
Como pride, Como per tuttu
C’è qualcosa di molto reale nella politica studentesca comasca degli ultimi anni, qualcosa che fa capire che non c’è solo la forma, la sigla, l’ideologia, ma anche una volontà concreta di cambiamento. Forse la pandemia è stata determinante, ha fatto scatenare la scintilla di disagio che smuove anche la borghesia meno consapevole di esserlo; forse invece è il puro e semplice progresso culturale del ventunesimo secolo; fatto sta che il Como pride 2022 è stato un successo.
Un successo politico perché è stato coerente fino all’ultimo nel rifiuto delle istituzioni, quando la madrina Mixgender ha inveito contro il Pd, dopo che una sua rappresentante si era esposta troppo favorevolmente nei confronti del ddl Zan. Il pride di Como è un’occasione di lotta e la lotta non passa dai partiti secondo le e gli organizzatori.

Il personale è politico, recitava lo striscione dello spezzone studentesco, e sono stati i corpi ad essere al centro del corteo che sabato 9 luglio ha attraversato la perla del lago dal parcheggio dell’ippocastano fino ai giardini del Tempio voltiano. Corpi non conformi, invisibilizzati, arrabbiati, indecorosi, intersezionali ardenti di volontà rivoluzionaria.

Il Como pride ha rivendicato il proprio antirazzismo, ambientalismo, antifascismo e antispecismo in una serie di interventi che si sono opposti radicalmente a qualunque forma di esclusione e hanno contrapposto alla società del privilegio quella del mutualismo, dell’accoglienza e della libertà di esistere per come si è. Come ha affermato nel suo intervento Mel, di Intersexioni, dalla medicalizzazione al rifiuto familiare la discriminazione colpisce quotidianamente le soggettività Lgbtqia+. Il Como pride si proponeva come uno spazio sicuro in cui rivendicare chi si è senza temere di essere respinti, un’occasione di lotta contro una società retrograda.

Uno spazio sicuro ed uno spazio di lotta, dunque, ma comunque solo una tappa di un processo che non può che essere quotidiano, attraversare le vite di ciascuno e ciascuna dei partecipanti ed imporsi anche alle istituzioni. Le ed i manifestanti lo hanno ribadito davanti al comune: la giunta Rapinese, indipendentemente dal proprio colore politico, non avrà vita facile per quanto riguarda i diritti Lgbtqia+, e non basteranno provvedimenti di facciata per placare la lotta di Como pride, Arcigay e tutte le altre realtà coinvolte in questa battaglia.

Al termine del partecipato corteo, le oltre duemila persone che hanno sfilato per la città si sono appropriate dello spazio dei giardini a lago, dove si sono svolte le esibizioni delle drag queen (Mixgender, Myss Andrìa, Pseechiatria e Disléxia), delle band, di Fantahouse, madrine del Como pride, e dove erano allestiti banchetti con varie attività di svago, dal trucco allo scambio di vestiti, al baracchino di Party con noi e le sue iniziative di educazione sessuale.
Non sono mancati anche gli interventi di alcune realtà comasche che dato il loro contributo al positivo esito dell’iniziativa e hanno voluto affermare la propria vicinanza ad un pride che è davvero politicamente rilevante. Se l’intervento dell’Arci ha incoraggiato a lottare per essere felici ed esserne orgogliosi, con l’Anpi è stata ribadita la radice antifascista della manifestazione, anche in virtù del legame tra il paradigma patriarcale proposto dalla destra e la violenza omobitransfobica.

Il Como pride è stato, insomma, una festosa promessa di lotta che, dopo l’edizione statica del 2021, ha preso ulteriore credibilità e struttura nell’estate 2022. Il grido della città e dei territori vicini è stato chiaro: lo spazio per l’omobitransfobia è sempre meno, e sempre più persone faranno fronte unito contro ogni tipo di discriminazione. Anche una città storicamente di destra come Como dovrà prenderne atto, ed il tempo prima di essere travolti dall’Onda pride è sempre meno. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

Vai all’articolo di Gianpaolo Rosso con i video e altre foto del Pride.
Guarda i video di Beatriz Travieso Pérez degli interventi dal carro durante il Pride.
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