
Paco-Sel/ Per un Bilancio innovativo con più investimenti sociali
Proprio perché i soldi sono sempre meno il Comune di Como deve approntare un bilancio coraggioso e orientato non alla riproposizione di scelte ereditate ma mettendo a bilancio maggiori investimenti per il riconoscimento dei diritti delle persone più fragili e quindi razionalizzando e tagliando settori meno vitali. In un Comune come quello del capoluogo lariano nel quale non si sono ancora attuate sperimentazioni (in corso a Milano e non solo) di forme di “reddito di cittadinanza”, sulle quali c’è persino una proposta della destrissima Regione Lombardia, maggiori sono le responsabilità delle forze politiche della sinistra e del centrosinistra fedeli alla Costituzione. Paco- Sel ricorda che È tempo di Bilancio e, pur nella consapevolezza delle difficoltà, è necessario che la giuta Lucini trovi: « strumenti innovativi per innescare processi inediti e investire in politiche sociali. Perché, come l’acqua, l’aria, il paesaggio, sono beni comuni anche l’istruzione, la sanità, l’assistenza, il sistema di protezione sociale. È la coesione sociale il modo per costruire benessere e speranza di futuro». Leggi il comunicato della portavoce e dei consiglieri di Paco-Sel.
«Ci apprestiamo ad affrontare un nuovo Bilancio di tagli e sacrifici, in un contesto di scarse risorse economiche, acuito dal drastico ridimensionamento dei trasferimenti da parte dello Stato ai Comuni. Noi di Paco–Sel siamo consapevoli delle difficoltà di chi si è assunto la responsabilità di governare Como in questo momento di crisi. Ma siamo anche convinti che una politica locale lungimirante, debba trovare strumenti innovativi per innescare processi inediti e investire in politiche sociali. Perché, come l’acqua, l’aria, il paesaggio, sono beni comuni anche l’istruzione, la sanità, l’assistenza, il sistema di protezione sociale. È la coesione sociale il modo per costruire benessere e speranza di futuro.
In Italia, e anche nelle nostra città, molti fanno fatica a considerare la spesa sociale, come strumento di bene comune. È diffusa l’idea che si tratti di una spesa improduttiva, un lusso che non possiamo permetterci. Pochi infatti, nel Paese e in città, vedono il benessere sociale come un bene di tutti, un bene comune. Perché, come l’acqua, l’aria, il paesaggio, sono beni comuni anche l’istruzione, la sanità, l’assistenza, il sistema di protezione sociale. Beni su cui si fa fatica a investire. Perché si fa fatica a riconoscere che il benessere, ovvero tutto quello che serve alle cittadine e ai cittadini per star bene nella vita sia un benessere collettivo, non individuale. Il lavoro, la casa, le risorse che permettono la vita quotidiana delle persone sono considerati bisogni individuali. Il benessere è considerata una condizione “privata”. La somma di tanti benessere privati dovrebbe dare il benessere della comunità, della città. Non è così la città è un organismo collettivo dove i diritti o sono di tutti o non sono.
Pensiamo che sia compito della politica un richiamo alla responsabilità di tutti i cittadini: non solo dei cittadini onesti contribuenti, ma cittadini consapevoli che con tributi e tasse partecipano e contribuiscono a creare benessere per sé e per gli altri. Le buone politiche sociali sono quelle che costruiscono strumenti di benessere: opportunità di lavoro, incremento di servizi alla persona, all’infanzia, agli anziani, a chi si trova in condizioni di fragilità. Sono quelle che favoriscono la coesione sociale, l’unica in grado di assicurare sicurezza a tutte e tutti.
L’attuale maggioranza ha aumentato nel corso degli anni l’impegno per le politiche sociali. È giusto sottolinearlo. La situazione sociale ed economica lo ha imposto. Ma è stata anche una scelta politica lungimirante e significativa. Non è bastato, non basta e temiamo non basterà.
In questi giorni la Giunta e gli uffici del Comune di Como stanno predisponendo il documento di Bilancio preventivo 2015 da sottoporre al voto del Consiglio. Le mutate norme ne rendono complessa la stesura anche sul piano squisitamente tecnico (dopo il primo anno tutto dovrebbe diventare più “semplice”, si potrà spendere “solo” quello che si avrà).
Dietro i numeri del Bilancio ci sono uomini e donne reali con progetti di vita e bisogni: persone e relazioni tra persone per noi devono essere al centro di ogni iniziativa amministrativa, quelle in situazioni di fragilità ancora di più. Compito della democrazia è ridurre al massimo la distanza tra ricchi e poveri.
La crisi che aumenta, aumenta anche a Como e aumenta il numero di cittadine e cittadini in condizione di fragililità economica e sociale. L’Italia è priva di una misura nazionale contro la povertà ed è uno dei pochi Stati membri dell’Unione Europea che non ha adottato qualche forma di “reddito minimo garantito”. Questo dà al Comune un’ulteriore responsabilità.
Il dibattito sul reddito minimo di cittadinanza che si sta sviluppando è inquinato da pregiudizi. Non si tratta di assistenzialismo (che secondo alcuni creerebbe “lazzaroni” a vita), e nemmeno di rispondere all’imperativo etico di contrastare le disuguaglianze. Si tratta di un reddito di dignità per chi non ha lavoro e rischia di trovarsi ai margini della società, senza riuscire a esercitare diritti civili e politici? Come potrà questa persona mantenere libertà di pensiero? Quali strumenti di welfare avranno in futuro i tanti giovani senza reddito o con un reddito insufficiente e saltuario, costretti a dipendere economicamente dalle famiglie?» [Celeste Grossi, portavoce di Paco-Sel, Luigi Nessi e Vincenzo Sapere, consiglieri di Paco-Sel nel Consiglio comunale di Como]