Nkm0/ There’s no planet b/ Non si torna indietro, perché altre strade non ce ne sono

In un clima generale di presa d’atto verso la sfida che i cambiamenti climatici ci portano ad affrontare nei prossimi decenni si è tenuto il dibattito There’s no planet b, che ha messo allo stesso tavolo Fridays For Future Como, Alberto Poggio dell’Università di Torino, Gianluca Ruggieri dell’Università dell’Insubria, Paola Gilardoni, segretaria della Cisl Lombardia, e Francesco Pizzagalli, Consigliere di Unindustria Como con delega alla sostenibilità. A moderare Giacomo Magatti dell’Università degli Studi Milano-Bicocca e Associazione Rete per il Clima.

Dall’infinitamente piccolo all’enormemente grande, cambiamenti locali che alla lunga potrebbero influenzare l’internazionale. Ma, soprattutto, la disposizione al dover sacrificare qualcosa, come ha ricordato Alberto Poggio alla fine della chiusura di There’s no planet B, incontro tenutosi domenica 15 settembre alla fiera L’isola che c’è. Iniziato con i saluti di Giacomo Magatti, il dibattito si è protratto ben oltre le due ore preventivate, facendo slittare il pranzo agli avventori che, nonostante lo stomaco vuoto, hanno tenuto ben alta l’attenzione e non si sono risparmiati commenti o domande rispetto a quanto detto.

Dopo l’introduzione di Matteo Aiani, che ha riletto i punti fondamentali della mission di Fridays for future, la palla è passata a Magatti dell’Università di Torino, il quale ha ricordato come non c’è più tempo per esitare o trovare scuse per fingere che i cambiamenti climatici non esistano. «Una delle colpe della scienza è di essere troppo settoriale», ha ricordato, sottolineando come l’economia, oggi considerata per l’appunto scienza, abbia fallito nel non confrontarsi con gli altri ambienti scientifici per trovare la quadra di una sostenibilità mai esistita fino a qualche anno fa quando si andava a parlare di azienda o profitto. La palla è stata presa al volo da Francesco Pizzagalli di Unindustria, che nel suo intervento ha fatto notare come già le aziende del territorio si stiano dotando di un bilancio di sostenibilità: un documento che certifichi l’abbassamento degli sprechi, la qualità del lavoro per chi è impegnato nell’azienda e, soprattutto, gli investimenti da compiere per arrivare a una sostenibilità. «Non si torna indietro una volta intrapresa la strada della sostenibilità, anche perché di altre strade non ne esistono», ha infine ricordato sottolineando che, per una impresa, abbandonare il modello di business basato sul profitto per arrivare a un modello di investimenti per la qualità futura è la vera grande sfida che le varie Unindustria, Confindustria e in generale tutti gli enti che si occupano di lavoro devono affrontare nel futuro.

Un po’ meno battagliero l’intervento di Paola Gilardoni, della Cisl Lombardia, che ha però ammesso come il suo sindacato, oggi, abbia il problema di basarsi ancora su una società che ormai non esiste più. Oggi quello che il lavoratore necessita non è solo il lavoro, ma anche che l’ambiente, la sua famiglia, la casa e il mondo stiano bene. «Veniamo da una fase in cui abbiamo sostenuto interventi contingenti che guardano all’oggi e fatichiamo a pensare di mettere in campo risorse che guardino al futuro», ha detto la sindacalista facendo autocritica. Gianluca Ruggieri, invece, ha sottolineato come l’emergenza climatica è un fenomeno previsto dagli anni ’70 di cui il mondo non ha voluto curarsi in nome del progresso e del profitto sfrenati.

Al tavolo anche Francesco Cavalleri, esponente del Fridays Comasco e studente dell’Università dell’Insubria, che ha parlato a nome del movimento in diverse riprese per commentare quanto detto dai relatori. «Abbiamo parlato del fatto che tra le imprese si parli di un cambiamento qualitativo, al quale deve corrispondere, però, anche un cambiamento quantitativo», ha risposto ribattendo all’intervento precedente di Pizzagalli e dando il la a un nuovo giro di microfono che ha visto prima il rappresentante di Unindustria e poi Paola Gilardoni confrontarsi con le spinose questioni di un cambiamento immediato e necessario all’inversione di rotta chiesta dal movimento dei giovani. In particolare, Pizzagalli ha ribattuto con la necessità di avere delle scuole manageriali dove si insegni finalmente come la sostenibilità aziendale deve essere la base dell’impresa moderna, cosa per cui, come delegato a quella precisa materia, è anni che cerca di attivare sui territori lombardi. Paola Gilardoni ha commentato che la transazione verso una inversione di marcia, però, dovrà essere graduale seppur veloce, con l’idea che la cittadinanza sia la prima a cambiare le proprie abitudini per spingere poi la politica a fare nuove leggi in merito. Spunto ripreso da Ruggieri, che ha voluto ricordare l’importanza dei gesti simbolici di Greta Thunberg e del movimento Fridays For Future: una generazione che ha il coraggio di scuotere le vecchie chiedendo un futuro di sopravvivenza.

Interessanti anche gli interventi del pubblico: diverse persone che hanno voluto sottolineare come un modello della cosiddetta “decrescita felice” abbia fallito, e come sia necessario allontanarsi dall’idea del PIL, della crescita e del profitto a tutti i costri, se si vuole davvero pensare di creare un mondo in equilibrio e non squilibrato a favore, come detto anche da Poggio, di determinate fasce sociali. A diversi di questi spunti hanno provato a rispondere i relatori, tra cui sicuramente va considerato quello di Ruggieri: «Se l’Unione Europea non è riuscita a creare un programma per accogliere un milione di rifugiati siriani, come pensa di affrontare i previsti cento milioni di rifugiati climatici che si creeranno nei prossimi 50 anni?», che ci ha riportati in una dimensione di realtà di paesi in via di sviluppo che rischiano letteralmente di bruciare diventando desertici e inabitabili. A chiudere il cerchio l’interessante provocazione di Alberto Poggio: «Le automobili e in generale gran parte della tecnologia che utilizziamo è nata per una e sola fonte di energia: il petrolio. Non è che, forse, dovremmo ridisegnare tutto ciò che conosciamo in favore dell’elettrico? Non è che forse dovremmo trovare una alternativa al litio per le nostre batterie? Non è che, forse, dovremmo smettere di comprare frutta e pesce che vengono dall’altra parte del mondo?».

L’atmosfera su cui l’intervento si è chiuso non è stata né pessimista né ottimista, ma sicuramente le parole pronunciate durante questo dibattito devono essere prese come una sfida da vincere per cambiare, essere in pace con l’ambiente e finalmente superare un modello economico fallace e obsoleto. Magatti ha concluso ricordando che dal 28 settembre, nei supermercati italiani, si svolgeranno i Saturdays for future: momenti di sensibilizzazione verso chi va a fare la spesa per chiedere di fare scelte sostenibili e consapevoli, nonché dello sciopero globale del 27 che verrà seguito da ecoinformazioni.com.

In conclusione, nel piccolo di un paese del comasco, l’aria si è scaldata non per le emissioni di gas serra che affliggono la nostra provincia, ma per un ribollire di idee e di testimonianze di persone che a tutte le età cominciano a prendere consapevolezza di ciò che ci attende nei prossimi dieci anni. Forse è già troppo tardi per salvare tutto, ma siamo ancora in tempo, partendo dall’infinitamente piccolo, per salvaguardare, dare il buon esempio alle generazioni future e vincere gran parte della sfida che il cambiamento climatico impone. [Dario Onofrio, ecoinformazioni]

Già on sul canale di ecoinformazioni tutti i video dell’iniziativa.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: