
Il femminismo dal G8 di Genova a oggi

Nel primo dei due dibattiti sull’eredità del G8 di Genova alla Fiera L’isola che c’è 2021, il 18 settembre al Parco comunale di Villa Guardia nell’incontro organizzato dall’Arci di Como si è parlato soprattutto del movimento delle donne e di femminismo. Nell’incontro dal titolo Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo – PuntoG, il femminismo al G8 di Genova, Celeste Grossi (Arci) e Somia El Hariry (Arci Como) hanno dialogato con la giornalista Monica Lanfranco, direttora di Marea e autrice del libro che ha dato il titolo all’incontro.
La prima giornata dei dibatti della Fiera L’isola che c’è 2021 si è chiusa con un interessante confronto intergenerazionale sui temi del G8 di Genova in generale e sul femminismo in particolare.
Celeste Grossi ha introdotto il dibattito presentando le relatrici e introducendo il motivo dell’incontro: riparlare di Genova, non per celebrare, ma per ricordare un momento che ha segnato profondamente le vite di chi ci è stato e di chi aveva fiducia in un altro mondo possibile e contrario alla globalizzazione neoliberista.
Si è parlato del femminismo di allora, delle sue anime e dei suoi obiettivi e del recente libro di Monica Lanfranco sul femminismo. Un movimento marginalizzato ma che ha portato dei temi fondamentali che ancora sono più che mai attuali.
Grossi ha voluto inoltre ricordare Lidia Menapace, «maestra di vita e di politica, per me e Monica». Una partigiana, saggista, politica e femminista scomparsa lo scorso anno e influente figura della storia politica e sociale italiana che nel 2001, prima del controvertice, ha criticato la militarizzazione del confronto e valorizzato le molteplici pratiche alternative.
Somia El Hariry ha chiesto a Monica Lanfranco di raccontarle Genova, di quel movimento e della sua esperienza
Monica ha citato il Social Forum e l’esigua presenza femminile nel gruppo dei portavoce (2 su 20, lei e Raffaella Bolini). Ha parlato dell’importanza del confronto/conflitto anche di genere e della sua relazione con i maschi nel forum, con le giovani donne fuori dal movimento femminista (la maggior parte con le tute bianche) e le grandi madri contrapposte alle dure e pure che mostravano il mondo inflessibile e impositivo «è stato un confronto interessante fino a quando non ha iniziato a scorrere il sangue» .

Il bisogno di scrivere questo libro sul femminismo, sull’esperienza di PuntoG e su Genova, dice l’autrice, è nato dalla necessità di raccontare proprio quel movimento femminista marginalizzato e di rimettere al centro i contenuti, per poter produrre un lascito alle nuove generazioni. E farlo con uno slogan, ‘Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo‘, che più che rispondere a una logica quantitativa come quello del Social Forum, ‘Voi G8, Noi sei miliardi‘, sottolinea la qualità della condizione di libertà di quel mondo.
Monica Lanfranco ha raccontato quindi dell’interessante proposta del 2001 di spostare il Social Forum a La Spezia, che tuttavia venne rifiutata dallo stesso Forum con una votazione a maggioranza.
Questa scelta ha contribuito poi a causare un grosso errore, secondo lei, a Genova: la contrapposizione muscolare all’autorità e l’incarnazione di un modello in qualche modo maschile dimostratosi poi inefficace, che forse (e questo anche a detta di Grossi) poteva evitarsi appunto solo attraverso una organizzazione a La Spezia.
Attraverso quel modello di conflitto, un movimento quasi all’apice è stato ributtato indietro da una repressione senza scrupoli.
Alla domanda di Somia su come è possibile insieme al movimento femminista lottare contro il capitalismo neoliberta cercando di risolvere le problematiche della contemporaneità Monica Lanfranco ha risposto ricordando la forte presenza già allora del movimento nelle prima giornate di costruzione di una alternativa ai disvalori rappresentati dal vertice dei G8. «La base di tutte le violenze è la misoginia, l’odio verso le donne. Quando si mette in atto questo si è in un grande problema». Per questo è importante un forte movimento composto da donne e da uomini: per combattere sentimenti e logiche distruttive e costruire modelli di pensiero diversi, inclusivi e pacifici.

A un’altra domanda di Somia sul significato della copertina del suo libro Monica ha parlato delle mani bianche come segno di presenza pacifica dei corpi e non di resa e ha raccontato della manifestazione del giorno dopo la morte di Giuliani dove ha esortato la folla ad alzare le mani pacificamente in un momento di tensione, cosa che forse ha impedito una nuova escalation di violenze.
Alle persone più giovani ha detto infine di non cadere nella trappola della contrapposizione ma di cercare di costruire alternative tangibile mettendo al centro i temi.
A chiusura del dibattito si è aperto un confronto con il pubblico dove con interventi diversi ci si è domandati cosa si è imparato da quel 2001 e cosa può essere fatto per e con le generazioni.
[Daniele Molteni, ecoinformazioni] [Foto Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]
I video degli interventi: