Intrecciat3/ Non è mai un raptus!
Ci sono momenti in cui il silenzio è eloquente, pesante come un macigno. Ci sono altri momenti in cui servono voci, parole, rumore assordante: in piazza San Fedele, venerdì 24 novembre, questi sono stati più forti del brusio quotidiano.
Il presidio in piazza organizzato dalla rete Intrecciat3 ha coinvolto molte persone: forse l’eco degli ultimi femminicidi è stato così forte da aver destato qualche coscienza in più, scuotendo da un torpore indolente con colpi di tamburo, parole affilate. Quelle della rete stessa, quelle dei titoli di giornali cambiati per restituire una visione non colpevolizzante di chi è vittima di violenza, quelle delle Donne in nero, capaci di sottolineare la necessità di espungere la brutalità della guerra dalla storia, quelle di Elena Cecchettin, lette durante il presidio, e quel lungo, doloroso elenco di nomi di donne vittime di femminicidio nel 2023.
E soprattutto, quel «minuto di rumore» per Giulia Cecchettin e tutte le altre donne uccise, protrattosi molto più oltre dei canonici sessanta secondi, trasformato in un urlo, sofferto e liberatorio insieme: «No, non è mai un raptus!».