Mese: Ottobre 2008

Il Consiglio comunale di Como di lunedì 20 ottobre 2008

La maggioranza inciampa nella seduta del 20 ottobre durante l’approvazione dell’uscita dalla Fondazione dell’Autunno musicale comasco. Approvato il nuovo regolamento per la Biblioteca comunale.

Nelle preliminari al Consiglio comunale del 20 ottobre Luca Gaffuri, Pd, ha letto un Dialogo semiserio tra due assessori e un sindaco a proposito di strade ferrate e non in cui l’assessore ai trasporti della Regione Lombardia dialoga col suo omologo provinciale ed il sindaco di Como in occasione dell’inaugurazione della nuova tratta ferroviaria Albate – Bellinzona. Un racconto in cui vengono poste in risalto le mancanze degli amministratori locali, quali la mancata individuazione e  edificazione di posteggi di interscambio nelle stazioni di Albate – Camerlata e a Ponte Chiasso, su un progetto che in prospettiva potrebbe diventare una reale metropolitana leggera per il capoluogo lariano. «Un intervento frutto della capacità politica economica e progettuale degli amici svizzeri – ha precisato Gaffuri – che mette in evidenza da parte nostra un’incapacità sconcertante».
Vittorio Mottola, Pd, ha invece criticato un articolo sugli Euro 0 de il Cittadino, il nuovo giornale del Comune, per cui non si possono demonizzare i veicoli di quella categoria «è una farsa! Il blocco degli Euro 0 c’è già da parecchio tempo, e solo ora si sono superati i limiti».
Luigi Bottone, Udc, ha chiesto al sindaco di dichiarare pubblicamente al Consiglio se concorrerà o meno per la Regione.
La seduta è quindi iniziata con la presentazione del nuovo regolamento per la Biblioteca comunale del presidente della Commissione cultura Roberto Tenace, An. Un lavoro durato un anno e mezzo su uno strumento precedente fortemente invecchiato anche a causa della rivoluzione informatica degli ultimi anni e dell’aumento dell’utenza. Un regolamento che ha sollevato pochi dubbi, tranne che sulla fruizione delle postazioni internet. Su cui è stato a larga maggioranza votato un emendamento presentato da Gianluca Lombardi, Fi, per un tempo di consulenza maggiore; un periodo più ristretto era stato prospettato per evitare il «malcostume», così l’assessore Gaddi, di alcune persone che “monopolizzavano” le postazioni disponibili al pubblico.
Bagarre in aula quando alla discussione successiva sull’uscita dalla Fondazione autunno musicale del Comune in una sala semideserta ai banchi della maggioranza Roberto Rallo, Fi, ha chiesto la verifica del numero. Le opposizioni sono uscite e la seduta è stata sospesa, causando le ire del sindaco Bruni. Come da regolamento, dopo un quarto d’ora, al riconteggio dei presenti la maggioranza è riuscita a ricompattare le fila anche se il numero legale è stato garantito dalla presenza in aula di Dario Valli, Area 2010. «Sin dal primo giorno ho chiarito che far mancare il numero legale è uno strumento che non condivido, anche se lo spettacolo che dà la maggioranza non è edificante».
Dispiacere sull’esito della vicenda Autunno musicale bipartisan definita da Rallo «un fiore all’occhiello internazionale, quando ancora non erano nati il Festival jazz di Lugano e il festival di Locarno», ma a tutti ha risposto l’assessore alla cultura spiegando come la trasformazioni in fondazione non ha risolto i problemi dell’ente culturale comasco. «Non basta fare una fondazione per gestire in maniera appropriata attività culturali» ha precisato. Nell’ottica della Giunta l’uscita del Comune permetterà all’Autunno musicale di poter chiedere finanziamenti pubblici e provare un rilancio. Proprio sulle cifre Gaddi è stato attaccato dalla sua maggioranza on Gianpiero Ajani, Lega, che ha affermato «usciamo dall’Autunno musicale perché abbiamo ripianato un bilancio di 311 mila euro in 4 anni, che sono solo la metà del buco fatto dall’ultima mostra dell’assessore Gaddi!».
Dopo la presentazione e la bocciatura di un ordine del giorno delle minoranze per una più stretta collaborazione con l’Autunno musicale, col solo voto della maggioranza è stato approvato il divorzio dall’associazione culturale comasca. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Salvare la scuola in Provincia

Renato Tettamanti (Prc), Rosangela Arrighi (Pd) e Cornelia Borsoi (Lista Territoriale) con una mozione urgente sulla scuola presentata da lunedì 20 ottobre in Consiglio provinciale chiedono che l’Amministrazione provinciale si impegni per limitare i danni ed affrontare i disastri determinati dalla politica del governo sulla scuola.

I capigruppo hanno assicurato che verrà discussa entro metà novembre e l’assessore  si è impegnato a monitorare la ricaduta sul nostro territorio di un’eventuale approvazione dei decreti Gelmini-Brunetta-Tremonti.  Il testo della mozione.

«Il consiglio provinciale premesso che:
i recenti provvedimenti legislativi in materia di istruzione scolastica (art. 64 del D.L n.112/08 convertito dalla legge 6 agosto 2008; disegno di legge di conversione del D.L. n.137/08, con particolare riferimento ai contenuti  dell’art. 4; lo schema  di Piano Programmatico del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, di cui al citato art.64 D.L n.112/08) stanno suscitando proteste e  prese di posizioni da parte di diversi soggetti istituzionali e non, ivi comprese Upi, Anci e conferenza della Regioni;
in particolare per quel riguarda questa Ammistrazione per il vulnus all’autonomia delle Istituzioni Locali, costituito dai vincoli alle operazioni di dimensionamento degli istituti e di razionalizzazione della rete scolastica, già  impliciti  nella manovra finanziaria e nelle indicazioni del piano programmatico;  vincoli che, di fatto, impediscono  la redazione di un piano che tenga conto delle reali esigenze dei territori amministrati, fino al rischio della soppressione delle autonomie scolastiche, faticosamente fin qui garantite nelle situazioni di maggior isolamento o nelle zone a rischio di disagio; vincoli  che possono incidere  anche sulle politiche per l’istruzione degli adulti;
la frettolosità di provvedimenti, che secondo gli obiettivi esplicitati nel piano programmatico, intendono intervenire,  prima delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico, sul dimensionamento degli istituti e sulla  ridefinizione dei piani degli indirizzi di studio superiore, ovvero sul segmento del sistema di istruzione a maggior rischio di abbandono e più direttamente collegato ad una scelta che,  in molti casi, determina non solo il successo formativo degli studenti, ma anche il loro futuro percorso di vita;
la riduzione del tempo scuola, soprattutto nella scuola primaria, che  comporterà una  crescita qualitativa e quantitativa  della domanda di servizi alle famiglie, il cui onere,  anche solo organizzativo,  è destinato a ricadere sugli Enti Locali, impattando sulle politiche  sociali; misure   che rischiano di  determinare opportunità diseguali e diverse in ragione della storia e delle caratteristiche economiche e orografiche dei diversi territori, trasformando la ricchezza del tempo scuola destinato alle  attività integrative ed extracurriculari nella povertà del tempo di assistenza e di intrattenimento;
l’innalzamento del rapporto studenti docenti, anche in termini di ricadute organizzative e strutturali, ed il taglio netto dell’orario di  sostegno che interviene ad annullare ogni condizione per una reale integrazione  degli studenti disabili, tanto  dal punto di vista della didattica  quanto in termini di servizi;
le ricadute negative per le scuole e gli Istituti del nostro territorio (rischi chiusura) che dai dati forniti dall’Assessore regionale all’Istruzione risultano interessare diverse sedi e istituti della scuola dell’obbligo e superiore in almeno 15 comuni della Provincia di Como;
Tutto ciò premesso il consiglio provinciale impegna la giunta a:
sostenere le iniziative di già intraprese dai diversi organi istituzionali (Upi, Anci, Conferenza delle Regioni);
convocare rapidamente da parte dell’assessore competente un incontro con i comuni del territorio a rischio chiusura di sedi scolastiche e con i diversi soggetti del mondo della scuola, al fine di predisporre rapidamente iniziative e proposte secondo le indicazioni contenente nelle premessa della presente mozione;
riferire al consiglio provinciale gli sviluppi dell’intera vicenda prevedendo a riguardo una seduta ad hoc dello stesso».

Gelmini il 25 ottobre a Erba

Mariastella Gelmini inaugurerà la Mostra dell’artigianato che si svolgerà a Lariofiere a Erba. La presenza della ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca è prevista per le 10 di sabato 25 ottobre.

 

Per l’occasione la Sinistra unita e plurale di Como in una nota diffusa alla stampa «propone a studenti, lavoratori della scuola, genitori, organizzazioni sindacali e forze politiche di opposizione di manifestarle la contrarietà al progetto di distruzione della scuola pubblica attaccata dai tagli decisi dal governo Berlusconi. Per informazioni 333.7726655».

Cantù civile dice no al razzismo e alla delazione

Pubblichiamo il documento comune alle associazioni che saranno nelle piazze di Cantù a raccogliere firme contro la proposta del telefono delatorio intitolato Dico NO alla delibera della Giunta comunale di Cantù.

«Quelle che si presentano oggi per le strade della città sono realtà non partitiche del canturino, accomunate da una chiara posizione contro il razzismo e, in alcuni casi, impegnate da anni a lavorare  a stretto contatto con gli immigrati. Abbiamo deciso di esprimere la nostra contrarietà alla delibera del Comune di Cantù “Provvedimenti finalizzati ad accrescere la sicurezza urbana ed a contrastare la permanenza di stranieri clandestini sul territorio” e di raccogliere le firme dei cittadini che come noi non la condividono. La delibera prevede che il comando di polizia locale istituisca un ufficio per raccogliere le segnalazioni di alloggi di immigrati clandestini, che si possono fare “in forma riservata” attraverso un numero verde. Le persone che lavoreranno in questo ufficio saranno investite del ruolo di “agenti anti immigrazione”, con tanto di formazione professionale prevista. Saranno garantite una o due “ronde”, a cadenza settimanale, di verifica delle segnalazioni. A livello formale, questo provvedimento dovrebbe colpire chi affitta illegalmente gli alloggi agli immigrati irregolari, ma in realtà sono questi ultimi ad essere le sole vittime della delibera: infatti, mentre chi viene scoperto affittare abusivamente appartamenti a clandestini di solito se la cava con una multa, gli occupanti si ritrovano senza casa e con il rischio di espulsione. Nonostante ciò che dice il sindaco, buttare fuori di casa i migranti irregolari non favorisce “una opportuna regolarizzazione della loro situazione” né li sottrae alla “mercé di persone disoneste e pronte ad approfittare”, ma semmai li rende “particolarmente esposti a situazioni di pericolosità e di degrado sociale”, ottenendo così l’effetto contrario rispetto a quello che la delibera formalmente si propone. Inoltre la trovata del numero verde rischia di fomentare un’ondata di “razzismo” anonimo, alimentata dall’invito alla delazione e al sospetto reciproco. E per quanto il comune si sia affrettato a spiegare che le forze dell’ordine “prenderanno i riferimenti di chi chiama, ma ne tuteleranno l’identità”, qualcosa continua a non tornare. La realtà è che si vuole coinvolgere il maggior numero di cittadini in una malata caccia alle streghe, mascherando tale operazione dietro il fine di “creare rapporti sinergici con l’intera cittadinanza affinché la coscienza civica aiuti le istituzioni ad affrontare problematiche difficili e di grande impatto sociale”. Tutto questo dimostra come il reale intento del provvedimento sia rendere impossibile la vita ai migranti, secondo una tendenza comune a diverse forze politiche. Queste stanno creando in tutta Italia un clima di paura nei cittadini al fine di ottenere il consenso per un’opera di repressione nei confronti delle categorie a loro meno gradite, nella fattispecie quella dei migranti: l’equazione migrante = criminale giustifica azioni xenofobe e razziste. Il clima di intolleranza venutosi a creare emerge dalla cronaca più recente, costellata di episodi di razzismo: a Parma i vigili urbani hanno insultato e malmenato uno studente ghanese, a Roma un gruppo di ragazzini ha picchiato selvaggiamente un cittadino cinese, a Milano un giovane italiano di colore è stato ucciso a sprangate. Le problematiche legate all’immigrazione, al contrario di quanto dice la giunta, non si risolvono denunciando, emarginando, reprimendo delle persone la cui unica “colpa” è quella di venire da un altro Paese, bensì permettendo loro di integrarsi all’interno della comunità locale e di costituire una risorsa per essa. Per realizzare tutto questo, la delibera comunale non deve essere applicata, i cittadini devono fare proprio il principio dell’accoglienza nei confronti dei migranti e le istituzioni devono garantire loro il diritto alla salute, alla casa e al lavoro».

I primi firmatari sono: 20 marzo (ass. dei tunisini), 3 febbraio (ass. multietnica); A.S.D.C. (cittadini congolesi) di Cantù; Anolf; Anteas; Arci Cantù; Arci Como; Aspem; Ass. Burkinabè (ass. del Burkina Faso); Ass. dei ghanesi che vivono in prov. CO; Ass. Grembo; Assalam (ass. marocchini Co); Auser Canturium; Associazione del volontariato comasco; Centro di ascolto (Caritas); Cgil; Cisl; Collettivo Iskra; Comunità del pellegrino; Alcuni giovani della comunità S. Vincenzo; Il Ponte; Incontri; La Soglia; Moldova Doina (ass. dei moldavi); N’golambandi (ass. angolani); Soci Coop; Spazio donna; Teranga (ass. senegalese); Uai Como (Unione delle associazioni degli immigrati).
I luoghi a Cantù e gli orari per firmare sono: sabato 19 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30; cimitero 14,30-18,30; domenica 20 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30, Cascina Amata (chiesa) 10-13; mercoledì 22 ottobre, parcheggio grande ospedale 9-12.

Il Consiglio comunale di Como di giovedì 16 ottobre 2008

Sfiduciato l’assessore Centiempo. Nel cuore della notte terremoto a Palazzo Cernezzi, l’assessore al patrimonio cade per mano della sua maggioranza, mentre il grosso del Pd sta a guardare.

Problemi alle strutture pubbliche nelle preliminari del Consiglio comunale di giovedì 16 ottobre, dopo la richiesta del consigliere Gianni Imperiali, Pd, di procedere con i lavori di sistemazione della scuola materna di via Brambilla, dove un’aula è chiusa da prima dell’estate per infiltrazioni d’acqua, Mario Molteni, Per Como, ha annunciato che si sta tenendo una raccolta firme a Sagnino per la ristrutturazione della palestra di Mognano. L’assessore Scopelliti, a margine del Consiglio, ha chiarito che i lavori a Mognano, dove è già andato in sopraluogo, stanno per essere intrapresi.
«Quando si consultano i cittadini non sono mai soldi sprecati» ha dichiarato Donato Supino, Prc, a proposito dei due referendum cittadini sui quali verranno interrogati i comaschi dei quali sono stati evidenziati i costi su alcuni articoli della stampa locale.
A proposito della querelle assessore Gaddi – Montini, presidente Csu, sul buco nel bilancio dell’ultimo evento a Villa Olmo Pasquale Buono, Fi, ha affermato «tutti teniamo alle mostre» e si è chiesto «quali sono i fatti reali?». Il capogruppo di Forza Italia ha perciò pacatamente chiesto al sindaco di chiedere ai due interessati di relazionare al Consiglio per fugare ogni dubbio.
Marcello Iantorno, Pd, ha invece chiesto con forza la sospensione della nomina del vicesindaco Cattaneo, fino a quando le vicende giudiziarie che lo hanno interessato non si siano chiarite.
Il Consiglio è quindi entrato nel pieno dei lavori e ha ascoltato la relazione del consigliere Luigi Buono, Udc, sulla sua mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore al patrimonio Enrico Cenetiempo. «Non un atto di offesa della dignità personale o della figura dello stesso», per il consigliere centrista, ma un provvedimento volto a rispettare il patto di coalizione elettorale che vedeva la nomina di un assessore Udc in Giunta. Cenetiempo poco dopo la nomina ha abbandonato il partito per seguire il movimento dei Popolari liberali di Giovanardi che alle ultime elezioni ha aderito, contrariamente al partito di Casini, al centro-destra.
Affermazioni recisamente definite «una guerra intestina ad un partito che non c’è più» da Claudio Corengia, An.
Per il sindaco Bruni l’adesione ad un altro movimento «non è uno spostamento di un singolo, ma una scelta politica a livello nazionale», e inoltre il primo cittadino ha dichiarato di avere «piena fiducia in Cenetiempo». Un voto di  sfiducia «deve essere nel merito, per degli atti gravi» ha aggiunto Bruni, che si è detto sicuro del voto: «Su tutte le votazioni significative la maggioranza è sempre stata blindata e coperta».
Dall’opposizione, anche se in disaccordo con le premesse, «la mozione di sfiducia avrebbe dovuto essere indirizzata al sindaco – ha dichiarato Supino – voto a favore per mettere una zeppa negli ingranaggi di questa Giunta». Dario Valli, Area 2010, ha espresso perplessità sulla mozione perché non incentrata su «problematiche specifiche sull’operato di Cenetiempo», esprimendo anche la contrarietà alle logiche di spartizione partitiche lontane dal suo agire politico come esponente di una lista civica.
«Prescindendo da queste sette, otto righe che non condivido – ha affermato Iantorno – ben venga un atto che causa difficoltà alla maggioranza» e ha aggiunto «l’opposizione ha il dovere, l’obbligo politico, quando si pone la fiducia, di esprimersi». Un’opinione non condivisa dalla maggioranza del suo gruppo che ha deciso di non votare la mozione.
«Ci è stato spiegato dal consigliere Bottone come fare l’opposizione – ha esordito Luca Gaffuri, Pd – noi la facciamo nel merito delle questioni e non ci sono elementi di illeciti» e ha continuato l’avvicendamento di un’assessore è «una decisone che va presa all’interno della maggioranza».
Dopo le spinte per “entrare nel merito” durante il dibattito Bottone ha preparato un emendamenti con critiche all’assessore sull’alienazione dell’ex Intendenza di finanza in via Diaz, ma dopo vari propositi espressi da più parti per ritornare prossimamente sull’argomento e per riuscire ad arrivare ad una votazione in serata, gli ha ritirati.
Avvicinatasi la mezzanotte e dopo la decisione di continuare la seduta ad oltranza pur di arrivare ad un esito sono iniziate le operazioni di voto a scrutinio segreto.
Con 15 voti favorevoli, 12 contrari, una nulla e una bianca, l’assessore Cenetiempo è stato sfiduciato. Un brutto colpo per il sindaco che ha abbandonato l’aula visibilmente contrariato, all’incontrario degli esponenti dell’area liberal di Forza Italia di tutt’altro aspetto. Facce tirate anche all’opposizione dove la maggioranza del gruppo del Pd ha deciso di astenersi, il voto degli unici due “ribelli, Iantorno e Mottola, può essere stato quello determinante per gli esiti della votazione, dato che il quorum da raggiungere era appunto di 15 voti. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Firme di civiltà a Cantù

La società civile di Cantù avvia la raccolta delle firme per il ritiro dei provvedimenti razzisti adottati dalle destre al Comune di Cantù. Da sabato 19 a mercoledì 22 Buongiorno a tutti si può firmare in vari punti della città. Il 25 è previsto un raduno che si svolgerà con tutta probabilità il Largo XX Settembre.

Un ampissimo ventaglio di soggetti si mobilita per al difesa dei diritti umani a Cantù. Promuovono la raccolta di firme contro il telefono delazione e le altre iniziative razziste della Giunta della sindaco Tiziana Sala moltissimi soggetti unti dalla comune intenzione di difendere la civiltà. I primi firmatari sono: 20 marzo (ass. dei tunisini), 3 febbraio (ass. multietnica); A.S.D.C. (cittadini congolesi) di Cantù; ANOLF; ANTEAS; Arci Cantù; Arci Como; ASPEm; Ass. Burkinabè (ass. del BurkinaFaso); Ass. dei ghanesi che vivono in prov. CO; Ass. Grembo; Assalam (ass. marocchini CO); Auser Canturium; Associazione del volontariato comasco; Centro di Ascolto (Caritas); Cgil; Cisl; Collettivo Iskra; Comunità del Pellegrino; Alcuni giovani della comunità S. Vincenzo; Il Ponte; Incontri; La Soglia; Moldova Doina (ass. dei moldavi); N’golambandi (ass. angolani); Soci Coop; Spazio donna; Teranga (ass. senegalese); Uai Como (Unione delle Associazioni degli Immigrati).
I luoghi a Cantù e gli orari per firmare sono: sabato 19 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30; cimitero 14,30-18,30; domenica 20 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30, Cascina Amata (chiesa) 10-13; mercoledì 22 ottobre, parcheggio grande ospedale 9-12.

Braga e Tettamanti contro i tagli alla scuola

Gelmini colpisce anche a Como e taglia scuole e diritto allo studio. Lo denunciano la parlamentare del Pd Chiara Braga e il Consigliere provinciale del Prc Renato Tettamanti.

Non solo le scuole, ma anche i rappresentati politici del territorio lariano si attivano per contrastare la distruzione della scuola pubblica che il governo Berluscono attua con i tagli previsti dalle “riforme” Gelmini imposte al Parlamento senza discussione.
Lo denuncia la parlamentare Pd Chiara Braga che segnala come «la preoccupazione espressa dai molti amministratori locali e dagli operatori scolastici dell’Alto Lario è più che giustificata. La scure dei tagli previsti dal decreto Gelmini rischia di abbattersi pesantemente anche sui piccoli Comuni della nostra Provincia, specie nelle aree montane. In molti di questi contesti le scuole, soprattutto quelle primarie, rappresentano una presenza importante non solo dal punto di vista didattico ma anche sotto l’aspetto culturale e sociale; la loro soppressione, applicata in modo automatico ed indipendente da una verifica delle specifiche condizioni territoriali, si tradurrebbe in un impoverimento di tutta la comunità locale».
Dello stesso avviso Renato Tettamanti, consigliere provinciale del Prc, che evidenzia che «I tagli alla scuola mettono in pericolo numerosi istituti scolastici del nostro territorio, i cittadini e le cittadine con le Amministrazioni comunali e Provinciali facciano sentire la propria voce. I dati pubblicati dall’assessore regionale all’istruzione Rossoni parlano di rischio chiusura per 240 sedi scolastiche di Istruzione obbligatoria in Lombardia e di circa 60 istituzioni scolastiche che perderebbero il Preside perché accorpati con altri Istituti. Si tratte di tutte quelle scuole collocate in montagna o a scarsa densità abitativa. La Provincia di Como non è esente da questi tagli. Numerose scuole elementari o medie del centro alto lago e del triangolo lariano rientrano in questo triste elenco. Queste paventate chiusure completano il dato drammatico già annunciato di tagli ed esuberi del personale della scuola e preludono a un abbassamento generalizzato della qualità dell’istruzione pubblica».
Non coincidente tuttavia la valutazione sul da farsi per contrastare l’attacco berlusconiano alla scuola pubblica e al diritto alla studio delle comunità lariane.
Tettamanti dichiara che «oggi è il tempo della protesta e delle proposte alternative per difendere il diritto all’istruzione anche per coloro che abitano in territori montani o a scarsa densità abitativa», mentre Braga, confidando sull’ordine del giorno accolto dal Governo nel quale c’è l’impegno a concordare, con le Regioni, gli enti locali e gli uffici scolastici regionali, qualsiasi intervento di razionalizzazione, afferma che «Fermo restando il giudizio negativo sul provvedimento, credo che se, come temo, il decreto verrà convertito così com’è, occorrerà vigilare perché almeno questo impegno sia rispettato. Tuttavia, le numerose prese di posizione da parte di amministratori locali di qualsiasi colore politico e di molti operatori della scuola della nostra provincia, sono il sintomo di una crescente e diffusa preoccupazione circa gli effetti del decreto Gelmini imposto dalla maggioranza, Lega compresa, senza nessun confronto con quei territori che si vanta di rappresentare e che rischia di determinare un peggioramento della già difficile situazione delle scuole comasche».

école contro Gelmini

La rivista di idee per l’educazione école in una lettera aperta al mondo della scuola invita i lavoratori del settore alla mobilitazione contro l’attacco alla scuola della Gelmini: «La scuola pubblica può e deve sopravvivere ai suoi affossatori».

«Care colleghe e cari colleghi, la legge Gelmini segue serenamente il suo iter parlamentare come decretazione d’urgenza imposta a colpi di fiducia. Il ministro Brunetta irride gli insegnanti «lavoratori part-time». I sindacati confederali hanno fissato una data per quello sciopero generale della scuola che doveva aver luogo almeno da un mese. La presidenza della Repubblica inondata di mail che chiedono a Napolitano di non firmare la legge 137 risponde «il Presidente non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce». Nel frattempo però le scuole occupano, i genitori cominciano a partecipare in massa alla protesta e nel paese si va diffondendo l’informazione (tenuta ben protetta e nascosta da quasi tutti i media) e con essa la consapevolezza dell’enormità di quest’intera manovra. A Firenze la “fiaccolata” del 13 ottobre per la difesa della scuola pubblica è stata una manifestazione imponente, una massa civile e critica di popolo, piena di allegria, e altrettanto si prepara a Bologna e altrove, con una splendida presenza fianco a fianco di studenti universitari e medi, genitori e maestre. Non sarà forse possibile bloccare l’iter parlamentare imposto con metodi autoritari ma è possibile disarticolarne l’applicazione e far pagare al governo un prezzo politico altissimo: la legge Gelmini sarà comunque una vittoria di Pirro per le destre, la scuola pubblica può e deve sopravvivere ai suoi affossatori.
école vi invita perciò a partecipare e far partecipare il più possibile allo sciopero (questo sì generale, di tutte le categorie) del 17 ottobre indetto per tempo dai sindacati di base per dare un segnale chiaro e unitario che l’attendismo e il tentennismo sono decisamente fuori luogo e fuori tempo massimo. Ben venga poi la partecipazione anche a quello del 30 ottobre. Il sacrificio economico non indifferente richiesto per due scadenze ravvicinate è irrisorio se paragonato ai costi (umani, sociali, di civiltà) che questa manovra comporta per tutti e per ognuno di noi. [La redazione di école]

Liceo Terragni contro Gelmini

Non sono solo le elementari a mobilitarsi e a lottare contro i tagli alla scuola. L’assemblea sindacale dei docenti del Liceo scientifico statale G. Terragni ha dichiarato lo stato di agitazione e invita l’intera comunità scolastica all’azione comune per difendere la scuola pubblica.

In una nota diffusa oggi i docenti del Liceo scientifico statale G. Terragni di Olgiate Comasco comunicano lo stato di agitazione della scuola.
Nel comunicato si legge che gli insegnati hanno deciso di: «sostenere le diverse iniziative di sciopero generale indicate dalle organizzazioni sindacali considerandole tappe di un unico percorso di mobilitazione; di confermare lo stato di agitazione indetto nell’assemblea di venerdì 10 ottobre; di indicare come prima forma di azione la sospensione delle attività di recupero e di sportello; di avviare, a partire dalla riunione del Consiglio d’istituto del 14 ottobre, l’informazione alle altre componenti della scuola sugli effetti dei provvedimenti adottati dal governo; di utilizzare la giornata del 24 ottobre per sensibilizzare i genitori al tema della valorizzazione e della difesa della scuola pubblica; di invitare i genitori a partecipare venerdì 7 novembre alle 21 ad un’assemblea di tutta la comunità scolastica; di comunicare alle organizzazioni sindacali territoriali e nazionali e ai coordinamenti di scuole in lotta la partecipazione del Terragni alla mobilitazione in atto».

Scuola senza assicurazione

Ancora tagli per le scuole lombarde. La Regione non pagherà più l’assicurazione degli studenti che dovrà essere finanziata dalle scuole. Stipulare e pagare le polizze antinfortunio per le scuole spetta ai capi d’istituto.

In una nota diffusa dall’Agenzia stampa regionale della Lombardia nel comunicare la novità si attribuiscono le responsabilità della nuova tassa ai governi precedenti: «La legge Bassanini (59/1997) e le successive norme applicative – spiega Gianni Rossoni, vice presidente della Regione e assessore all’Istruzione, formazione e lavoro – sono inequivocabili: gli adempimenti connessi agli infortuni degli alunni, nelle scuole di ogni ordine e grado, spettano ai capi di istituto». «Il costo delle polizze – continua Rossoni – annuale per gli Istituti scolastici e formativi lombardi è rimasto in carico alla Regione fino alla conclusione dell’anno scolastico 2007/2008, anche se va precisato che nella maggior parte dei casi le scuole e gli enti provvedevano già a stipulare polizze integrative a quella regionale». Le norme che attribuivano alla Regione il sostegno di tali spese, già superate dalla norma statale, sono state infatti abrogate dalla legge regionale 19/2007 (articolo 32). «Con questa decisione dunque – spiega ancora Rossoni – ci adeguiamo, sia pure con un certo ritardo, alla normativa nazionale del ’97 (legge Bassanini) e alla circolare ministeriale n. 305 del 1998 che ne prevede l’attuazione. Del resto l’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative deve trovare quanto prima anche una sua traduzione pratica. Il passaggio di alcune funzioni di gestione dal livello centrale o periferico a quello delle singole istituzioni scolastiche va letto in quest’ottica».