Pochi nati, troppa popolazione

Mercoledì 6 marzo si è tenuto, a Confcooperative, un incontro del Forum del Terzio settore Como con Beppe Livio e Patrizia Farina sui possibili scenari demografici, a livello locale e globale.

Ha offerto interessanti spunti di riflessione l’iniziativa, seguita da un piccolo gruppo di dirigenti del Terzo settore, riguardante le trasformazioni sociali lette in chiave demografica. Patrizia Farina, docente di Demografia all’Università Bicocca di Milano, ha parlato delle passate e future variazioni di popolazione a livello mondiale, mentre Beppe Livio, formatore, si è occupato del contesto locale. Francesca Paini, portavoce del Forum Terzo settore Como, organizzatore dell’iniziativa, ha aperto la discussione proponendo i temi fondamentali della conferenza: l’andamento della demografia ha un grande margine di prevedibilità e ci può fornire squarci di luce sul futuro prossimo. Livio ha presentato la provincia comasca dal punto di vista statistico, concentrandosi in prima battuta sul discusso fenomeno dell’immigrazione. Infatti i dati dei residenti mostrano che gli stranieri sono l’8% della popolazione (di questi la metà è europea), ma solo lo 0,7% è di pelle nera; questo a riprova del fatto che l’ “invasione” tanto temuta da alcuni politici è perlopiù un fatto di percezione e che non è caratterizzata prevalentemente da africani. Inoltre i dati di maschi e femmine stranieri, divisi per nazionalità, residenti in provincia evidenziano numeri simili: la maggior parte degli immigrati ha quindi un nucleo familiare e fa parte stabilmente della comunità comasca. La vera urgenza, che Beppe Livio ha voluto sottolineare, è un’altra: non cresciamo più. O meglio, gli unici dati di crescita demografica sono dati dai flussi migratori. Questo crea un grande problema: tra 15 anni in città a Como vi saranno circa 10.000 neo pensionati (ora 50enni) e solamente 5500 nuovi lavoratori. Chi pagherà le pensioni alla generazione dei cosiddetti “baby boomers”?

Patrizia Farina, docente della Bicocca ha spostato l’attenzione a livello globale citando alcuni dati e facendo comprendere come il problema del pianeta sia proprio il contrario: siamo troppi già oggi e nel 2050 potremo diventare persino 10 miliardi. E se i paesi ricchi restano stabili, con 1.7 figli per coppia, la preoccupazione proviene dai paesi del terzo mondo: i paesi poveri hanno infatti 2.6 figli per coppia, mentre quelli molto poveri (che rappresentano 1 miliardo di persone) ne hanno addirittura 4. Il boom di crescita demografica in questi paesi è dovuto al fatto che i miglioramenti sanitari, quali vaccini ed antibiotici, sono arrivati in pochi anni, mentre i paesi del primo mondo si sono adattati gradualmente all’evoluzione della sanità. Infatti, confrontando il 1950 con il 2015 in Africa la fecondità è rimasta la stessa: è la mortalità ad essere scesa in modo incredibile. Ad accompagnare la crescita dei paesi più poveri vi è l’inerzia dello sviluppo demografico dei paesi più ricchi, dove il declino della fecondità è lento ma costante. Questo porta ad un aumento degli anziani, che non è causato da un miglioramento del dato sulla vita media (non solo, almeno), ma proprio dal fatto che non vi siano più figli. La soluzione allo spropositato aumento demografico non è certamente questa: se difatti molti nati incidono sullo sviluppo (non si può infatti pensare al futuro, ma bisogna investire sulla scolarizzazione e sul presente dei nuovi arrivati), avere una bassa fecondità media fa soffrire inesorabilmente il welfare. La popolazione globale sta comunque convergendo verso basse demografie, con giuste politiche, ma la velocità di transizione ed il fatto che già adesso si sia superato un numero congruo di abitanti non fa ben sperare per il futuro. L’ultimo argomento trattato da Patrizia Farina è stata l’immigrazione. Andando contro quello che si sente spesso dire da politici di ogni schieramento, la docente ha avvertito sui possibili rischi del “aiutare a casa loro”: infatti questo farebbe aumentare vertiginosamente il numero di immigrati. Se decidiamo di portare ingenti aiuti umanitari ai paesi gravemente poveri, in molti decideranno di trasferirsi in paesi più ricchi; dalle nazioni davvero in crisi non si ha in effetti nessun flusso migratorio. L’esperta in ultimo ha spiegato come sia altrettanto sbagliato affermare di poterli accogliere tutti: questo porta ad una “guerra” tra chi si trova in fondo alla piramide sociale, portando i poveri del paese a scagliarsi contro gli immigrati. La docente ha concluso affermando che «la mobilità contemporanea si nutre di diversi fattori, di spinta ed attrazione, ed è impossibile da arrestare; per questo è necessario governarla». [Luca Spallino per ecoinformazioni]

Sfoglia on line le diapositive della relazione di Patrizia Farina.

Leggi anche l’articolo di Massimo Patrignani.

On line sul canale di ecoinformazioni i video di tutti gli interventi

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