
Nella culla del benessere c’è l’aria più sporca
Il rapporto annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico (Mal’Aria 2018) mette freddamente di fronte alla realtà un territorio, quello padano, che viene stancamente evocato come culla del benessere italiano e delle sue eccellenze produttive. Analizzando i dati, ci si rende infatti conto che proprio qui si respira l’aria più sporca d’Italia e d’Europa.
Il rapporto prende in esame due parametri – le polveri sottili e l’ozono – e misura in numero di giorni in cui in diverse città è stato superato il limite di legge (massimo di 35 giorni/anno con concentrazioni superiori a 50 μg/m3). Delle 31 città fuori legge per entrambi gli inquinanti, 29 appartengono all’area padana (Como è 25esima per le polveri sottili e 27esima per l’ozono, 24esima per entrambi). Significa che circa sette milioni di persone respirano aria tossica, per l’uno o per l’altro inquinante, per un quarto dell’anno (quasi quattro mesi a Como). E naturalmente significa malattia (60 000 morti precoci in Italia nel 2017), record europeo. E incremento esponenziale della spesa sanitaria. Circostanze invisibili per chi si ostina a misurare ossessivamente il Pil come descrittore del benessere.
Il rapporto di Legambiente fornisce utili elementi sul quadro normativo italiano e prova a richiamare esempi virtuosi (Parigi, Siviglia, Stoccarda) e soluzioni integrate per un problema oggettivamente complesso. «Partendo dal ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città aumentando il verde urbano, dando la priorità alla mobilità pubblica orientandola già verso le “emissioni zero”. Cominciando sistematicamente a tenere fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città, anche attraverso una politica di Road pricing e ticket pricing. Senza tralasciare la riqualificazione degli edifici pubblici e privati che dovrebbero riscaldare senza inquinare. Per ultimi, ma non meno importanti, gli aspetti legati al rafforzamento dei controlli sulle emissioni di auto, caldaie ed edifici e intervenire specificatamente sulle aree industriali e portuali».
La ricerca di Legambiente mette anche in evidenza (anche se in modo marginale in verità) due punti secondo noi ancora più importanti: il primo è che non ci si può aspettare un miglioramento reale della situazione attraverso la somma di decreti e ordinanze, spesso inapplicabili, contraddittorie, disattese e incontrollabili e va invece dato più potere ai decisori sul territorio. Il secondo è che il richiamo al senso civico dei cittadini per indurli a comportamenti virtuosi è un puro esercizio di ipocrisia se le amministrazioni non sanno progettare e realizzare le relative strutture e i relativi servizi. Finché non mi date una pista ciclabile, lascerò la bici a casa. [Andrea Rosso, ecoinformazioni]