
Lotto marzo studentesco a Milano
Non è una festa nè una ricorrenza, è un giorno come tanti di lotta contro un sistema patriarcale che opprime chi non è uomo bianco cis etero. Questo il messaggio portato in piazza da Non una di meno e dai collettivi studenteschi in una delle due manifestazioni che hanno animato Milano nella mattinata de Lotto marzo.
Un corteo di circa mille persone con l’associazione femminista unita a collettivi studenteschi, Uds, Cobas, Arci Lato B e altre sigle ha percorso il capoluogo lombardo da largo Cairoli ai giardini Guastalla parlando di femminismo e lotta antipatriarcale declinati in tutte le loro sfumature intersezionali. Contemporaneamente, un altro corteo si è mosso per Milano con alla testa Cobas e Fgc.

Una manifestazione che non poteva che rivolgere la propria complicità e solidarietà alle donne ucraine, uccise come moltissime altre persone civili nel conflitto russo-ucraino. Già vittime del patriarcato quotidiano, durante la guerra le donne diventano soggetti ancora più attaccabili, usati come arma di ricatto per dissuadere la resistenza militare e, al contempo, prime vittime degli abusi dei soldati occupanti. Un trattamento che vede le donne ucraine condividere le sorti di tutte le donne coinvolte in qualunque guerra: Siria, Palestina, Afghanistan sono solo alcuni dei paesi in cui la violenza militare si ripercuote sui civili. I manifestanti hanno chiesto dunque un disarmo totale, senza interferenze Nato nè russe, senza nazionalismi e senza interessi delle potenze che finanziano la violenza diffusa nel mondo. Le vittime degli interessi dei potenti sono sempre e solo i civili.

Ma le donne e le soggettività non cis-etero sono uscite danneggiate anche dalla pandemia: le violenze domestiche in lockdown sono aumentate andando ad incidere su una statistica che vede il femminicidio come uno dei reati più commessi in Italia e nel mondo.
Le istituzioni ed i media non solo non fanno abbastanza per punire e condannare chi viola i corpi non maschili, ma sono anche incapaci di educare al consenso e al rispetto dell’altro, giustificando la violenza domestica come eccesso di passione e arrivando ad empatizzare con i carnefici. Come già era successo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’inno de Lotto marzo è stato Un violador en tu camino, brano contro ogni violenza, fisica, psicologica ed economica, che ogni giorno le donne e le persone non binarie sono costrette a vivere nella società degli uomini.

Non una festa, dunque, ma un giorno di lotta che si avvia dall’affermazione anni ’60 “il personale è politico” estendendosi fino alle discriminazioni intersezionali che non solo rendono le donne inferiori rispetto agli uomini, ma gerarchizzano anche per nazionalità, professione (il sex work è ancora condannato come immorale) e scelte di vita che esulino dal ruolo materno-servile in cui la società troppo spesso le vorrebbe.
Ridurre a festività, a ricorrenza, questa giornata è un atto ipocrita in cui si pensa che un augurio e una mimosa possano cancellare l’oppressione sistemica che le donne vivono tutti i giorni e che interiorizzano fin dal periodo scolastico. Non stupisce che Sala, sindaco di Milano, pensi che militarizzare Milano sia la risposta corretta alle violenze sessuali verificatesi in Duomo a capodanno: le istituzioni non sono pronte ad affrontare la disparità di genere sul piano sociale perché ciò significherebbe un radicale cambio di prospettiva che inizia dall’istruzione.
L’avvento dei social e la medializzazione della vita mettono ogni giorno studentesse e studenti di fronte a modelli estetici e di vita insostenibili: corpi perfetti sono richiesti per essere ritenuti “belle/i” e la possibilità di diffondere contenuti privati porta ad un continuo rischio di isolamento da parte dei pari.
La scuola non solo non ha programmi di educazione al consenso, ma non si spende nemmeno per proteggere chi vive la scuola dalle fragilità che i canoni patriarcali possono creare, abbandonando ragazze e ragazzi a sé stessi e ponendosi anzi a difesa dei carnefici colpevolizzando le vittime di “svendere il proprio corpo”.
Il corpo è delle studentesse e degli studenti, hanno gridato invece i manifestanti, e sta a chi si assume la responsabilità di educare le generazioni future insegnare loro il rispetto dell’altro e del suo corpo.

Non per una giornata, ma ogni giorno ed in ogni luogo, allora, bisogna educare alla libertà ed alla parità di diritti economici e sociali di ogni soggettività, e i movimenti italiani stanno rispondendo presente attraversando le città per mostrare che Lotto marzo è ben più di una mimosa.
All’interno delle tante manifestazioni che si terranno per Lotto marzo, la giornata milanese continua con il corteo cittadino delle 18 da piazza duca d’Aosta, mentre anche a Como è stato chiamato un presidio per le 15 in piazza Verdi. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]