
Il verde a Como tra parchi e politica
Nella serata di lunedì 7 marzo si è tenuta la prima di quattro conferenze online intitolate La natura in città, la città per la natura, organizzate dal circolo Legambiente “Angelo Vassallo” sul tema della biodiversità.
Nella serata d’apertura sono intervenuti Marzio Marzorati, presidente del Parco nord Milano e coordinatore Federparchi Lombardia, Valentina Minazzi, responsabile parchi di Legambiente Lombardia, Giorgio Casati, presidente del parco Spina verde, Mirko Paulon, sindaco di Tavernerio e Angelo Valvassori, agronomo paesaggista a discutere con Giulia Tringali di Fuorifuoco sul tema del verde a Como.
Gli spazi verdi, dai parchi ai viali alberati, passando per le aiuole, svolgono diverse funzioni per l’essere umano: oltre a quella più intuitiva ambientale, infatti, hanno anche funzione estetica sia sul piano dell’effetto armonico sull’individuo che su quello dell’aspetto urbano. Città ed ambiente, ha sottolineato Marzorati, sono quindi in un rapporto simbiotico profondo e per un centro come Como, per la sua collocazione geografica e paesaggistica, il discorso si fa ancora più pregnante. Questo aspetto è stato rilevato anche da Valvassori, che ha posto l’accento sulla gestione come chiave per un felice rinverdimento della città, che non passa solo dall’esperienza architettonica ma anche dalla conoscenza di agronomi ed esperti del settore rispetto a come, dove e quali piante inserire nel tessuto cittadino.
Il verde urbano ha anche una connotazione sociale evidente e l’esperienza del parco Nord milanese è esemplare in questo senso: costruito in una zona ex industriale, periferica, quest’area è diventata un importante aggregatore sociale ed una risorsa per lo sport di cittadini che non possono permettersi il “verde privatizzato” del centralissimo e modaiolo Bosco verticale. Un ambiente sano deve essere per tutti, orizzontale e inclusivo, ed è in questo senso che anche una città come Como dovrebbe andare.
Inclusione che passa anche dal coinvolgimento della popolazione e, quindi, dal lavoro di associazioni ambientaliste come Legambiente. Minazzi ha sottolineato come questo lavoro vada in due sensi, ricettivo delle proteste delle persone stanche di vivere in zone inquinate ed industriali ed anche attivo nel volontariato e nelle iniziative di conoscenza e cura di parchi, fiumi e rilievi locali.
Un discorso che dà il la al progetto di cui è capofila il comune di Tavernerio, rappresentato durante l’incontro da Paulon e che ha ottenuto la gestione del Plis (parco locale di interesse sovracomunale) valle del torrente Cosia. Questa mossa rende sistematica la tutela di questo corso d’acqua e permette di entrare in sinergia con altre realtà istituzionali-ambientali come, ad esempio, la Spina verde.
Casati ha preso la parola descrivendo come il parco più importante di Como rappresenti una realtà fondamentale ecologicamente e per il benessere delle persone, ma sia in difficoltà per il cambiamento climatico, che ne minaccia la biodiversità. Il fatto che sia burocraticamente difficile realizzare vivai per rinforzare la popolazione vegetale del parco mette in pericolo uno dei veri e propri polmoni vegetali della provincia.
Finito un primo giro di interventi, la moderatrice ha portato i relatori a discutere sulla gestione delle risorse del Pnrr sul piano ambientale, una questione spinosa alla luce del fatto che i parchi sono esclusi come riceventi diretti dei fondi.
Un confronto tra gestione parchi e politica che si è concretizzato sebbene non su questo argomento quando si è collegato Paolo Annoni, assessore all’ambiente al comune di Como prima impegnato in consiglio comunale. Valvassori infatti lo ha messo alle strette sottolineando come, nonostante la professione di iniziative per favorire il verde comasco, verranno tagliati gran parte dei ciliegi di Giardini a lago; la giustificazione del politico, legata al decoro urbano, non ha soddisfatto l’agronomo, che ha notato che nonostante tutto il commercio prevale sempre sugli interessi ambientali.
La serata si è conclusa di fatto su questo tono, con la consapevolezza che in un momento così precario sul piano del clima se non si ascoltano le voci ambientaliste e degli esperti in materia si potrà fare poco per risolvere la situazione. La politica, anche a partire dalle città, avrebbe un ruolo centrale, ma troppo spesso fa troppo poco. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]