ecoinformazioni 552

552Anticipiamo dal numero 552 del settimanale ecoinformazioni l’editoriale Il riformismo non ha più appeal di Gianpaolo Rosso che non tenta un’analisi della tragedia elettorale americana limitandosi a considerazioni precedenti a essa che forse l’esito elettorale rende più attuali.  

Penso che la sconfitta americana meriti riflessioni non estemporanee. Quindi mi riferisco al passato, al prima della catastrofe americana,  perché il dopo andrà valutato con prudenza. Domenica 6 novembre a Roma ho avuto l’opportunità di ascoltare l’intervento di Vendola all’ultima assemblea nazionale di Sel nella quale il suo partito si è coraggiosamente sciolto con un’autocritica per non averlo fatto subito dopo la scelta del Pd di rinunciare al programma di Italia bene comune dopo l’”innovazione” costituzionale di Napolitano. Le parole di Vendola sul momento mi sono sembrate troppo radicali quando affermava che è finita non solo la stagione del liberismo, ma anche quella particolare forma di riformismo che vorrebbe, ma più che altro spera invano di rendere minore il danno del liberismo stesso. Ciò non perché noi siamo ad essa avversa (la riduzione del danno è meglio del danno), ma perché essa non ha più alcuna possibilità di essere accolta dalle persone: è fuori della storia quanto Pol Pot. Vendola ricordava che Trump è altra cosa non è né riformista, né conservatore. Egli appare come era il peronismo e sono i populismi contemporanei mentre la sua avversaria e il suo riformismo appare ragionevole in parte a noi (sempre pronti a baciare il rospo), ma del tutto ormai perdente alla maggior parte dei terrestri e non solo a quei pochissimi che un tempo chiamavamo radicali. Forse attardarsi ancora nel dibattito tutto italiano sul riformismo è davvero fuori luogo e l’unica cosa che mi sembra oggi possibile scegliere è la difesa della Costituzione. In un momento così delicato nulla è più pericoloso che perdere le garanzie di libertà e di democrazia che ancora ci sono. Bisognerà comunque studiare molto mettendo al primo posto – a mio avviso – la lotta per evitare che le guerre siano più facilmente accessibili come strumento per gestire l’attuale difficilissima fase. Non ho particolare simpatia per Renzi, ma dopo il 4 dicembre, non ho tanto paura di lui se vincerà quanto di chi assai più pericolo di lui potrà prenderne facilmente il posto e con la nuova Costituzione sarà facilitato a essere despota. Purtroppo negli Usa ci sarà Trump ma almeno la Costituzione non cambia per lui. Speriamo. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

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