E questo è il fiore/ in migliaia a Como contro il fascismo di ieri e di oggi

DSCN8273.JPGLa manifestazione E questo è il fiore di sabato 9 dicembre si è svolta non al Monumento alla Resistenza come inizialmente previsto, ma nei pressi del Tempio voltiano, richiamando migliaia di persone, tra cui molti partiti, associazioni e sindacati. Presenti, tra gli altri, sei ministri (Delrio, Fedeli, Madia, Martina, Orlando, Pinotti), Laura Boldrini, presidente della Camera, Susanna Camusso, segretaria Cgil nazionale, Matteo Renzi, segretario del Pd, partito organizzatore della manifestazione che è stata condotta da Alessandro Alfieri, segretario regionale dem, dopo un’introduzione musicale del gruppo 7grani che ha anche suonato brani storici nel corso della mattinata, congedando la folla (“di diecimila persone” è stato detto dal palco, più probabilmente sulle tremila) con  Bella Ciao.

«Contro la violenza, l’odio, il razzismo, non siamo soli» ha esordito Alfieri, segretario regionale del Pd Lombadia. Di ciò la rete Como senza frontiere ha avuto conferma immediatamente dopo l’irruzione di Veneto fronte skinheads alla riunione dello scorso 28 novembre al Chiostrino di Sant’Eufemia (ecoinformazioni ha raccolto le testimonianze di solidarietà a Csf nel settimanale 602, uscito mercoledì 6 dicembre).
Come destinataria dell’ultimo, non isolato, episodio locale di violenza neofascista (perché un’intimidazione è violenza, anche senza che si arrivi alle mani), Como senza frontiere ha optato democraticamente per partecipare a E questo il fiore senza aderirvi formalmente. La portavoce della rete, Annamaria Francescato, ha però colto l’occasione del proprio intervento sul palco (il primo, dopo l’introduzione di Alfieri) per presentare l’operato di Como senza frontiere nel denunciare i pericoli e le violenze subite dai migranti in ogni tappa del loro percorso, e che conseguono non soltanto da circostanze ambientali avverse o criminali senza scrupoli, ma anche, se non soprattutto,  da politiche sconsiderate, segnate da accordi spregiudicati, stigmatizzazioni arbitrarie e strumentalizzazione di un disagio sociale trasversale. Un messaggio che Francescato trasmette senza compromessi dal palco (qui si può leggere l’intervento in forma integrale; qui il video), seguito da un altrettanto eloquente minuto di silenzio in ricordo dei migranti morti nel Mediterraneo e nei campi di prigionia in Libia, e che trova eco nelle foto dei migranti scomparsi esibite dagli altri partecipanti alla rete. Parole chiarissime, forti, dure nella loro compostezza, applaudite da parecchie persone sulla piazza e che, si spera, troveranno un seguito costruttivo nelle politiche nazionali ed europee, ora che nessuno può più far finta di non averle udite.

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L’antifascismo, che riavvicina tra loro schieramenti politici se non proprio avversi, assai divergenti tra loro, è sempre stato, ora più che mai, un valore insindacabile della Costituzione italiana. Insindacabile, eppure spesso accantonato, minimizzato, storicizzato, o direttamente sostituito da un’acritica, decontestualizzata difesa della “libertà di espressione”. L’acritica, decontestualizzata difesa di cui si parla trova qualche reminiscenza nella presa di posizione del primo cittadino comasco, il quale, emanato un comunicato sul caso skinheads contro Csf, non ha ritenuto necessario andare oltre portando in piazza la rappresentanza delle istituzioni cittadine (e un’analoga argomentazione è stata impugnata dal principale esponente nazionale dell’altrettanto fragorosamente assente Movimento 5 stelle).  Questo nonostante, in contemporanea con E questo è il fiore, si tenesse all’Hotel Palace il convegno Ordine e libertà, il fallimento del Pd di Forza Nuova, solo la più recente conferma che l’estrema destra sta riguadagnando terreno, a Como e in Italia come in molti altri paesi d’Europa.

Per questo, il discorso di Annamaria Francescato e la partecipazione di Daniele Piervincenzi, il giornalista Rai aggredito a Ostia da un soggetto vicino a Casapound, sono gli interventi che hanno portato un maggior impatto alla manifestazione di Como, in cui hanno altrimenti prevalso letture di personalità storiche della sinistra e dell’antifascismo italiani. Ovviamente è doverosa una lettura storica del fascismo e dell’antifascismo per comprendere appieno il perché, tanti anni dopo, le parole dei partigiani, di Calamandrei, di Berlinguer e altri hanno ancora un tale impatto. Per questo, è positiva la presenza di molti e molte giovani alla manifestazione. L’urgenza, tuttavia, rimane quella di contrastare fascismo (sotto vari nomi), razzismo, antidemocrazia per come essi si manifestano oggi, più o meno apertamente ma con allarmante frequenza; si tratti di “quattro facinorosi” o di politiche istituzionali di ogni raggio che finiscono, più o meno calcolatamente, per silenziare o perfino eliminare “gli ultimi”, attaccando chi cerca di contrastare tale tendenza. Lungi dall’essere un obiettivo finale o un “trofeo” politico di convenienza, dunque, l’antifascismo è (dovrebbe essere) un principio guida e un impegno costante di qualsiasi politica che voglia definirsi democratica, che provenga dall’alto oppure dal basso.  Questo è vero per Como senza frontiere, che la sera del 28 novembre ha regolarmente proseguito la propria riunione e le proprie attività: un esempio noto, sicuramente non l’unico, né il primo, né l’ultimo, ma pur sempre un esempio da imitare. [Alida Franchi, ecoinformazioni]

Guarda le foto di Alida Franchi della manifestazione.

Guarda le foto di Enzo Magalaviti della manifestazione.

Guarda le foto di Gianpaolo Rosso della manifestazione.

Guarda le foto di Claudio  Fontana della manifestazione.

Guarda le foto di Luigi Nessi della manifestazione.

Guarda le foto di Fabio Cani della manifestazione.

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