Lecco pride: una lotta per il futuro

È quello lecchese il primo pride ad animare le sponde del lago di Como nel 2023: oltre 500 persone hanno infatti manifestato, nel pomeriggio di sabato 10 giugno, dal piazzale del Politecnico al centro cittadino, percorrendo per un tratto il lungolago, in un’iniziativa che al di là della propria prassi acquista particolare valore data la durezza dei tempi politici correnti.

Nonostante il governo Meloni detti la linea ai vertici amministrativi di tutta Italia e due delle regioni più “pesanti” sul piano dei diritti, Lazio e Lombardia, abbiano revocato il loro patrocinio alla manifestazione Lgbtqia+ a Roma e Milano, la voce delle soggettività non conformi, transfemministe ed antifasciste non dà segni di cedimento. Dunque, se a Como pare ormai certo che il pride si terrà il 15 luglio, Lecco si è colorata di arcobaleno per il terzo anno consecutivo nella seconda settimana di quella che ormai è universalmente noto come mese del pride.

Un anno in cui c’è sì la volontà di fare festa e rendersi visibili (complice anche la gioia di inizio estate), ma la priorità è e deve più che mai essere la rabbia politica e la necessità di cambiare un sistema sempre più oppressivo. La cronaca, tra femminicidi e pestaggi polizieschi di matrice omofoba, mette sotto gli occhi di tutte e tutti l’importanza di farsi sentire e mostrare che, nonostante il fascismo sia dilagante, un fronte di resistenza c’è e vuole farsi sentire.

Il Lecco pride, al di là delle rivendicazioni “di prassi”, si inserisce allora in un mese di iniziative che assumono il sapore della liberazione non solo per il proprio significato intrinseco, ma anche per quello di lotta che assumono.
D’altra parte, sul piano dei diritti delle persone non etero la situazione è critica. Infatti, se da un lato le finora poche conquiste in termini di genitorialità sembrano sempre più a rischio, al contempo il progetto politico delle nuove forze di governo sembra chiaro: inasprire il più possibile la repressione (legale ma anche fisica) contro ogni tipo di iniziativa che proponga paradigmi alternativi alla famiglia tradizionale. Se a ciò si unisce il tema sempre più ineludibile della violenza perpetrata dagli uomini contro donne, persone e persone trans, ma anche non bianche, neurodivergenti e diversamente abili, stare in silenzio, rimanere invisibili, sono opzioni non contemplabili.

Se intersezionalmente la lotta queer deve trovare incroci virtuosi con le altre realtà di movimento per fare fronte comune rispetto alle grandi domande ed alle grandi disuguaglianze del nostro tempo, allora essa non può che ispirarsi a Stonewall, alle battaglie di ieri, per essere combattuta oggi con uno sguardo sul domani. Come affermato da uno dei due carri del corteo, allora, quest’anno il mese del pride deve portare il ricordo di chi è stato in piazza ieri sperando che un domani altre ed altri, nel rivendicare il proprio diritto di esistere, possano essere ispirati dalle lotte di oggi. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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