Che fare con l’amianto

Nella consapevolezza che il mondo in cui viviamo è di una complessità infinita e che nessun elemento critico può essere messo da parte, il circolo di Como di Legambiente ha organizzato – nella mattinata di sabato 8 aprile 2017 in Sala Stemmi del Municipio di Como – un incontro di approfondimento sul tema dell’amianto, un problema di cui – al di fuori di alcuni momenti critici o di alta esposizione mediatico (come in occasione dei processi legati alla responsabilità dell’industria nei casis di tumore) – troppo spesso ci si dimentica.

Sono passati 25 anni dalla legge 257 che “ha messo al bando” in Italia l’amianto – come ha ricordato Enzo Tiso nella sua introduzione – ma questo problema è ancora presente: un divieto arrivato tardi e una necessità di bonifica che ancora non ha raggiunto i livelli indispensabili. Lo ha sottolineato l’assessore Bruno Magatti che nel suo saluto non ha potuto fare a meno di citare il caso Ticosa, con la sua imponente indispensabile bonifica – ormai quasi ultimata -, troppo a lungo e troppo colpevolmente ignorata negli anni passati dalle precedenti amministrazioni e dai vari attori coinvolti, ma che ha messo l’accento anche sulle piccole esigenze quotidiane dei molti privati che si trovano a dover fare i conti con la presenza dell’amianto (e per i quali il Comune di Como sta predisponendo una lista di aziende “certificate” a cui ci si potrà rivolgere per le esigenze connesse alla rimozione e alla bonifica).

Eppure, incredibilmente, la storia dell’amianto è stata – come ha esordito nella sua relazione l’architetto Nicola Varalli, esperto del settore – “una storia di successo”: un materiale le cui caratteristiche di conducibilità termica erano ottimali per un uso isolante, molto elastico, facilmente lavorabile… ma, come si è scoperto abbastanza rapidamente, anche se poi lo si è a lungo nascosto, micidiale nei suoi effetti sulla salute. Le sue minuscole fibre, facilmente inalabili, hanno infatti un ruolo cruciale nella cancerogenesi, ancora più subdola perché latente per anni e decenni. Nella sua disamina generale, Varalli non ha mancato di togliere il velo su alcuni miti, da Steve McQueen morto di mesotelioma maligno forse a seguito delle tute ignifughe indossate per il film girato sulla 24 ore di Le Mans (ma forse per il suo lavoro giovanile sulle navi da guerra americano), fino al mito locale del DAS, la popolare creta “didattica” inventata dal comasco Dario Sala, per molti anni prodotta proprio con polvere di amianto.

Il “problema amianto” copre quindi tutte le possibili dimensioni, dall’infinitamente piccolo allo straordinariamente grande, come è la più grande cava d’amianto d’Europa, tra Balangero e Corio in Piemonte da molti anni sottoposta a un complesso lavoro di Bonifica, dall’esorbitante costo di oltre 30 milioni di euro. Le conquiste di questa pluriennale bonifica sono state raccontate dall’ingegnera ambientale Elisa Lazzari, che non ha taciuto i problemi e le difficoltà, anche quelle in prospettiva… avendo l’esigenza di restituire alla collettività un grande territorio con la coscienza che è costituito – letteralmente – da una montagna di amianto, cioè di veleno.

Quindi, ha riassunto il magistrato Giuseppe Battarino, da tempo impegnato sui problemi ambientali, dobbiamo avere coscienza che il “problema amianto” ha a che fare con la gestione dell’eredità industriale della nostra storia, recente e no: un problema su cui si deve intervenire con la capacità di affiancare ai necessari interventi puntuali anche una visione complessiva, facendo tesoro della necessaria consapevolezza (assai più dilatata nel tempo di quanto normalmente si creda: già una legge del 1909 metteva in guardia sull’esposizione all’amianto!) ma anche della coscienza della sua parzialità. Questa strategia a doppio binario deve, a parere di Battarino, essere messa in campo anche a livello locale, come nel caso della Ticosa, per la cui risoluzione non può essere esclusa anche una notevole dose di “capacità immaginativa”.

Secondo questa filosofia, l’incontro promosso da Legambiente ha affiancato interventi puntuali e concreti (su cosa è accaduto – come i casi di mesotelioma maligno in provincia di Como – e su come si può e si deve intervenire) ad aperture più generali. Poiché non si può intervenire con efficacia senza comprendere la complessità di un problema.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

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