
Il pride tekno si prende Como
Oltre cinquecento persone hanno sfidato il caldo nel pomeriggio di sabato 15 luglio, per il terzo pride comasco da quando è stata ripristinata l’iniziativa. Tra rivendicazioni sugli spazi per esistere ed abitare, un corteo che ha attraversato la città da piazza Vittoria al Tempio voltiano ed un’ampia dose di musica tekno, non è semplice fare il bilancio di un’iniziativa che per dodici ore ha monopolizzato la scena urbana.
Quel che è certo, però, è che difficilmente si può pensare a un pride che prenda così sul serio l’idea di costruzione dal basso. Il concetto è stato chiaro fin dal preconcentramento, con due ore di tekno suonate dalla Val Curone tribe che hanno fatto ballare i manifestanti e lamentarsi tutti gli altri: il Como pride 2023 è stato una manifestazione per tutte le persone queer, alleate, militanti, antifasciste e antirazziste, non un pomeriggio di festa sponsorizzata e costruita a favore di turista.


Un tema, questo, centrale nel percorso politico dell’iniziativa, fortemente incentrata sulla questione degli spazi. Como infatti non è solo una città da cartolina, ma è anche un luogo invivibile per i cittadini, insicuro per le soggettività non conformi e respingente per chi non è disposto a spendere fior di denaro nei negozi del centro. Riprendersi la città allora non ha significato solo tingerla dell’arcobaleno Lgbtqia+, ma soprattutto strapparla alle logiche del profitto che la rendono di fatto inabitabile.
Alla luce di ciò, il coro «Ci sfruttano, ci sfrattano», intonato di fronte alla chiesa di san Francesco, ha assunto un particolare significato.
Dato l’imminente innesto di un cancello per impedire l’accesso alle persone senza fissa dimora che dormono sotto il colonnato, la piazza antistante questo luogo non poteva non essere un punto focale del corteo. Alcune manifestanti hanno mimato di essere ammanettate, a significare l’assenza di agibilità che le persone non ricche sono costrette a subire a fronte di politiche razziste e prive di qualunque misura welfaristica della giunta Rapinese; nel frattempo, oltre a rivendicare spazi per tutti e tutte e a sottolineare l’inumanità e la violenza del cancello, è stato lanciato il coro di cui sopra.


Il governo comunale locale, però, non solo discrimina, ma mira anche all’invisibilizzazione della comunità Lgbtqia+ stessa, come sottolineato nella seconda tappa della manifestazione, di fronte al Comune. Certo, il clima reazionario sul piano internazionale e nazionale non favorisce amministrazioni illuminate, ma l’attuale sindaco è un simbolo di quanto la politica si disinteressi delle esigenze della cittadinanza pur di ottenere consensi cavalcando l’onda d’odio del populismo.
Il pride non era una vetrina per le istituzioni e per una volta la città è stata effettivamente bloccata; forse fin troppo per le aspettative di cittadinanza e turisti, dati gli insulti ricevuti dal corteo al passaggio per il centro. Segni di disprezzo che, comunque, non hanno impedito l’intervento finale della parata, incentrato sul tema della non conformità negli spazi scolastici e sull’affermazione che la comunità studentesca transfemminista vuole poter decidere sul proprio corpo senza essere invisibilizzata o discriminata da un sistema educativo poco attento alle questioni di transizione, al tema delle carriere alias e al problema a volte temporaneamente invalidante del ciclo mestruale.

Il corteo si è concluso si fronte al Tempio voltiano dove dj Sofficino, che ha animato la parata, ha accompagnato le performance delle tante drag presenti e ha intrattenuto i e le manifestanti nell’alternarsi dei discorsi politici delle realtà aderenti.
Oltre alle rivendicazioni di Como pride sulle tematiche della visibilità trans e dei corpi non conformi, sono infatti stati accolti anche gli interventi di alcune delle tante realtà ed associazioni aderenti al Como pride 2023. Dunque Arcigay, Non una di meno, Agedo, Supporto attivo, Como senza frontiere ed Intersexioni hanno portato il proprio contributo politico e le loro battaglie transfemministe, di mutualismo, antifascismo ed antirazzismo, sostegno alla comunità Lgbtqia+ e lotta contro le mutilazioni genitali intersex.
La serata si è conclusa con un ritorno ai bassi suonati prima dall’impianto della Vct e poi, dalle colonne del Tempio, dalla 03 Unit crew, che dopo un riscaldamento techno ha suonato fino all’una di notte tekno ed acid house.
Il pride comasco del 2023 ha insomma sintetizzato, come già si era tentato di fare al primo maggio-street parade milanese, un’istanza “storica” di piazza e un movimento che solo negli ultimi mesi sta effettivamente imponendosi all’attezione pubblica. Che questo connubio abbia effettivamente funzionato è un punto dubbio sul pian politico, anche se è indiscutibile che la piazza sia stata tenuta sopra le trecento persone dalle due di pomeriggio a notte inoltrata, risultato non da poco in un pomeriggio comasco di metà luglio.
Al di là del valore prettamente politico dell’unione tra cultura rave e rivendicazioni politiche “classiche”, però, va sottolineato come la direzione presa dal Como pride sembra rispecchiare un’esigenza di socialità di cui sul lungolago si accenna da anni, senza però mai prendere direzioni concrete ed effettivamente percepibili dalla città. Se è vero che non esiste cattiva pubblicità, si può dire che la musica suonata alle 14 in piazza della Pace/vittoria sicuramente non ha lasciato indifferenti gli abitanti della zona e gli espositori delle bancarelle del mercato del sabato; il che è per quanto discutibile, un messaggio.
Non solo Como pride, però: durante la giornata si è vista e sentita l’impronta di altre realtà (come Quarto spazio ed Uds) che, nonostante il crescente clima repressivo che si respira in città, chiede e se necessario si prende in prima persona, uno spazio in cui vivere, esprimersi e ribellarsi. Il che, in effetti, è il senso primo del pride. [Pietro Caresana, ecoinformazioni] [Foto di Fabio Cani e Pietro Caresana, ecoinformazioni]
Guarda su ecoinformazioni tutti i video e altre foto della manifestazione.
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