
Giuseppe De Mola: Medici Senza Frontiere a Como
La Sala Recchi di Palazzo Lambertenghi non è enorme, sebbene ricca di storia e di arte, ma è piena di gente, richiamata dalla presentazione del volume su Medici Senza Frontiere in Italia scritto da Giuseppe De Mola e intitolato Umanità in bilico, un incontro organizzato da Como senza frontiere e Como Accoglie. Invitato dalle sollecitazioni di Fausta Bicchierai e poi dai contributi di don Giusto Della Valle, Giuseppe De Mola delinea un quadro complessivo degli interventi di MSF in Italia, senza nascondere i problemi e senza enfatizzare i risultati, che ci sono e sono importanti.
Il libro racconta la storia di MSF attraverso 19 capitoli che ripropongono i progetti realizzati in Italia (gli ultimi due, però, sono significativamente intitolati Mediterraneo e Dalla Libia all’Italia) e nel racconto dal vivo Giuseppe ne richiama alcuni e in particolare alcuni nuclei problematici, la cui importanza si impone anche nel momento attuale. Non a caso, il primo intervento di MSF in Italia si rivolge non già alle persone migranti ma al più grande campo “nomade” d’Europa, all’epoca, il Casilino 700 di Roma. E non ci potrebbe essere inizio più “centrato”, perché non c’è popolo più “senza frontiere” di quello Rom e Sinti, e perché non c’è popolo più criminalizzato e più stigmatizzato storicamente… E l’intervento del Casilino 700 serve anche a introdurre le criticità delle operazioni umanitarie: le strategie decisionali (se si dedicano risorse e attenzioni a una situazione le si toglie a un’altra, stanti le non infinite possibilità di intervento), così come le discrepanze con i tempi istituzionali (tanto che quando l’intervento al Casilino comincia a dare veramente i suoi frutti, il campo viene smantellato).
Così, il discorso si sposta rapidamente sulle problematiche che ogni intervento “umanitario” deve affrontare, sulle domande che ogni persona impegnata in questo campo (ai più diversi livelli) si fa: serve davvero quello che si riesce a fare? e anche quando si opera fattivamente, non è che poi il risultato è quello di salvaguardare il sistema? Si curano i braccianti sfruttati all’inverosimile per farli rientrare nel meccanismo che li sfrutterà nuovamente?
Giuseppe De Mola, con grande sincerità e comunicativa, racconta anche il cambiamento del mondo del volontariato: all’origine, certo, la molla principale era quella di cambiare (radicalmente) le cose, poi col passare del tempo, con l’accumularsi dei problemi e delle stanchezze, qualcuno si “accontenta” di svolgere bene il proprio compito, perché una vita salvata è sempre una vita salvata.
La sua esperienza è una miniera di episodi illuminanti, alcuni drammatici, altri – nonostante tutto – più rassicuranti; tra questi ultimi merita una citazione il caso del progetto di Catania («il più sfigato – dice – tra tutti i nostri interventi») in cui, a fronte di difficoltà burocratiche quasi insormontabili, che l’hanno bloccato per molti mesi e che alla fine ha prodotto la decisione della sede centrale di MSF di chiuderlo, dopo averci investito cifre considerevoli, si è evidenziata una singolare capacità di creare ricchezza di relazioni, tanto che all’interno del gruppo coinvolto si sono create almeno tre coppie: una «stranizza d’amuri» che comunque ha lasciato in eredità persone motivate a continuare il lavoro iniziato con MSF.
(Va detto – tra parentesi – che Giuseppe De Mola, nonostante il nome e l’impegno dell’organizzazione con cui lavora, non è in origine medico, bensì letterato, e quindi la sua capacità di raccontare, e di coinvolgere nel racconto , è anche frutto di una “competenza professionale” parallela a quella di MSF; infatti, in un suo precedente passaggio a Como, oltre a quello sul campo della stazione nell’estate del 2016, aveva presentato un suo romanzo ambientato in Africa e in questo incontro ha tenuto a ricordare rapidamente un’altra sua recente fatica letteraria dedicata all’astronomo Halley – quello della cometa.)
Al di là delle singole vicende, la domanda di fondo resta quella relativa agli obiettivi e agli esiti dell’azione, al suo rapporto con l’azione politica – appunto – per cambiare lo stato delle cose.
Ma si ricomincia sempre daccapo, sempre con la stessa idea di andare avanti per fare meglio.
Se il libro cerca di rispondere «al dubbio se ne sia davvero valsa la pena», Giuseppe De Mola dal vivo ha il salutare effetto di sollecitare una risposta positiva. [Fabio Cani, ecoinformazioni]
Vedi i video dell’iniziativa di Dario Onofrio, ecoinformazioni.
[Giuseppe De Mola, Umanità in bilico, Infinito edizioni, 2023, 224 pp., 17 euro]
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