Appalti pubblici. trasparenza, lotta alle infiltrazioni mafiose, clausole sociali e ambientali
Un convegno organizzato dal Coordinamento comasco per la Pace, l’Isola che c’è, Avc-Csv con il contributo della Fondazione Cariplo a Villa Gallia a Como sabato 7 giugno.
Una ventina, tra cui alcuni amministratori locali, i partecipanti all’incontro organizzato dal Coordinamento comasco per la Pace, l’Isola che c’è, Avc-Csv con il contributo della Fondazione Cariplo, a Villa Gallia sugli appalti pubblici e le infiltrazioni mafiose per il percorso Municipi sostenibili. Dopo un’introduzione del direttore del Coordinamento Claudio Bizzozero è intervenuta Enza Rando, responsabile dell’ufficio legale di Libera ed ex presidente dell’associazione Avviso pubblico.
«Avviso pubblico è un’associazione di enti locali nata dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio in un momento in cui le pubbliche amministrazioni si sentivano sole. Nello stesso periodo è nata anche Libera e si sentiva l’esigenza di mettersi insieme, di creare delle reti di contatti fra le amministrazioni del Nord e del Sud» per promuovere «politiche di trasparenza contro le mafie».
L’esponente di Libera ha quindi portato la sua esperienza: «Io ho fatto parte di una amministrazione comunale, che precedentemente era stata sciolta per mafia, dove i mafiosi per garantirsi il controllo del territorio davano fuoco alle opere promosse dall’amministrazione. Come una scuola pubblica in un quartiere che forniva loro la manovalanza di base. Una situazione che sarebbe cambiata dando l’opportunità ai ragazzini di frequentare la scuola che si è potuta aprire solo dopo un presidio continuo della struttura grazie anche all’aiuto dei sindaci di Avviso pubblico». Un esempio del ruolo importante degli amministratori comunali che si spendono in prima persona tanto che esistono tristi primati come «la Calabria che è la regione con il più alto numero di attentati contro gli amministratori pubblici».Enza Rando ha poi spiegato cosa fare contro le infiltrazioni mafiose «innanzi tutto prima di fare l’appalto l’opera pubblica deve essere progettata bene non lasciando spazi di aleatorietà nel progetto, per non permettere espansioni ulteriori. Per quanto riguarda il bando di gara la legge Merloni ha cercato di stabilire linee di controllo più rigide» inoltre .«si deve uscire dalle proprie aule. Anche se gli appalti sono fatti nel pieno rispetto della legalità formale non si va a controllare i cantieri, per vedere effettivamente il lavoro come viene svolto». Un altro aspetto è quello dei subappalti «ora il legislatore prevede il controllo delle qualità tecniche e morali di chi concorre per un appalto, ma autorizza il subappalto» ed è qui che si inserisce la mafia «controllando parti importanti del cantiere come il movimento terra o, subito dopo la costruzione, le forniture per l’edificio». Uno strumento per contrastare questo fenomeno può essere quindi per l’esponente di Libera quello di «chiedere una carta dei valori o codice etico per il rispetto delle regole».
Ilaria Ramoni, di Libera Lombardia e dell’ufficio legale nazionale di Libera, ha esordito ricordando come anche la nostra regione non è immune dalle infiltrazioni mafiose «la Lombardia è la quarta regione per i beni confiscati alla mafia e in questa graduatoria la provincia di Como viene subito dopo quella di Milano» in aggiunta ha ammonito «non bisogna dimenticare che con Expo 2015 arriveranno molti investimenti e dove ci sono investimenti pubblici cerca di arrivare anche la criminalità organizzata». Anche per lei «i patti di integrità sono accordi, in Lombardia apripista è stato il Comune di Milano, allegati al bando pubblico che possono essere uno strumento ulteriore. Grazie a questi si è riusciti, facendovi riferimento, anche a revocare degli appalti dati a ditte che non li rispettavano».
L’ultimo intervento è stato di Marco Boschini, dell’Associazione dei Comuni virtuosi, che ha spiegato come «mafia, ambiente e legalità vanno assieme». Al centro del discorso è sempre la gestione del territorio «Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano ad esempio è riuscita a approvare un Piano regolatore di crescita zero. Dopo un lavoro svolto nel corso di alcuni anni». Diminuire la cementificazione del territorio ma anche delle emissioni e degli sprechi l’assessore del Comune di Colorno, vicino a Parma, ha spiegato anche le esperienze intraprese nel suo Comune per diminuire l’impatto ambientale delle strutture comunali che ha una ricaduta economica «per un paese piccolo con un migliaio di punti luce con interventi sulla rete si riesce a risparmiare 30 mila euro l’anno», o sulla raccolta differenziata che ha portato nel volgere di un anno, con la raccolta porta a porta a passare dal 30 al 70 per cento. Nel dibattito che è seguito gli amministratori locali hanno chiesto alcuni chiarimenti ai relatori sulla diminuzione dell’impronta ecologica e sulla definizione degli atteggiamenti mafiosi. [Michele Donegana, ecoinformazioni]