L’Altra Cernobbio/ Per un’economia giusta: più tutela del lavoro e diritti sociali

Primo blocco tematico per L’Altra Cernobbio dal titolo Un’economia per la giustizia e il lavoro. Focus su lavoro, politiche industriali e modello di sviluppo per un’economia diversa. Umberto Colombo (Cgil) e Giulio Marcon (Sbilanciamoci) hanno moderato gli interventi dei professori Roberto Artoni e Roberto Romano di teoria economica. Poi Alessandro Pagano, Salvatore Medici, Michele De Palma e Josè Trasmonte della Cigl hanno portato la realtà quotidiana e nelle fase finale spazio per l’intervento del ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del governo Draghi, che ha portato la propria esperienza di gestione politica.

In apertura di sessione spazio per Roberto Artoni dell’Università Bocconi, che per cinquant’anni si è occupato di finanza pubblica. Ma per parlare di finanza pubblica, Artoni ha posto soprattutto l’accento sul contesto economico e istituzionale di riferimento. A quali esigenze bisogna rispondere quando si parla di giustizia e lavoro? Sono tre le componenti abbiamo di fronte, dice il professore: il problema di distribuzione primaria, il problema di redistribuzione secondaria e problema di assetto istituziona sovranazionale europeo che deve consentire sviluppo di possibillità con principi combatibili con lavoro dignitoso e giustizia sociale. La distribuzione primaria a partire dal 1992 che è stata esigua e i salari che sono cresciuti meno rispetto a tutta l’area euro in Italia. «Ciò ha effetti su piano economico: ci sono stati un andamento dei consumi negativo e andamenti del Pil mediocri e peggiori rispetto a altri paesi europei». Inoltre, nel 2019 il reddito pro-capite ha avuto una caduta relativa molto forte rispetto al 2001 e rispetto agli altri paesi europe e la politica di regolamentazione del lavoro ha inciso profondamente negli anni. «La ripresa dei principi di equilibrio di forze contrattuali delle parti sociali è essenziale in questa regolamentazione anche per motivi macroeconomici», ha affermato il professor Artoni. La distribuzione primaria è regolata dall’intervento di redistribuzione, che riguarda il secondo punto e per cui spesso nell’informazione c’è una visione distorta. Ormai la spesa pubblica è legata agli interventi di welfare e in Italia è il 65% del totale e dal punto di vista redistributivo. E molto più efficace è l’elemento della spesa pubblica rispetto a quello delle entrate.
E sulla redistribuzione «dobbiamo chiederci se l’art. 53 che parla di sistema tributario progressivo sia rispettato», continua il professore. Riguardo le questioni istituzionali si parla di debito pubblico italiano che dipende da saldo primario tasso interesse e crescita Pil. Il primo sempre positivo, il tasso interesse elevato, il tasso di crescita penoso. Le vicende economico dipendono anche dalle questioni di classi sociali il problema di fondo è che la borghesia italiana ha sempre avuto difficoltà a investire le proprie risorse finanziarie in attività nazionali, conclude il professore.

Sempre dal punto di vista della teoria economica è intervenuto Roberto Romano, economista Ires Cgil Lombardia, che ha parlato di cosa potrebbe fare una politica industriale e sociale adeguatamente progettata. «C’è ad esempio una cosa che non viene più insegnata, se non quando ero giovane: la legge di Engel, ovvero che al mutare della crescita del reddito non si consumano più beni ma beni diversi. Crescendo il reddito cambiano i consumi. E se questo occorrerebbe che ogni volta che cambiano i consumi i sistemi produttivi diventino diversi». Ovviamente, se cambia la domanda, cambiano i beni, l’industria dovrebbe modificarsi, la natura e il contenuto degli investimenti cambia nel tempo. «Il sistema industriale dovrebbe quindi in qualche modo anticipare la domanda. La fondamentale caratteristica di un sistema capitalistico consapevole è questa. Tanto più sistema industriale non anticipa la domanda, quanto più come effetto finale i salari concorrono e si abbassano». Servirebbe quindi più attenzione nel portare avanti una redistribuzione settoriale, da settore in declino a settori in espansione, da cui le conseguenze nel settore del lavoro saranno virtuose secondo Romano. «Compito della politica economica è guidare questo pendolo. Un sistema in equilibrio è un sistema economico morto».
Siamo di fronte a sfide molto impegnative: transizione verde, digitale, politiche per nuove generazioni. Con implicazioni sulla struttura economica di politiche europee che dovrebbero guidare verso nuovo orizzonte. Un governo dovrebbe quindi conoscere la propria realtà e il proprio tessuto economico e il sistema deve prevedere un intervento macroeconomico ma anche microeconomico date alcune debolezze di struttura. «Nelle catene del valore l’Europa e i singoli paesi dovrebbero essere più rilevanti», ha concluso Romano.

Introducento gli interventi successivi, in qualità di moderatore insieme a Giulio Marcon, Umberto Colombo ha parlato dell’onore di Cgil di essere a parlare di questi temi. E proprio della Cgil ha parlato Alessandro Pagano, segretario generale Cgil Lombardia, che ha manifestato soddisfazione per l’organizzazione di questa iniziativa, che presenta un contributo di sviluppo di pensiero della Cgil. «Abbiamo una responsabilità molto forte di chi ha il compito di tradurre azione concreta da pensiero ad azione verso il cambiamento al quale auspichiamo». Verso giustizia sociale e contro le diseguaglianze, mobilitando coscienze e conoscenze. «La subordinazione lavorativa porta con sé possibilità di diseguaglianza, che riguarda oggi fasce sempre più ampie anche di lavoro autonomo». Pagano ha sottolineato le ulteriori distorsioni rispetto alla possibilità di redistribuzione economica in questa fase post-pandemica e di guerra, per cui il compito della Cgil si fa sempre più quello di agire la mobilitazione per orientarsi all’ascolto delle istanze sociali e come rappresentanza sociale allargata. «Importante è considerare una giornata come questa come una giornata di lotta dentro le lotte che abbiamo davanti».
I cinque punti di programma Cgil chiedono aumento salariale e revisione sistema fiscale che guardi alla crescita di opportunità per far salire i salari che sono tema fondamentale vista l’inflazione; poi tema del contrasto alla precarietà e utilizzo della tecnologia per ridurre l’orario di lavoro a la parità di salario; presidi di legalità e sicurezza sul posto di lavoro; tema di un welfare complessivo di sanità e di scuola, di tutela dei soggetti più deboli; politiche pubbliche e sostegno delle riforme industriali. Questi i titoli dentro cui, dice Pagano, c’è un’articolazione forte per andare a contrastare le diseguaglianze.

Un saluto poi è arrivato anche da remoto da Michele De Palma (Segretario generale della Fiom-Cgil), a Trieste per una manifestazione a difesa di un presidio industriale di Grandi Motori Trieste ora diventata la finlandese Wartsila, che ha deciso di licenziare i lavoratori e portare produzione all’interno del loro paese. «Più che transizione siamo di fronte a una cessazione dell’industria del nostro paese, oggi a Trieste in piazza non ci saranno solo metalmeccanici ma probabilmente migliaia e miglaia di cittadine e cittadini. Nel corso di questi anni abbiamo visto la scelta dei padroni di questo paese di investire in modo speculativo, non programmato». De Palma ha definitivo l’Italia in questo senso un vaso di coccio in un insieme di vasi di ferro. E al ministro Giovannini in sala chiede: «lei che è stato nel governo dei migliori, con questo presidente del Consiglio e del governo, le chiedo ancora di affrontare le problematiche attuali tra salari, e delocalizzazioni. Perché o c’è il confronto o noi non faremo i notai della dismissione dell’industra di questo paese. Per fare la transizione è necessario che tutti i lavoratori e le lavoratrici siano integrati. Senza il confronto c’è lo scontro». Negli scioperi dei metalmeccanici gli scioperi non sono contro la democrazia, ha continuato, ma per la tutela della costituzione del paese. «Siamo pronti a soluzione non corporativa ma generale».

Successivamente proprio il dialogo tra Enrico Giovannini, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile e già presidente Istat, e Giulio Marcon ha trattato le questioni dell’industria e delle infrastrutture, con occhio alla sostenibilità e ai diritti sociali. Riguardo le idee della politica per risolvere la situazione descritta da De Palma, Giovannini ha affermato di aver creato un tavolo di consulta perché vedersi regolarmente al ministero tra parti sociali è qulcosa di fondamentale. In via di chiusura della sua esperienza come ministro, per le imminenti elezioni, ha chiesto di preparare due pagine per il futuro ministro come summa delle idee della società civile.
«Nel 1972 il Club di Roma ha messo insieme da Aurelio Peccei mise insieme limiti alla crescita e diceva che tra 2020 e 2030 tutte le cause sociali sarebbero esplose insieme cosicché dagli 8 miliardi ai 6 miliardi a fine secolo. Impressionante a 50 anni di distanza capire che avevano fatto una previsione corretta» Dobbiamo inquadrare le drammatiche tensioni all’interno di un quadro che può essere ancor più drammatico, ha detto Giovannini poiché la sostenibilità ambientale, economica e sociale o c’è o si scatenano eventi concatenati anche estremi come la pandemia, le recessioni, le guerre. «Non c’è soluzione semplice, si devono mettere insieme politiche economiche, sociali e istituzionali e con un approccio complesso». Graziando Del Rio volle una struttura tecnica di missione per non guardare a quotidianità ma al futuro, e così tra pianificazione, investimenti e riforme oltre che atraverso la gestione delle emergenze Giovannini ha ragionato su dei pilastri fondamentali per ragionare sulle problematiche che abbiamo di fronte con una certa pianificazione che in passato non è stata fatta. «Dal 2001 questo paese non ha un piano generale dei trasporti della logistica e per questo abbiamo provato a lavorare settorialmente per mettere insieme una visione strategica per gli investimenti».
Sull’ambiente e le future generazioni Giovannini ha annunciato la soddisfazione per l’aggiunta a tutela dell’ambiente anche la giustizia tra generazioni in costituzione e per la proposta di stop al consumo di suolo purtroppo non approvato in parlamento. Sulla mobilità sostenibile e urbana ha affermato che nonostante l’osteggiare di alcuni partiti, già nei comuni l’auto sta diventando più obsoleta e la mobilità sta già diventando più sostenibile. Soddisfazione anche per la presenza dell’Unione Europea, anche se sottoposta a grandi stress, che ha fatto passi avanti durante la gestione di Ursula Von der Leyen. Un’Unione messa a confronto con gli Stati Uniti e con l’approccio federale, anche di budget, alla gestione del territorio. «Siamo di fronte a una sola strada: una cessione di sovranità che è presa di possesso di una forza comune rispetto all’Unione Europea». Un passaggio complesso della nostra storia, per cui serve studiare la storia di altri paesi per affrontare le sfide di grandi dimensioni insieme. «Da soli non andiamo da nessuna parte», ha concluso il ministro Enrico Giovannini.

Salvatore Medici, delegato Rsu Fiom-Cgil settore metalmeccanico, ha parlato di Bticino e della “somministrazione” come modello organizzativo precario, per lavoratori sostituiti in pochi mesi da altri. Una grande criticità che pone le persone in posizione di debolezza e di sentirsi in dovere di rinunciare ai propri diritti. «Per il sindacato è una situazione inaccettabile, che ha portato anche allo scontro con l’azienda». Varie le richieste negli anni all’azienda, che hanno portato ad organizzare tavoli di confronto per l’organizzazione e l’assunzione a tempo inditerminato di diverse persone. Medici ha poi voluto affermare il ruolo centrale del sindacato nel panorama sociale, come ultimo baluardo a difesa della dignità del lavoro e del lavoratore, contro l’abbassamento del costo del lavoro e le delocalizzazioni, per non parlare del dramma delle morti sul lavoro.

Anche Josè Trasmonte, Delegato Rsu Filt-Cgil settore logistica, ha raccontato dei problemi della propria cooperativa nella gestione dei cambi degli appalti e dei diritti dei lavoratori non tutelati adeguatamente «per difendere quei lavoratori e lavoratrici che non sanno se avranno il contratto rinnovato pensiamo sia importante il sindacato e ancora dopo tanti anni credo nella Cgil».

Una prima sessione dagli interventi eterogenei e trasversali, tra teoria economica, gestione politica e esperienze sul campo, sia di lavoratori che di sindacalisti. Uno spaccato sulla situazione reale del paese dal punto di vista del lavoro e della giustizia sociale, che ha messo al centro la lotta alle diseguaglianze, la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici e la necessità di una transizione ecologica anche dal punto di vista industrale. Una transizione che ponga al centro la tutela dell’ambiente e dei diritti delle persone. [Daniele Molteni, ecoinformazioni]

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