Scienza e politica: in memoria di Marco Riva

Un incontro di ricordo non convenzionale quello che si è tenuto all’interno di RistorExpo a Lariofiere a Erba mercoledì 22 febbraio per Marco Riva. Un appuntamento per rendere omaggio alla figura del tecnologo alimentare comasco partendo dal titolo aperto alla ricerca e allo scavo di temi a lui cari: Identità culturali e futuri scenari del paesaggio alimentare [Modelli enogastronomici ed agroalimentari].

 Un appuntamento che si è proposto come luogo di incontro e stimolo in vista di Expo 2015 dedicata all’alimentazione, in una sala gremita da 150 persone.

Un dibattito di alto livello fra docenti universitari e esperti, aperto da un video toccante che ha ricordato la figura del docente universitario scomparso nel 2008, attraverso la testimonianza di due collaboratori e amici Rossano Nistri e Alfredo Vanotti. Un ricordo che ha messo in risalto le diverse anime dell’ex prorettore dell’Università di scienze gastronomiche, ricercatore e scienziato, ma anche uomo di cultura appassionato di cinema e scrittore di poesie.

L’incontro si è posto quindi come luogo di ricerca una «metodologia cara a Marco, che era pragmatico e stimolatore di argomenti» ha detto il moderatore Giacomo Mojoli, Politecnico di Milano, che ha dato il taglio alla mattinata: «Expo 2015 non può essere solo un’opportunità turistica, sarebbe una banalizzazione».

Di «scandaloso ritardo culturale» ha parlato Alberto Capatti, storico dell’alimentazione ex rettore Università delle scienze gastronomiche, rilanciando la necessità «dell’utopia e il bisogno di avere un simbolo forte come la Torre Eiffeldell’Esposizione universale parigina». Una proposta forte per un tema quello dell’Expo 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita che non può non avere risvolti politici, sociali e filosofici. Per primo il diritto all’alimentazione che è un precetto «religioso e anche giuridico sancito dall’Onu».

Un tema toccato da Luciano Piergiovanni, Università degli studi Milano, che ha sottolineato le potenzialità del packaging contro lo spreco alimentare: «Decine di milioni di tonnellate di alimenti». Uno spreco non lineare che evidenzia le differenze fra nord e sud del mondo: «Mentre nei paesi in via di sviluppo i Food Losses sono maggiori nelle prime fasi di vita del prodotto, al contrario nei paesi sviluppati ciò avviene a valle». Di qui la necessità di un Intelligent Packaging per una migliore utilizzazione degli alimenti.

«Non ho nessuna fiducia che questa Expo possa ottenere il ben che minimo risultato – è stato però il secco commento di Darko Pandakovic, Politecnico Milano – sarà un clamoroso fiasco». L’architetto comasco ha quindi affrontato il tema a lui caro del paesaggio e delle sue modificazioni a causa di «un arrembaggio ottuso» del territorio che hanno trasformato e cementificato da un lato e portato al’abbandono dall’altro il territorio a discapito di una cura che l’agricoltura garantiva capillarmente producendo anche ricchezza, non solo materiale, ma anche spirituale, con un’educazione al bello, e un arricchimento grazie all’attrattivi turistica del Comasco. Un processo che forse vede ora dei piccoli movimenti in controtendenza con il recupero degli orti da parte di chi cerca in qualche modo di ovviare ala crisi incombente.

Una proposta culturale per l’Expo è stata invece fatta da Andra Tomasetig, studioso antiquario, con la presentazione di alcune mostre nel Milanese, che sull’argomento nel periodo dell’Esposizione non prevede quasi nulla, sull’alimentazione attraverso documenti di ogni genere che confluiranno in una grande mostra da tenersi proprio nel 2015.

Per ultimo Massimo Montanari, Università di Bologna, già membro del disciolto Comitato scientifico dell’Expo, ha sottolineato come ci si trovi di fronte a «un progetto privo di idee» e ha ricordato «Marco con una sensibilità più vicina a quella di noi storici aveva la capacità di dubitare, di interrogarsi sull’incertezza e l’inquietudine». Una caratteristica che nel ragionamento su cosa possa rappresentare l’Esposizione del 2015 deve essere fatta propria per superare la visione turistica di presentazione di una carrellata di prodotti tipici e di una identità, in primis quella italiana che farà la parte del leone.

Lo stesso concetto di territorio, per lo storico, non è univoca e comunque sottende un intervento umano nel’ambiente che viene plasmato a seconda delle necessità e dei gusti: «Non esistono le vocazioni ambientali, nessuno spazio ha chiesto di essere dedicato alla vite o all’ulivo».

Una demistificazione che tocca anche le basi di quella che è la costruzione di un’identità, come può essere quella culinaria italiana: «In cui la pasta al sugo nasce dall’utilizzo di una pasta allungata, evolutasi poi negli spaghetti, nella Sicilia araba medioevale, servita in bianco per secoli. La salsa di pomodoro nasce poi, dopo l’arrivo dall’America, nel Seicento in Spagna, di qui la “Salsa spagnola” è arrivata in Italia nel Settecento e solo molto recentemente nell’Ottocento i due elementi sono stati messi assieme».

L’incontro è terminato con un buffet offerto dal Centro di formazione professionale di Como, con cui Marco Riva ha collaborato negli anni, che ha organizzato l’evento e ha ricordato con affetto e con una modalità che avrebbe sicuramente apprezzato lo studioso comasco. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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