L’Altra Cernobbio/ Salute e welfare per riprendersi il futuro

Terza sessione su politiche di welfare e sanità per L’Altra Cernobbio, dal titolo Un’economia per le persone e i diritti spazio alle riflessioni sulla pandemia, per interrogarsi sul ruolo e il futuro della sanità pubblica verso un welfare universale. Modera Grazia Naletto di Lunaria. Interventi di Rosy Bindi, Vittorio Agnoletto, Elisabetta Papini, Katy Lupi, Franca Brogna e Ludovico Ottolina.

Introducendo il terzo panel Grazia Naletto ha parlato delle dimenticanze della politica rispetto alle carenze manifestate durante la pandemia e delle politiche di austerità che hanno colpito la spesa sociale. Un settore, la sanità, che ha bisogno di risorse e interventi strutturali. Rosy Bindi, già ministra della salute, intervenendo da remoto ha ringraziato dell’invito e parlando di sanità ha affermato che non a caso i padri costituenti abbiano utilizzato solo per il diritto alla salute l’espressione diritto fondamentale. «La salute è un bene comune che abbiamo constatato in questi difficili anni quanto sia essenziale e quanto faccia di noi abitanti del pianeta un’unica realtà interdipendente gli uni dagli altri». Ecco, quella lezione che pensavamo di aver imparato, ha affermato Bindi, non è stato appresa abbastanza e il rischio è quello di dimenticarla. «C’è un ritorno alla stessa normalità che ha generato questo danno».
Oggi le riflessioni sul Servizio sanitario nazionale dovrebbero impegnare le forze politiche in questa campagna elettorale, ha continuato Bindi, per cui il finanziamento pubblico non è per niente adeguato e che dovrebbe prevedere il 7% del Pil. «C’è una demotivazione da parte degli operatori del Sistema sanitario pubblico che sta provocando emorraggia verso un settore privato cresciuto in modo esponenziale e preoccupante in virtù della non applicazione delle regioni di quella che fu la riforma che porta la firma Prod-D’Alema-Bindi che parlava di ruolo residuale del privato». Una fuga di personale dalle strutture pubbliche che è vera e propria emergenza che impone di rivedere programmi universitari legati alla medicina, secondo l’ex ministra. Bindi ha ribadito la necessità dello stato nazionale di svolgere un ruolo centrale su tutto il territorio riguardo i diritti, e nonostante gli investimenti del Pnrr servono politiche di servizi che facciano riferimento alla persona a tutto tondo per cui occorre una politica reale per guidare i processi pubblici. «L’Altra Cernobbio dovrebbe diventare la vera Cernobbio in questo senso», ha concluso Bindi.

Vittorio Agnoletto, di Medicina Democratica e Osservatorio Salute ha sottolineato il respiro di speranza dell’iniziativa de L’Altra Cernobbio, condividendo l’intervento di Rosy Bindi. La sua riflessione si è concentrata su: cosa ci sta lasciando la pandemia, qual è la situazione attuale, cosa possiamo fare. «Nessuno può dire che la pandemia sia finita: ad agosto 3500 decessi in Italia, una media più di 100 decessi al giorno. Non sappiamo che varianti ci saranno. La pandemia ha cambiato totalmente paradigma della medicina occidentale degli ultimi trent’anni e serve quindi aumentare servizi con due obiettivi: un aumento di attesa di vita e un aumento di giorni liberi da malattia delle persone sopra ai 60 anni. Su questo siamo in caduta libera». Questi obiettivi, qualità e quantità della vita, per Agnoletto ormai non sono più raggiungibili con una medicina solo curativa, centrata sul rapporto singolo e medicina e su interventi ormai troppo costosi. «Serve modificare i comportamenti sociali per prevenire le nuove pandemie e nell’antopocene serve mantenere le persone in salute e individuare immediatamente la comparsa di nuove patologie: tutelando i più fragili». Quanto al Pnrr afferma poi che privatizzerà la sanità ulteriormente e alla Cgil critica l’inserimento delle assicurazioni private sanitarie nei contratti nazionali.
Citando la seconda parte dell’art. 3 della Costituzione, che è il vero motivo per cui la destra ha tentato di cambiare la costituzione e dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione. «Questo stabilisce che lo stato non è arbitro ma deve essere giocatore in campo per trasformare quanto scritto in costituzione in diritti fruibili». Va poi modificato il numero chiuso, il percorso di formazione che è solo curare, ha continuato Agnoletto.
C’è necessità di un servizio sanitario nazionale non separato dalla società ma intrecciato con interventi ambientali, sui trasporti e con un altro modello di sviluppo per pensare in modo più unitario e concatenato .

Elisabetta Papini, Coordinatrice Nazionale Forum per il Diritto alla Salute e infermiera, un’associazione che nasce in maniera informale nel 2016 e rappresenta realtà che volevamo denunciare le falle del Servizio sanitario «che non era più servizio, né sanitario, né nazionale con la riforma del titolo V e la differenziazione regiona». Sempre più sistema che servizio, sia a parole che nei fatti. «Abbiamo due sanità: una sanità di serie A e di serie B, una pagata che risulta più efficiente e una con ticket fatta di liste d’attesa».
Con la legge 229 del 99 è stata fatta l’intra moenia, che secondo Papini è la causa delle falle del servizio per cui pagando si ouò essere curato e non pagando si va incontro a chilometriche liste d’attesa. «Serve piano nazionale di assunzione, blocco di esternalizzazioni, contratto collettivo pubblico e privato e basta a mega distretti con le Asl non democratiche e partecipative e stop ai brevetti sui vaccini». Elisabetta Papini ha poi letto anche l’intervento di Katy Lupi, delegata Filcams Cgil settore appalti sanità, che ha raccontato la sua esperienza di madre single e di lavoratrice precaria all’Ospedale Sant’Anna. «Sono diventata un’esperta di bonus e sostegni e percepisco il reddito di cittadinanza e mi dispiace sia usato dai politici che dicono che sia reddito dei furbi perché riguarda precari, lavoratori part-time e chi non arriva a fine mese». Lupi ha descritto la situazione grave della sanità pubblica criticando anche i partiti e i loro programmi sulla sanità, ribadendo il diritto alla salute per una vita dignitosa.

Anche Franca Brogna, delegata Rsu funzione pubblica Cgil settore socio sanitario, ha parlato della sua esperienza e del suo percorso lavorativo di addetta alle pulizie. Delle difficoltà di crescere tre figli svolgendo lavori precari. «Ho dovuto inventarmi ogni volta un impiego diverso, prima di essere assuntoa tramite centro per l’impiego come Asa all’Ospedale Sant’Anna, per poi tornare di nuovo a lavori precari». In Ca’ d’Industra, con il passaggio al contratto pubblico anche grazie all’impegno della Cgil trova poi un’impego a tempo indeterminato trovando una stabilità. Il ruolo della Cgil nella sicurezza sul lavoro ha permesso di ottenere situazioni migliori e più tutelanti». Finita la pandemia il settore socio-assistenziale non si è ancora assestato e gli aumenti dei beni è aumentato gravando sulle persone minando una efficace assistenza agli ospiti delle strutture.

Spazio anche istruzione e giovani in conclusione, con Ludovico Ottolina dell’Unione degli Studenti che ha citato come spesso si facciano begli eventi che restano isolati e non messi all’interno di un percorso strutturale. Quanto agli studenti l’elemento principale citato da Ottolina è quello della partecipazione. «Come studenti non possiamo non essere coinvolti nei processi decisionali», ha affermato. Nel processo cantiere scuola con l’Unione degli Studenti è iniziato un percorso durante la pandemia che nasce dall’idea di tutta una serie di problemi all’interno delle scuole, di cui la pandemia è diventata cartina tornasole: aule piccole, valutazioni punitive, problemi di edilizia, accesso al diritto allo studio. Un problema strutturale. «Iniziamo a occupare le scuole nel febbraio 2021, anche edifici abbandonati richiedendo che la scuola venisse rimessa al centro della politica per uscire dalla crisi. Nel settembre 2021 ricominciano le mobilitazione a novembre più di 150 mila in piazza. Nessuna risposta fino a febbraio 2022 e così occupazione di 200 scuole ancora senza risposta», continua Ottolina. Le discese in piazza vengono spesso represse, senza ricevere nessun ascolto, e i giovani subiscono un processo costante di invisibilizzazione, con uscite di politici banalizzanti anche in questa campagna elettorale.
E citando l’intervento del ministro Enrico Giovannini, Ottolina torna sul discorso consulte :«si parlava di consulte, ma noi non vogliamo essere consultati vogliamo partecipare ai processi decisionali». Uds porta 5 proposte: legge sul diritto allo studio gratuito e reddito di formazione; abolizione dei Pcto e introduzione istruzione integrata fuori dai processi produttivi e dallo sfruttamento; edilizia non solo sicura ma educante, in modo impermeabile da pannelli fotovoltaici a comunità energetiche, salute e spazi sicuri; statuto riformato che garantisca la partecipazione come strumento di emancipazione; infine didattica più incentrata sulla persona. Ottolina ha concluso dicendo che l’autunno sarà caldo e farà sentire la voce e la partecipazione di studenti e studentesse. Per convergere e contaminarsi. [Daniele Molteni, ecoinformazioni]

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