dissociarsi da qualunque decisione presa sulla gara d’appalto per i rifiuti urbani», per la nuova formazione consiliare «non c’è stata una gara ma un rinnovo di contratto, con tra l’altro l’aumento dei costi».
Roberta Marzorati, Per Como, ha annunciato la consegna di una petizione con firme raccolte per denunciare la situazione ambientale in via Milano: «tutti i ragazzi che seguo residenti lì hanno problemi respiratori!».
«Domenica i vialetti del Cimitero maggiore erano impraticabili» ha dichiarato Vincenzo Sapere, Gruppo misto, che ha chiesto la pulizia dalla neve anche nei cimiteri cittadini una volta finita l’emergenza per strade e marciapiedi.
Il consiglio ha quindi ripreso la discussione sui trasporti pubblici, la “cura del ferro”, alla presenza di 20-30 pendolari comaschi.
«Non si respira più!» ha precisato Donato Supino, Prc, che si è detto d’accordo con la proposta esposta dal capogruppo del Pd Luca Gaffuri, e che ha chiesto risorse per attuarla e «cambiare la logica di questo modello di sviluppo». «Bisogna fare scelte chiare! Per questo ho votato contro la Pedemontana, non aprioristicamente ma argomentando a favore del sistema del ferro in città – ha proseguito – e per questo sono contrario alla terza corsia dell’autostrada».
«L’utilizzo del trasporto pubblico è un problema culturale – ha esordito Bruno Magatti, Paco – io li utilizzo frequentemente ed ho visto ben pochi amministratori pubblici utilizzarli». Il consigliere della rondine ha quindi ricordato la proposta, approvata, di una linea circolare che collegasse la stazione di S. Giovanni con zone poco servite, come via Crispi, che però non ha ancora avuto attuazione e il progetto di metrotramvia.
Marco Butti, Pdl, ha lodato gli interventi dell’ex assessore comunale Caradonna e di quello provinciale Tambini verso le Ferrovie Nord per un miglioramento del servizio e ha citato gli interventi di ristrutturazione e miglioramento delle stazioni di Grandate – Breccia e Como Nord Camerlata, prendendo posizione contro la proposta delle minoranze. «Non è che votare contro questa delibera voglia dire essere contro i pendolari» ha sottolineato il capogruppo del Pdl che si è detto fiducioso nella capacità d dialogo dell’Amministrazione provinciale.
Un discorso che ha irritato Vittorio Mottola, Pd, intervenuto di petto contro l’esponente del Pdl, chiedendogli di entrare nel merito della questione con un tono anche sopra le righe, raccogliendo gli applausi del pubblico.
Dopo la proposta di Bottone di votare per punti è nata una querelle sulle modalità di votazione su cui è intervenuto per chiarimento il vicesegretario Emoroso.
«A Brescia sono stati pagati 5 milioni di euro per nuovo materiale rotabile, a Biella è stata fatta una gara per avere un nuovo gestore del trasporto ferroviario» ha replicato Gaffuri rimarcando la possibilità di un intervento pubblico per un miglioramento del servizio ferroviario. «Como si deve pensare come città capoluogo – ha aggiunto il capogruppo del Pd – a Cantù il Consiglio comunale ha votato all’unanimità per il potenziamento della Como – Lecco».
Ai voti il primo punto della delibera, che chiedeva in maniera prioritaria all’assessore regionale ai trasporti e al presidente Formigoni il ripristino di un collegamento internazionale di almeno un treno all’ora sulla linea del S. Gottardo, è stato approvato con i voti favorevoli delle minoranze e di Liberi per Como e l’astensione della maggioranza. Approvata anche la «riqualificazione e ristrutturazione delle stazioni ferroviarie di S. Giovani e Albate Camerlata» e chiedere l’incremento dei collegamenti con le stazioni da parte di Asf.
Bocciati invece da tutta la maggioranza il potenziamento della Como – Lecco, lo stimolo alla nascita della metrotramvia, la sosta agevolata per i pendolari a S. Giovanni (che ha suscitato gli applausi ironici del pubblico al grido di «venite a Milano tutti i giorni con noi!» e «non avete rispetto!») e l’interscambio modale alla Stazione di Camerlata – Albate. Non sono passate poi il trovare soluzioni per la sosta dei veicoli a ridosso del confine per chi utilizza la stazione di Chiasso, riqualificare piazzale S. Gottardo e i vicini giardini, un info-point per i turisti a S. Giovanni e una campagna di informazione per incentivare l’utilizzo dei servizi ferroviari come i treni da Albate a Chiasso (attualmente due all’ora).
Al della delibera nel suo complesso, le sole parti approvate, la maggioranza ha bocciato tutto, mentre il pubblico, con anche il consigliere Sapere, è uscito urlando «vergogna!».
Dopo una sospensiva di dieci minuti chiesta e ottenuta da Iantorno per preparare l’argomento successivo, una proposta delle minoranze sull’Autunno musicale, i lavori non sono più ripresi. Parte della maggioranza ha abbandonato l’aula, nonostante il rientro in aula di Iantorno la seduta non è ripresa celermente e dopo quaranta minuti di stasi l’assemblea è stata aggiornata alla settimana prossima. [Michele Donegana, ecoinformazioni]