7 aprile/ Rom e sinti a Rebbio

In occasione della giornata internazionale dei rom e dei sinti (che si celebra l’8 aprile) l’associazione L.A.N.D. organizza presso il Teatro Nuovo di Rebbio il 7 aprile alle ore 20.30 la presentazione del libro di Paola Trevisan La persecuzione dei rom e dei sinti nell’Italia Fascista. Storia, etnografia e memorie. È previsto l’intervento di don Giusto della Valle, modera Maria Luisa Logatto, esperta in creazione di reti territoriali; il repertorio musicale romaní sarà a cura di Musica Spiccia

Quale fu l’atteggiamento del fascismo verso coloro che venivano definiti “zingari”? In che modo rom e sinti che vivevano in Italia furono perseguitati, mandati al confino, internati e deportati? Come mai le memorie di questa persecuzione non sono state prese in considerazione dall’Italia repubblicana? Il libro, La persecuzione dei Rom e dei Sinti nell’Italia fascista (Viella, gennaio 2024), analizza le politiche anti-zingari del regime fascista sulla base di un’estesa documentazione archivistica intrecciandola con le voci dei testimoni e con la letteratura storico-etnografica.

Nel periodo che va dagli anni ’20 alla metà degli anni ’30, il regime emanò una serie di circolari per il respingimento, l’allontanamento e l’espulsione degli “zingari stranieri”. Essi venivano forzatamente accompagnati lungo valichi di frontiera secondari e fatti uscire “clandestinamente” dal Regno d’Italia. Negli anni ’30, furono i rom e i sinti che vivevano nei territori ex asburgici – la Venezia Giulia e la Venezia Tridentina – ad attirare sempre più l’attenzione del capo della polizia Arturo Bocchini. Dopo gli accordi di pace che seguirono la Prima Guerra mondiale, molti di loro erano stati lasciati senza cittadinanza, con il pretesto che conducevano vita itinerante. Fra il dicembre del 1937 e il gennaio 1938 vennero emanate tre circolari che ne ordinavano il rastrellamento e l’invio al confino nell’Italia meridionale. Intere famiglie, con molti minori, furono sottoposte a tale misura repressiva, senza avere le risorse economiche per farvi fronte.

Con l’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, venne reso operativo l’internamento di diverse categorie di civili ritenuti “pericolosi”. L’11 giugno 1940 fu emanata la circolare che prevedeva l’invio nei campi di concentramento degli “zingari sospetti”, soprattutto se stranieri e l’11 settembre quella che prevedeva l’internamento in località per gli “zingari di nazionalità italiana certa o presunta”. Tre furono i campi di concertamento dove furono internati rom e sinti: Boiano e Agnone in Molise e Tossicia in Abruzzo; oltre 30 le province italiane in cui furono istituite località di internamento per rom e sinti. Molti i minori internati con le loro famiglie, per i quali le condizioni di vita furono particolarmente dure per il cibo insufficiente e la mancanza di cure mediche. Dopo l’invasione tedesca dell’Italia, alcune decine di rom e sinti vennero deportati nei campi nazisti dalle carceri di Gorizia, Udine e Trieste.

Raramente, nel dopoguerra, le memorie delle persecuzioni subite sono uscite dall’ambito famigliare e il mancato riconoscimento dei rom e dei sinti come vittime del regime fascista ha contribuito a limitare il loro pieno accesso ai diritti di cittadinanza.

Paola Trevisan ha collaborato a diversi progetti di antropologia storica sui Rom e sui Sinti, in particolare sulla loro persecuzione durante il fascismo. Attualmente partecipa al progetto Encyclopaedia of Nazi Genocide of Sinti and Roma in Europe (https://www.uni-heidelberg.de/en/newsroom/encyclopaedia-to-document-national-socialist-genocide-of-the-sinti-and-roma-in-europe).

Scopri di più da [Arci - Giornalismo partecipato]

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading