Welfare: la débacle della Lombardia

La difficile situazione economica e le scelte contradditorie e sbagliate della Regione Lombardia accelerano la crisi del welfare. In questo quadro è doveroso contrastare la logica dei tagli ai servizi sociali, che colpisce chi è più vulnerabile, ed impegnarsi per una riforma del modello di welfare di tutti e per tutti che combatta la frammentazione sociale. Le energie per affrontare questa sfida si trovano nel territorio. Da lì è necessario partire per costruire quel welfare oggi indispensabile a garantire diritti fondamentali delle persone. Per queste ragioni Il Forum del terzo settore della Lombardia ha deciso di promuovere un ciclo di incontri. A Como il convegno   Senza welfare non c’è sviluppo non c’è futuro si è svolto martedì 28 febbraio alle 17, presso la sede dell’Avc-Csv in via Col di Lana 5. Nutrita la presenza, una trentina i partecipanti con i vertici di molte delle organizzazioni che partecipavano al Forum del Terzo settore comasco ed il segretario della Cgil e sullo sfondo la consapevolezza che è il momento di sviluppare il percorso per ridare vita al luogo comune del Terzo settore lariano.

Nei saluti iniziali Fiorenzo Gagliardi, presidente dell’Associazione per il volontariato comasco, ricorda come la crisi economica vada affrontata con la prospettiva di realizzare una rappresentanza convinta del terzo settore. « Il welfare non è solo prerogativa esclusiva di provincia ed enti locali – ricorda Gagliardi – anche il mondo del terzo settore può, attraverso un maggiore confronto, dire la sua ». Prende la parola successivamente Giovanni Merlo, per il Forum lombardo del terzo settore: «Gli effetti della crisi economica spingono un ampio numero di cittadini ad aver bisogno di interventi di sostegno sociale e stanno aggravando le condizioni di disagio e discriminazione di chi, storicamente, convive con una situazione di marginalità. È importante portare la discussione sul futuro del welfare in Lombardia in tutte le sedi possibili. Lo scopo è doppio: dividere le informazioni e raccogliere allo stesso tempo opinioni, questioni e informazioni su come il terzo settore si sta organizzando. Io sono qui – conclude Merlo – per prendere nota di dubbi e idee e condividerli assieme a voi, per trovare soluzioni condivise».  La parola passa quindi  di Valentina Ghetti, ricercatrice  di Ricerca Sociale, che presenta la ricerca Come cambia il welfare lombardo: una visione d’insieme, realizzata con  Cristiano Gori, Cecilia Guidetti e Katja Avanzini. Il lavoro è un progetto di analisi e monitoraggio delle politiche sociali lombarde delle precedenti legislature di centro destra. Spiega Ghetti: « Nell’ultimo decennio in Lombardia le risorse hanno avuto un costante incremento,  (circa il 20% tra il 2000 e il 2010), con risorse dedicate che risultano comunque inferiori a quelle di altre regioni, con una tendenza sempre più evidente a favore del settore socio-sanitario rispetto al sociale; non a caso nella suddivisione della spesa corrente lombarda alle politiche sociali viene destinato solo il 7,1 %.  Nell’ultimo biennio la regione ha puntato molto sul welfare definito della responsabilità, dove si connettono le diverse risorse, profit e non profit. Un esempio è quello delle fondazioni – sottolinea Valentina Ghetti – le quali però non devono trarci in inganno. Possono svolgere un utile ruolo integrativo ma non possono sostituire le risorse pubbliche, anche perché la crisi ha colpito pure loro. In questi anni, a conferma di quanto rilevato a  livello internazionale, le sperimentazioni  hanno evidenziato limiti strutturali connessi alla gestione dei budget e al sottodimensionamento del mercato, ma soprattutto  limiti connessi alle reali  esigenze delle famiglie. La sfida futura – conclude la relatrice –  Sarà su come verranno giocate nei territori le riforme annunciate in tema di presa in carico e sulla regolazione dell’accesso. Oggi il collante delle risorse viene meno, cambia il ruolo,viene rafforzato quello imprenditivo del piano di zona e ritorna l’indirizzo alla coprogettazione con il terzo settore per promuovere interventi sperimentali ed innovativi. Le sfide della prossima programmazione saranno riuscire a valorizzare nei territori le risposte alternative, o anche sostitutive, dell’intervento pubblico che in questi anni si sono sviluppate. Scegliere quindi l’integrazione una volta per tutte ».

Numerosi gli interventi successivi, tra i quali quelli di Amleto Luraghi, segretario provinciale Spi Cgil;  Gianfranco Garganico, presidente Auser; Assunta  Peluso per la Retecomasca disabilità;  Franco Fragolino, presidenza regionale delle Acli; Gianpaolo Rosso, vicepresidente dell’Arci e Alessandro Tarpini, segretario della Cgil. Tutti hanno concordato sull’utilità dell’incontro e hanno sottolineato come le scelte politiche degli ultimi hanno compiute dalla regione siano state, di fatto, inefficaci.  I recenti provvedimenti economici dello stato e della stessa Lombardia hanno prefigurato un quadro sociale caratterizzato da mancanza di certezze, con la contrazione degli interventi sociali in particolare rivolti alle persone in difficoltà. Nel frattempo le comunità territoriali incontrano nuovi e vecchi bisogni sociali e sperimentano nuove forme di intervento sociale.  Fra gli interrogativi e le proposte fatte, è emersa la necessità e volontà di creare maggior dialogo all’interno di tutto il terzo settore, alla luce anche dai dati emersi dalla ricerca presentata da Valentia Ghetti. Il convegno, a livello regionale, è stato organizzato in collaborazione con Lombardia sociale e con i rappresentanti di enti gestori regionali, con il sostegno di Fondazione Cariplo, Fondazione Credito Artigiano, Fondazione Girola, Cgil e Cisl regionali. [Andrea Quadroni – ecoinformazioni]

 

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