
No diritti/ No vacanza
Forse nella scelta del luogo in cui passare le vacanze la situazione del rispetto dei diritti umani fondamentali (per i cittadini e non) del paese di destinazione non è certo la priorità, soprattutto se tali violazioni avvengono lontano dai luoghi turistici. Tuttavia, nel caso di paesi come l’Egitto, meta principale di export di armamenti italiani e località turistica molto gettonata ma da tempo dittatura repressiva, è il caso di lasciare da parte l’indifferenza e prendere una posizione decisa. Contro le dittature che violano i diritti umani fondamentali è necessaria l’azione, pacifista e nonviolenta. Per Giulio Regeni, per Patrick Zaki e per tutte le persone incarcerate ingiustamente.
L’Egitto negli ultimi anni è diventato il paese con i riflettori maggiormente puntati da parte di media, opinione pubblica e attivistə italianə per la frequente repressione del dissenso da parte del governo e le continue violazioni dei diritti umani. Dopo l’assassinio di Giulio Regeni – ricercatore impegnato a studiare i movimenti sindacali egiziani – del 2016, di cui ancora molti punti restano oscuri e attori impuniti, l’attenzione verso l’Egitto ha ripreso vigore a seguito dell’incarcerazione arbitraria del febbraio scorso di Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna attivo nella difesa delle minoranze oppresse (tra cui varie comunità religiose e persone lgbt nel suo paese d’origine, appunto l’Egitto). Zaki resta tuttora in carcere, senza vere ragioni e senza un vero processo.
La dittatura di al-Sisi, affermatasi a seguito delle speranze evaporate delle primavere arabe, non ha colpito però solo Regeni e Zaki. Per quanto questi due casi siano ovviamente più vicini ai cuori e alle menti italiane, l’Egitto è diventato negli anni pericoloso per tutte le persone critiche verso il governo e durante la pandemia la situazione è persino peggiorata: il blocco delle manifestazioni in nome del distanziamento sociale, gli arresti arbitrari e il silenziamento dei siti di informazione sono stati una costante. Ma non solo.
Il governo egiziano si è attivato prontamente anche verso il mondo dei social network, popolato dalle nuove generazioni: il 22 giugno la polizia ha arrestato Haneen Hossam, star di TikTok di vent’anni, condannata a dieci anni di carcere per traffico di esseri umani e dissolutezza. Con lei altre influencer sono accusate di sfruttare le apparizioni social per arricchirsi, in un attacco che viola i diritti alla privacy, alla libertà di espressione e a poter decidere del proprio corpo e che va a colpire direttamente giovani colpevoli di seguire modelli considerati sbagliati e invisi al regime.
L’Egitto è oggi un paese dove decine di migliaia di critici del governo, inclusi giornalisti e difensori dei diritti umani, rimangono incarcerati con accuse politiche e in via preventiva. Che spariscono o vengono torturati. Dove viene usata l’accusa di terrorismo contro attivisti pacifisti e parenti di dissidenti, come afferma Human Rights Watch.
Un paese dove Sarah Hegazi è stata arrestata e torturata in carcere per aver sventolato una bandiera arcobaleno, sviluppando poi un disturbo da stress post-traumatico, una delle ragioni che l’hanno portata a togliersi la vita il 14 giugno 2020 dopo essere stata liberata su pressione internazionale.
Un paese che è ancora tra i principali partner del governo italiano, che pare non poter far altro che commerciare sistemi militari sofisticati e armamenti con diversi paesi antidemocratici. Il made in Italy, infatti, è molto competitivo nelle aree di maggior tensione e dove persistono violazioni gravissime: Siria, Yemen, Libia, Iraq Egitto e monarchie del Golfo. E proprio in questi paesi va a finire la gran parte degli armamenti esportati dal nostro paese (con l’Egitto sempre in testa). Armamenti d’avanguardia in gran parte sviluppati dall’azienda nazionale Leonardo SpA, legata a doppio filo con personaggi politici di primo piano. Non deve quindi sorprendere se lo scorso maggio anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio alle domande su Patrick Zaki abbia risposto «Più aumenta la portata mediatica del caso più l’Egitto reagisce irrigidendosi e chiudendo i canali di comunicazione. Non illudiamoci che porteremo a casa risultati facendo in questo modo».
Accendere i riflettori sui diritti umani, fare pressione perché rispettino i diritti fondamentali è un diritto (ma dovrebbe essere un dovere) di tutte e tutti, con buona pace di chi vorrebbe il silenzio per non compromettere gli affari.
Evidentemente, quindi, non è bastata la pure lodevole dichiarazione della alla 46ma sessione del Consiglio Onu dei diritti umani (sottoscritta anche dall’Italia), in cui si esprime preoccupazione per le massicce violazioni dei diritti umani commesse impunemente dalle autorità egiziane per avviare un cambiamento.
Serve un impegno concreto da parte di molteplici attori, istituzionali e non, che sembra però mettere solo la società civile. Come del resto sta facendo da tempo e in vari modi, come fa da tempo attivamente Amnesty International Italia e come provano a fare anche Arci Lombardia, Federconsumatori Lombardia e FITeL Lombardia per quanto riguarda il turismo con la campagna Io non vado in vacanza in Egitto, presentata in conferenza stampa il 29 giugno da Natale Carapellese (presidente Federconsumatori Lombardia), Nicola Lombardo (Comitato di Presidenza FITeL Lombardia), Celeste Grossi (Arci Lombardia), Aldo Ugliano (Consigliere Pd del Comune di Milano) e con la presenza di Diana De Marchi (Consigliera Pd del Comune di Milano). Una iniziativa volta a dissuadere il turismo in un paese – e nei paesi – che incarcera arbitrariamente le persone che lottano per i diritti propri e altrui. Per Giulio Regeni, per Patrick Zaki e per tutte le vittime di violazioni dei diritti fondamentali, criminalizzate e perseguitate per il loro dissenso. Per boicottare il turismo, fonte di introiti considerevole per paesi dittatoriali, ma anche la vendita di armi.
Non deve esserci vacanza e non può esserci riposo laddove è presente e continua la violazione dei diritti umani fondamentali. In Egitto e ovunque. [Daniele Molteni, ecoinformazioni]
On line sul canale video di ecoinformazioni tutti i video di Daniele Molteni della conferenza stampa di presentazione della Campagna di mobilitazione civile Io non vado in vacanza in Egitto!