Relazioni e risonanza a Contaminazioni

Relazione e risonanza sono due concetti che ho sentito fortemente presenti nella serata Contaminazioni, organizzata il 28 marzo da ecoinformazioni allo Spazio Gloria di Arci Xanadù a Como.

È banale affermare che ogni musica si fonda sulle relazioni tra suoni, ma forse vale la pena di soffermarsi su questa ovvietà. Queste relazioni sono di tipo melodico, ritmico, timbrico e danno origine a strutture molto precise (scale, armonie, ritmi ecc) che determinano forme musicali e generi molto specifici. Queste relazioni possono però non essere rigide e sapersi aprire consentendo l’incontro e lo scambio tra strutture diverse, soprattutto se si è in grado di cogliere ciò che unisce e non ciò che divide, pur mantenendo la ricchezza delle specificità.

Ogni riferimento alle relazioni tra le persone umane è ovviamente d’obbligo.

Il Flamenco – frutto dell’unione tra musica popolare andalusa e musica gitana – è forse già “predisposto” a questi incontri e forse la musica indiana è quella che più gli si avvicina se già Manuel de Falla a fine ‘800 aveva evidenziato notevoli analogie tra il cante hondo (la musica popolare andalusa) e musiche orientali, soprattutto dal punto di vista armonico e melodico, compreso l’utilizzo di intervalli più piccoli del semitono. Solide basi ha quindi il progetto a cui il gruppo Hindo Flamenco Collective ha dato inizio e ci auguriamo che possa proseguire approfondendo questa direzione.

Altre relazioni sono però state messe in atto nella serata: quella tra i tre musicisti tra loro e con la ballerina, visibile negli sguardi, nei gesti, nei respiri; quella tra movimento e suono, evidenziata dalla danza, ma fortemente presente anche nei gesti dei musicisti; quella tra artisti e pubblico, che ha accolto, accompagnato e sostenuto con calore e partecipazione lo spettacolo. Infine quella tra musica e immagine, messa in luce dal video di Andrea Rosso che presentava, con la consueta originalità e competenza, affascinanti immagini: forse troppo. A tratti mi sono chiesta se la fantasmagoria delle immagini non togliesse forza alla musica. Ma è forse una caratteristica di chi suona l’essere affascinati dai gesti del suonare e dallo scorrere della musica e non voler essere distratti da altro.

Affinché qualche cosa ci emozioni è necessario che entri in relazione con noi e ci faccia risuonare. Niente come i suoni, fatti di onde che vibrano, è in grado di farlo e da più parti si comincia a sottolineare come la nostra società abbia sempre più bisogno di “risonanza” per uscire dall’alienazione che la caratterizza (consiglio a questo proposito i bei testi di Hartmut Rosa: Accelerazione e alienazione o Pedagogia della risonanza).

Sicuramente la serata Contaminazioni ha fatto risuonare qualcosa in chi assisteva. Per qualcuno o qualcuna potrà essere stato il virtuosismo di Manisch Madankar che ha incantato non solo con la velocità funanbolica dei suoi ritmi, ma soprattutto con la sua capacità di far cantare la Tabla; oppure le sonorità insolite e affascinanti del sitar che Leo Vertunni ha saputo valorizzare con abilità; qualcuno avrà sentito più vicini i ritmi del flamenco di Alessandro Martin, altre e altri saranno stati catturati dal fascino, dall’energia e dalla fierezza di Elena “La nena”. E proprio in questo sta il valore della musica che il gruppo ha saputo far scaturire dall’insieme di queste componenti e che, proprio perché fatta dall’incontro di elementi tra loro differenti, ha saputo emozionare tutti e tutte. Speriamo di riuscire a ricordarcelo anche a concerto finito. [Mariateresa Lietti. ecoinformazioni]

Galleria di foto di Beatrix Travieso Pérez, ecoinformazioni.

Galleria di foto di Dario Onofrio, ecoinformazioni.

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