Naga denuncia/ Cpr luoghi di tortura e di illegalità

«La sera del 10 febbraio, il centralino Naga Sos Cpr ha cominciato a ricevere numerosi messaggi che segnalavano la singolare protesta di alcuni trattenuti, che stesi a terra seminudi sotto la pioggia reclamavano per le condizioni di trattenimento, in particolare per la carenza di assistenza sanitaria e il cibo immangiabile.

Seguiva nel cuore della notte un video che riprendeva, tra le urla strazianti dei presenti, un violento pestaggio ai danni di due persone in uno stretto corridoio da parte di agenti della Guardia di Finanza in tenuta antisommossa; uno dei due era un diciottenne tunisino che si era reso protagonista, ben cinque ore prima, di un’altra protesta per la pessima qualità del cibo, l’altro un malcapitato che nulla c’entrava.

Queste circostanze hanno indotto l’associazione NAGA ODV e la rete Mai più Lager – No ai CPR a dare disponibilità per domenica 11 febbraio per un accesso a sorpresa nel CPR di via Corelli di una propria delegazione (un operatore legale, un’avvocata e un medico infettivologo) al seguito del consigliere regionale Luca Paladini, vice presidente della Commissione Carcere, con il quale da tempo erano in corso approfondimenti sul tema.

In cinque ore di visita si sono registrati numerosi episodi di ostruzionismo da parte del personale addetto, della nuova direttrice e delle forze di polizia presenti, adducendo motivazioni di sicurezza o, più spesso, indicazioni ricevute dalla Prefettura di Milano.

Abbiamo dovuto prendere atto innanzitutto dell’impossibilità di incontrare le due persone oggetto del violento intervento delle forze di polizia in quanto erano state finalmente inviate al Pronto Soccorso, con oltre sette ore di ritardo – quindi con concreto rischio per la loro salute – e solo dopo che il video aveva cominciato a circolare sui social media.

Ma soprattutto, con gravissima violazione delle norme di riferimento alla delegazione è stato negato l’accesso ai moduli abitativi nei quali sono alloggiati i trattenuti, dei quali sarebbe stato fondamentale raccogliere le testimonianze; è stato solo concesso di incontrarne alcuni individualmente e con tempi di attesa sorprendentemente lunghi tra l’uno e l’altro.

Il lungo colloquio con il personale addetto al presidio medico, con i responsabili della struttura, con una psicologa e tre trattenuti, ha rivelato particolari inquietanti e registrato ulteriori immotivati rifiuti di collaborazione: l’assenza di un registro degli eventi critici; il rifiuto di consegnare le cartelle cliniche di tre trattenuti che avevano rilasciato apposita delega al consigliere; il rifiuto di aprire la cassaforte contenente il metadone al fine di verificarne la conservazione; la confermata assenza di un frigorifero per i medicinali; la mancanza dell’attestazione  comprovante il corretto funzionamento del defibrillatore; l’eloquente dato di ben 34 trasferimenti in autoambulanza in pronto soccorso, nel solo gennaio 2024. 

Viene confermata la diffusione tra molti trattenuti di uno sfogo cutaneo per il quale non risultano essere state effettuate visite dermatologiche per scongiurare che si tratti di scabbia e accertare se si tratti di intossicazione alimentare o di morsi di insetti o di dermatiti di altra natura. Ad una persona che aveva ingerito un flacone di shampoo non è stato prestato soccorso, ma è stato dato il pericoloso consiglio di bere molta acqua.

Confermata anche la somministrazione massiccia di sedativi, in particolare di Valium, a volte associato a Tavor (una delle tre persone incontrate barcollava): rimane appeso sul muro dell’infermeria il foglio riportante il dosaggio massimo consentito per i farmaci tranquillanti, già trovato dal senatore De Falco nel 2022 e indicato nel suo report come indizio di una somministrazione massiccia e spregiudicata.

Il quadro assume tinte ancor più fosche se si considera che la gran parte del personale ha riferito di aver appreso del pestaggio solo dai video girati sui social.

Tali irregolarità e tali comportamenti già di per sé gravissimi, risultano ancor più significativi in quanto protratti nonostante il commissariamento da parte del Tribunale di Milano, ovvero sotto la migliore e più garantita delle gestioni possibili.

Tali e tante sono le storture che sistematicamente si riscontrano da decenni e ovunque in tutti i luoghi di detenzione amministrativa, che non possiamo che considerare quanto avvenuto come l’ennesima conferma che questi luoghi non sono emendabili, essendo strutturalmente concepiti per la negazione dei diritti fondamentali e della stessa dignità umana: i CPR vanno chiusi, a cominciare da quello di Milano, città che non può tollerare oltre la presenza di un luogo in cui i diritti sono sospesi e l’opacità dell’amministrazione è la regola». [Dal sito naga.it]

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