Mostre/ Classico, moderno, contemporaneo in Ticino

L’offerta espositiva culturale, in questi tempi pandemici, è sicuramente ridotta, soprattutto nei territori un po’ periferici, come i nostri, che anche in tempi “normali” soffrono di carenze strutturali e di limitate risposte di pubblico… Sono quindi da accogliere con grande interesse le proposte che disegnano un’offerta “diffusa”, in piccoli centri con grandi aspirazioni.

È il caso del Cantone Ticino, dove proprio un anno fa, nel settembre 2020, con slancio e ottimismo, si dava vita alla Rete MAM (Musei d’Arte del Mendrisiotto) e dove, con tutte le cautele del caso, l’attività culturale non si è mai del tutto fermata, tenendo fede al proprio ruolo di servizio pubblico.

Poco più di una settimana fa, domenica 5 settembre, la Rete MAM ha festeggiato il suo primo compleanno, offrendo al pubblico interessato la possibilità di verificare gratuitamente la varietà delle proposte culturali presenti nei cinque musei aderenti: il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto, la Pinacoteca Züst a Mendrisio-Rancate, il Museo d’Arte di Mendrisio, il Teatro dell’Architettura a Mendrisio e il m.a.x. museo a Chiasso. Alcune delle mostre erano molto prossime alla chiusura, ma per altre c’è ancora qualche giorno a disposizione per una visita.

Tra le diverse opportunità merita sicuramente un approfondimento la mostra La reinterpretazione del classico al m.a.x. museo di Chiasso (fino al 19 settembre), costruita intorno alle riproposizioni grafiche del mondo antico tra Sette e Ottocento. Non è una mostra “facile”, poiché i materiali esposti sono, per quanto affascinanti, piuttosto complessi: nello sforzo di penetrare, e poi comunicare, il senso dell’arte antica, gli studiosi (storici, archeologi, architetti, disegnatori) alle soglie della piena modernità misero in campo un’ampia varietà di esperimenti linguistici, dal rilievo puro alla rappresentazione narrativa. L’apice di questa complessità è sicuramente rappresentato dall’opera di Piranesi che riesce a coniugare la ricerca filologica con il pastiche creativo, fino ad arrivare alle visioni surreali delle Carceri; la mostra serve appunto a evidenziare quanto le radici di questi diversi modelli visivi siano intrecciate, e tutte affondate nella ricerca di una chiave in grado si “spiegare” il classico. Un poco più problematico è il passaggio alla veduta romantica (e poi turistica) che, se pure spesso si rivolge alla valorizzazione delle bellezze dell’arte (a partire da quella antica), lo fa con regole espressive che evidenziano uno scarto radicale rispetto al modello precedente. Sempre di soggettività si tratta, ma di un tipo diverso, quasi incompatibile. (E forse questo fondamentale passaggio dell’evoluzione del linguaggio visivo europeo richiede una più esplicita indagine, che muova anche da premesse diverse rispetto a quelle della reinterpretazione del classico. In ogni caso, comunque, ogni approccio a questo tema è importante in una zona come quella dei laghi “lombardi” che ha svolto un ruolo non marginale in questa evoluzione.)
Particolarmente stimolanti sono i materiali di corredo della mostra: per questa occasione al catalogo di approfondimento redatto secondo il modello ormai consolidato (un volume di oltre 300 pagine) si è voluto affiancare, proprio per garantire un più dinamico approccio col pubblico, una brochure più leggera (e più economica), un esperimento che – si dice – verrà riproposto nelle prossime esposizioni.

La sala centrale del Museo Vela di Ligornetto con la videoinstallazione dell’artista Adriano Kestenholz

Al Museo Vela di Ligornetto continua fino al 5 dicembre l’esposizione Poesia del reale allestita per il centenario della nascita di Vincenzo Vela (1820-1891) e dedicata all’approfondimento della sua articolata attività: artista versatile e attento a differenti modelli comunicativi, nonché cittadino impegnato e interessato a utilizzare la sua arte per diffondere i fondamentali valori ideali. Proprio a Ligornetto, nella sua “casa museo” si conserva il modello delle Vittime del lavoro, fondamentale capolavoro della scultura ottocentesca, che serve come punto di riferimento e confronto per le tante altre opere di una vita intensissima.

Se poi si vuole proseguire nel viaggio dentro l’attualità, si può arrivare al Teatro dell’architettura di Mendrisio, dove fino a dicembre sono visitabili le mostre collegate alla celebrazione dei 25 anni dell’Accademia di architettura di Mendrisio (una di carattere più storico-rievocativo, l’altra di taglio più esplicativo-didattico) insieme alla selezione delle opere concorrenti all’edizione 2020 del Swiss Architectural Award, come dire un riassunto delle più stimolanti proposte architettoniche contemporanee in giro per il mondo.

In attesa delle prossime proposte, la Rete MAM merita sicuramente una visita.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]

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