Mese: Marzo 2010

Cooperazione – solidarietà

Arci, Caritas, Marcellino pane e vino, Il Sole ed Avsi hanno vinto il bando di Cooperazione-solidarietà del Comune di Como.

Giovedì 1 aprile il sindaco di Como Stefano Bruni premierà i vincitori del Bando promosso dal settore Relazioni Internazionali per la concessione di contributi a sostegno di programmi di cooperazione e solidarietà internazionale.

Il capoluogo comasco sosterrà quindi in Bosnia la «realizzazione di uno spazio di socialità, di un campo estivo e di un servizio per il doposcuola ponendo particolare attenzione all’infanzia» per «incentivare i valori della cooperazione attraverso il superamento delle divisioni etniche e religiose» con il progetto, per cui verranno erogati 9 mila euro, Tutti giù per terra… Tutti sulla terra! Organizzato da Arci Como.

In Sudan, grazie alla Caritas diocesana di Como con il progetto Voice of Hope, verrà realizzata «una stazione radio comunitaria nella diocesi si Wau», con 7 mila euro di contributo, per «un programma più ampio finalizzato alla costruzione di un network radiofonico rivolto alla costruzione della pace».

Un Centro dimostrativo di educazione ecologica per la diffusione di pratiche di «agricoltura biologica, l’uso di energie alternative, metodi sostenibili di approvvigionamento dell’acqua e di trattamento dei rifiuti e di miglioramento delle abitazioni rurali» proposto in Perù da Marcellino pane e vino, avrà un finanziamento di 4 mila euro.

Sicurezza alimentare e promozione della donna nel villaggio di Toucountouna in Benin, si ripropone il Sole, che ha ottenuto 3 mila euro, per «sviluppare i mezzi di sussistenza  delle famiglie più vulnerabili e rinforzare le capacità comuni in materia di promozione della sicurezza alimentare a livello locale».

Per ultima Avsi ha avuto un contributo di 2 mila euro con il progetto, da sviluppare in Uganda, Educate while teaching:educarsi insegnando un «intervento sul sistema scolastico locale attraverso il sostegno all’attività del Centro permanente per l’educazione con sede a Kampala, ponendo particolare importanza alla formazione di educatori e insegnanti e rendendolo accessibile ai portatori di handicap fisico attraverso al costruzione di un ascensore».

Il Consiglio comunale di Como di martedì 30 marzo 2010

Liberi per Como e i liberal del Pdl attaccano, insieme alle minoranze, l’immobilismo del sindaco sulla Ca’ d’industria. Più di cento persone fra dipendenti, comparsi anche con dei cappelli da cuoco, parenti degli ospiti, sindacalisti e cittadini hanno partecipato alla seduta speciale del Consiglio comunale comasco sulla Ca’ d’industria di martedì 30 marzo. Leggi l’articolo

Sedie vuote

Sedie Vuote, il secondo incontro del Progetto Memoria e Verità 2008-2010, organizzato dall’Università Popolare Auser di Como, dall’Associazione Memoria condivisa Bari di Como e da Nodo Libri si è svolto venerdì 26 aprile nella sala Benzi del liceo classico Volta di Como.

Sedie vuote è anche il titolo suggestivo di un libro molto particolare perché scaturito dal dialogo fra un gruppo di giovani liceali ed universitari di Trento e i familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi degli anni Settanta e Ottanta (Mario Calabresi, Benedetta Tobagi, Silvia Giralucci, Manlio Milani, Giovanni Ricci, Alfredo Bazoli, Agnese Moro, Giovanni Bachelet, Vittorio Bosio, Sabina Rossa). L’obiettivo ultimo del libro, ben esemplificato dall’intervento di uno dei relatori, l’avvocato Grazia Villa, è duplice: da un lato la conoscenza di quel periodo storico travagliato, dall’altra la Memoria di quei tragici eventi.
L’idea di far interloquire le “vittime collaterali” del terrorismo con trenta giovani studenti ventenni è venuta ad Alberto Conci e Natalina Mosna della casa editrice Il Magine sulla spinta del libro Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi. È stato un percorso lungo e difficoltoso che, partito a cavallo del 2007/2008, ha impegnato tutte le domeniche dei ragazzi, per un anno intero. Leggi l’articolo

Pasquetta sotto i cedri

L’iter per l’abbattimento dei due cedri di via Matteotti ad Asso procede con il parere non ostativo della Commissione lavori pubblici e viabilità della Provincia di Como per la quale la costruzione di una rotonda davanti al municipio sarebbe un intervento migliorativo che favorirebbe una maggiore sicurezza della trafficata arteria valassinese. Ma l’impegno dei numerosi cittadini che nelle ultime settimane si sono mobilitati per la salvezza delle due maestose piante continua nel segno della protesta nonviolenta e creativa. Leggi l’articolo

Giornata della Terra in Palestina

Il 30 marzo 2010, in occasione della Giornata della Terra in Palestina, è stata indetta una mobilitazione internazionale per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l’economia di guerra del governo israeliano e in solidarietà con il popolo palestinese. La mobilitazione a Como è sostenuta dalle Donne in nero. Leggi il comunicato stampa.

Liberalabici

Campagna di raccolta di biciclette inutilizzate da rimettere in circolo libere per tutti!

Il gruppo biciamo della Città Possibile, in continuità con le iniziative già portate avanti dal 2007, promuove l’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani nella città di Como. In questa primavera 2010 organizza la campagna Liberalabici, che consiste nella raccolta e sistemazione di biciclette inattive recuperate dalle cantine, dai cortili, dalle discariche e la loro messa in (ri)circolo colorate di arancione utilizzabili liberamente ad uso gratuito per tutti.
Chiunque abbia una bicicletta in qualsiasi condizione e volesse “liberarla” può recapitarla a: Cortile 105, in viale Lecco 105 a Como; Officina ortopedica Elli, via dei Mulini 19, Como; Euroburgo, via Burgo 2a Maslianico.
In attesa di trovare uno spazio adatto ad accogliere una ciclofficina stabile Biciamo organizza a Como e dintorni cinque ciclofficine itineranti dove sarà possibile fare riparare le proprie bici e avere informazioni sull’iniziativa dalle 15 alle 18 nei seguenti giorni:
dom. 18 aprile – piazzale linea del tram, Camnago
ven. 23 aprile – Biblioteca comunale di Como
sab. 24 aprile – Cascina Masseè, Albate
ven. 30 aprile – Stazione Como Borghi
dom. 9 maggio – Stazione Como Lago

Sindacati confederali contro il Consiglio di amministrazione della Fondazione Cà d’industria.

Per Matteo Mandressi, Funzione pubblica Cgil, lee dichiarazione fatte da alcuni consiglieri e dal presidente «in buona parte non corrispondono alla verità». Innanzitutto «non è vero che è stato seguita in modo corretto la procedura di informazione nei confronti dei sindacati» ha proseguito il sindacalista. Cgil, Cisl e Uil hanno voluto chiarire che già nel 2007 avevano espresso contrarietà e perplessità per un’eventuale appalto del servizio pasti.

Le tre confederazioni sindacali sottolineano poi come il risparmio di 400 mila euro prospettato corrisponda a 11 posti di lavoro. Leggi l’articolo

Partito Democratico

In dirittura d’arrivo la campagna elettorale del Partito democratico comasco. La speranza è quella di raggiungere il 20 per cento.

In vista della chiusura della campagna elettorale del Partito democratico con Matteo Colaninno i candidati comaschi alle elezioni regionali hanno tirato le fila del percorso fatto, con qualche affondo contro il Pdl e soprattutto la Lega Nord. Leggi l’articolo

Intervista a Nando Dalla Chiesa

La XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie si celebra a Milano sabato 20 marzo 2010.

«Il tema che porremo al centro della Giornata – spiegano gli organizzatori di Libera – sarà la dimensione finanziaria delle mafie. Troppo spesso si licenzia frettolosamente ancora oggi il problema mafie come qualcosa che riguarda solo alcune regioni del Sud Italia. Sappiamo per certo che non è così, che oggi le mafie investono in tutto il mondo e che nel Nord Italia ci sono importanti cellule di famigerati clan, che riciclano denaro sporco, investono capitali nell’edilizia e nel commercio, sono al centro del narcotraffico, sfruttano attraverso lavoro nero. La corruzione, oggi nuovamente a livelli altissimi come sottolineato dalla Corte dei Conti, è un fenomeno presente in misura crescente dove ci sono maggiori possibilità di business: è dunque il Nord tutto a doversi guardare da questi fenomeni di penetrazione di capitali illeciti».
Sull’argomento abbiamo intervistato Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera.
Il 20 marzo è la XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime di mafia: qual è il suo significato?
Questa è una giornata di grande valore morale nella storia del paese, è la giornata che ricorda tutte le vittime delle organizzazioni mafiose e questa memoria è impressa in tutta la storia d’Italia perché parte dalla fine dell’Ottocento e, per quel che riguarda la storia della repubblica, si va dai sindacalisti uccisi negli anni Quaranta in Sicilia fino ai magistrati, agli esponenti della società civile, ai giornalisti a cui si è cercato di tappare la bocca o di fermare la tastiera. Ci sono esponenti delle forze dell’ordine, politici e amministratori. Sono nomi che rimessi uno in fila all’altro, come accade solo in questa manifestazione, ricostruiscono la scia di sangue che percorre la storia della nostra democrazia che va ricordata per portare ad una maggiore responsabilità di chi sente fare quei nomi: per questo giornata della Memoria e anche dell’Impegno
Perché quest’anno proprio a Milano?
La manifestazione si svolge ogni anno in una città diversa, non è la prima volta che viene scelta una città del nord, ci sono già state Torino e Modena. Quest’anno Milano, però, ha un significato  particolare: la Lombardia e il suo capoluogo sono sotto attacco da parte delle organizzazioni mafiose, ma l’opinione pubblica e la classe dirigente milanese e lombarda sembrano non rendersene conto o non vogliono vederlo. Si tratta quindi di far tornare per un giorno Milano capitale morale del paese e pensare che da questa affermazione di responsabilità collettiva nasca una nuova capacità di tenere lontane le organizzazioni mafiose, in particola la ‘ndrangheta, dalla società dall’economia e dalle istituzioni lombarde.
Quali sono le attività a rischio mafia in Lombardia?
Sono tantissime, non più soltanto il gioco d’azzardo, le discoteche e i luoghi del divertimento, ma vanno dal ciclo del cemento allo smaltimento dei rifiuti tossici alla sanità. Si tratta di luoghi di investimento importanti che, fra l’altro, intrecciano professioni e bisogni sociali diffusi – basta pensare alla casa e alla salute – che per questo rischiano di trovare indirettamente delle cinture di consenso anche involontarie e in intenzionali, ma che poi pesano: bisogna fare presto!
Che responsabilità hanno avuto la classe politica e i partiti nello sviluppo della mafia al Nord, in territori non tradizionali e che ruolo dovrebbero avere per contrastarlo?
Dal punto di vista del “dovrebbero avere”, quello che dovrebbero fare è schierarsi come una falange contro le organizzazioni mafiose, difendere le città e i cittadini. Purtroppo non lo fanno a volte per calcoli di convenienza e di quieto vivere e anche per valutazioni superficiali; non c’è calcolo, c’è semplicemente inadeguatezza culturale e civile però un paese non può permettersi di fronte a questi avversari una classe dirigente così.
La domanda che spesso si fanno i cittadini comuni è: cosa posso fare io, cosa possiamo fare noi nella nostra quotidianità per combattere questo sistema che tende ad essere invisibile per proliferare?
Queste organizzazioni, segnatamente la ‘ndrangheta, sono state a lungo rimosse dalla coscienza collettiva e questo è stato il loro alleato principale: noi dobbiamo sconfiggere questo alleato. Si tratta di una guerra e noi possiamo battere il nemico cominciando a battere questo suo fortissimo alleato.
L’Italia è il paese in cui sono nate le organizzazioni mafiose, però quelle italiane non sono le uniche presenti sul nostro territorio: come mai anche organizzazioni straniere si sono insediate qui?
Sono arrivate qui perché abbiamo avuto fenomeni migratori repentini che sono stati utilizzati come maschera dalle organizzazioni malavitose e sono diventanti il terreno ideale per esercitare dei reati: primo tra tutti proprio il traffico di esseri umani per entrare in Italia. Inoltre il nostro è un paese nel quale la legalità è sempre incerta e dunque, vedendo quello che fanno le organizzazioni criminali italiane, si può a ragione ritenere che ci siano anche altri spazi se si riesce a rimanere sott’acqua e non farsi vedere troppo.
C’è una speranza nel futuro della lotta dell’antimafia?
La speranza c’è sempre dipende semplicemente dalle forze che si riescono a mettere in campo. Oggi più che mai bisogna rendere esplicito il problema e crearne consapevolezza. Questo si può fare ma richiede un grande sforzo di sensibilizzazione e di impegno civile per oltrepassare la barriera dell’indifferenza, dell’inerzia o dell’incapacità e superficialità dei partiti e dei mezzi di informazione di massa. [Tommaso Marelli, ecoinformazioni]

Flex – insecurity

Una quarantina di persone hanno partecipato, giovedì 18 marzo alla Cascina Masseè di Albate, all’incontro organizzato dall’Associazione per la sinistra di Como col docente universitario Stefano Sacchi, co-autore di una ponderosa ricerca, sviluppatasi nell’arco temporale di tre anni e sintetizzata nel libro Flex insecurity, perché in Italia la flessibilità diventa precarietà.

La serata è stata introdotta dal direttore della rivista Valori, Andrea di Stefano, partendo dalla constatazione che il mondo del lavoro è investito da fenomeni devastanti, che ancora non sono compresi pienamente, in quanto si realizzano dinamiche produttive del tutto nuove, sconosciute allo stesso sindacato. Un esempio viene da una recente ricerca commissionata dai sindacati del commercio della Brianza, che ha messo in evidenza un sistema di gestione degli spazi commerciali all’interno degli ipermercati, che porta come conseguenza una modifica delle forme contrattuali, funzionale al mantenimento dei margini di profitto e decisamente poco attenta ai diritti dei lavoratori.
Una situazione che non ha eguali in Europa e che è figlia di una deregulation spinta del sistema produttivo.
Proprio partendo da questa peculiarità italiana, Stefano Sacchi ha approfondito con un lungo intervento i temi della ricerca (vedi agenzia stampa di ieri) insistendo in modo particolare sull’aspetto dell’estensione dell’area della precarietà anche ai lavoratori a tempo indeterminato.
In sostanza, non appare corretta l’identificazione della precarietà con la flessibilità: i due concetti si intrecciano, all’interno di un mercato del lavoro nel quale le protezioni sociali sono comunque assai carenti per tutti, ed inesistenti per almeno 1.600.000 lavoratori.
Le scelte del governo disegnano infatti un welfare a macchia di leopardo, con largo utilizzo della cassa integrazione in deroga, senza previsione di un reddito minimo garantito (in Europa, solo Ungheria e Grecia fanno altrettanto!) e senza una rete di garanzie esigibili, quella che i ricercatori definiscono “pavimento di diritti”.
Quali alternative sono possibili? Un salario minimo uguale per tutti, derogabile in meglio dai contratti di lavoro, un sistema contributivo omogeneo per diversi tipi di contratto, e soprattutto una “indennità di terminazione” utile per scoraggiare la rotazione dei lavoratori su uno stesso posto.
Con quali risorse? Sacchi ha evidenziato, tra l’altro, lo spreco legato alle pensioni di invalidità civile erogate a soggetti abbienti: da un riordino in questo comparto, si potrebbero ricavare 7 miliardi da impiegare per le misure proposte.
Gli interventi dal pubblico hanno posto l’accento soprattutto sulla questione della formazione professionale – vista come passaggio fondamentale per far coincidere domanda ed offerta – e della tassazione delle rendite come strumento importante per reperire risorse da destinare alle protezioni sociali.
Tema, quest’ultimo, ripreso in conclusione da Di Stefano per evidenziarne la centralità, in quanto unica alternativa praticabile ai tagli della spesa pubblica, che vanno contrastati in quanto non farebbero altro che peggiorare le condizioni di flex-insecurity così ben evidenziata dalla ricerca. [Massimo Patrignani, ecoinformazioni]

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