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Strategie per un mondo nuovo/ migrazioni, sviluppo e strategie tra Africa ed Europa

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Un convegno assai partecipato – in tutti i sensi – quello ospitato dal Teatro Sociale di Como la mattina di sabato 18 febbraio. Curato da Massimiliano Mondelli, moderato dai giornalisti Alessio Brunialti e Andrea Quadroni de La provincia e Michele Luppi de Il settimanale della diocesi, e dedicato alla memoria di Gian Paolo Calchi Novati, grande esperto di storia del colonialismo recentemente scomparso, Strategie per un mondo nuovo.  Prospettive di gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa ha inteso offrire ad abitanti, istituzioni e associazioni di Como una visione ragionata del fenomeno migratorio di provenienza africana e di destinazione europea, dato che proprio dall’Africa proviene la maggior parte delle persone che hanno raggiunto la città negli ultimi sei mesi, attivando la cittadinanza nell’ormai noto sistema d’accoglienza (in parte) spontanea e trasversale che è stato più volte citato come esempio positivo. Già on line tutti i video.

Hanno aperto l’incontro tre rappresentanti politici – Chiara Braga, deputata e responsabile nazionale Ambiente Pd, Bruno Corda, prefetto di Como, e il sindaco della città Mario Lucini, affiancati da Barbara Pozzo, professora di Diritto privato comparato presso l’Università degli studi dell’Insubria. Sono stati riconosciuti i meriti della “bella Como” nell’allestire e coordinare un’ accoglienza strutturata, che superasse una logica “emergenziale” per offrire ai migranti mezzi concreti di integrazione in loco, mentre l’Italia si distingue per un carico di responsabilità e un atteggiamento costruttivo che pochi altri paesi europei si sono assunti. Corda ha osservato che nessuno degli enti e delle persone coinvolte ha negato il proprio contributo, scongiurando così il rischio di un’esacerbazione della tensione associata, sia pure irrazionalmente, ai “migranti”(una definizione che il prefetto evita in quanto irrispettosa dell’aspetto individuale).

Unitamente alla cittadinanza, alla politica e al terzo settore, è intervenuto alla gestione dell’accoglienza un quarto grande attore: il settore accademico, per definizione legato all’avanguardia, al progresso e, in generale, al miglioramento della condizione umana per mezzo della conoscenza. Proprio quest’ultima, ha sottolineato Lucini, permette di affrontare gli inevitabili cambiamenti sociali con atteggiamento positivo e innovatore, traslando in un più ampio contesto esperienze e insegnamenti maturati a livello locale. Scuole e università hanno la funzione di aprire la strada al cambiamento e gettarne le basi: per fare ciò, è impensabile che insistano nell’isolarsi dalla realtà materiale senza interagire con essa.

Precisamente dall’ambiente universitario appartiene una parte significativa degli ospiti del convegno (Fabio Rugge, rettore dell’Università di Pavia, e Gian Battista Parigi, professore di Chirurgia Pediatrica presso lo stesso ateneo, non hanno potuto presenziare fisicamente, intervenendo però “in differita” con un messaggio scritto e una registrazione), nel tentativo di “decostruire” il fenomeno migratorio afro-europeo.
Per ammissione di  Paolo Sannella, presidente del Centro relazioni con l’Africa della Società geografica italiana e già ambasciatore italiano in Costa d’Avorio e Angola, “la migrazione è un tema difficile”, per la sua complessità irriducibile. Trovare una soluzione adeguata a essa non è e non può essere semplice, ma resta comunque un’urgenza.
Sannella ha ricordato come alla base delle migrazioni di africani e africane verso l’Europa stiano cambiamenti di segno positivo: un rapidissimo aumento demografico determinato da un miglioramento delle condizioni di vita, l’abbondanza di risorse reali o potenziali nel continente africano, tra cui, se non soprattutto, quella umana, complementare all’inarrestabile invecchiamento della popolazione europea. Il problema non sta, dunque, nella dotazione di risorse, ma nella gestione e distribuzione di esse, in larga parte per effetto della colonizzazione europea. Per “dovere morale” storico, ma anche per interesse reciproco, l’Europa dovrebbe cooperare con l’Africa in ognuna delle fasi della migrazione: non soltanto nell’accoglienza, cioè, ma anche nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo nei paesi d’origine dei migranti, a cui approcciarsi con atteggiamento paritetico, restituendo agli africani il ruolo di architetti e protagonisti del cambiamento. Per rendere più armoniosi ed efficaci i rapporti tra il Nord e il Sud del Mediterraneo, è altrettanto necessario che la società europea sia disposta a rimettersi in discussione, accogliendo trasformazioni inevitabili, ma non necessariamente fatali o sconvolgenti. Del resto, prima di questa nuova ondata xenofobica, l’Europa ha già conosciuto e consentito diversi casi di inclusione positiva, come nel caso della fortunata commistione tra la comunità capoverdiana e la società italiana, citata da Manuel Amante Da Rosa, ambasciatore di Capo Verde in Italia e responsabile Commissione degli affari migratori per il gruppo degli ambasciatori africani accreditati e residenti in Italia.

Tale esempio non è casuale, perché la vicinanza linguistica e i comuni valori cattolici rivelano quanto, molto spesso, la distanza che ci separa dagli altri sia più percepita che reale, e di come sia dunque possibile cooperare “simmetricamente” per convergere a soluzioni da cui ognuna delle parti possa trarre beneficio. In quest’ottica, la cooperazione non è da intendersi come spesa a perdere, bensì come investimento sul lungo periodo – ha affermato Jean-Léonard Touadi, titolare della cattedra di Geografia dello sviluppo in Africa dell’ateneo di Roma Tor Vergata -, coinvolgendo il settore della formazione e permettendo un’interazione continua tra operatori pubblici e privati, locali e “d’importazione”, nello scenario di un mondo sempre più interconnesso in cui le somiglianze sono più delle differenze, e in cui si possa trarre vantaggio bilaterale anche (soprattutto?) da queste ultime.

Certo è sbagliato, e nocivo, ignorare le criticità politiche, economiche, sociali nei rapporti tra Europa ed Africa. A parte la questione della xenofobia e la retorica dell’emergenza, tanto più preoccupanti quanto più si fa caso alle loro illogiche premesse, resta il dato di fatto di una distribuzione asimmetrica delle risorse, con le conflittualità che ne derivano. Per evitare ulteriori sbilanciamenti aggravati da una corruzione spesso endemica, ha argomentato Alberto Majocchi (già professore di Scienza delle finanze a Pavia), è opportuno evitare finanziamenti diretti, formando, in Europa, specialisti che possano applicare le conoscenze acquisite alla realtà dei paesi d’origine, creando condizioni favorevoli agli investimenti. Anche Anna Rita Calabrò, in cattedra presso il dipartimento pavese di Sociologia, si è detta favorevole a un’apertura delle università a giovani migranti di talento, perché possano investire le competenze acquisite per migliorare la realtà di provenienza.

Non bisogna tuttavia ridurre il contributo scientifico a un'”inversione di tendenza” dei flussi migratori, orientata allo sviluppo “anziché” all’inclusione. Lino Panzeri, professore di Diritto delle migrazioni presso Uninsubria, ha ricordato l’importanza degli enti locali come “laboratori di convivenza”, in cui il concetto stesso di cittadinanza è trasformato dai cambiamenti in atto nella società, compreso l’arrivo di nuovi soggetti che interagiscono con la comunità autoctona. A Como, per esempio, l’Università dell’Insubria sta offrendo agli studenti del corso di laurea in Mediazione linguistica e culturale di affiancare operatori dell’accoglienza presso il centro di accoglienza di via Regina Teodolinda; più in generale, la risposta data dalla città all’arrivo di nuovi e voluminosi flussi migratori conferma che la spinta a migliori modelli d’accoglienza passa dal locale per arrivare, forse, al nazionale e al comunitario. L’emanazione di leggi a partire dai primi anni Ottanta in Italia e interventi mirati della Corte costituzionale hanno riconosciuto, ex-post, l’effettivo protagonismo dei comuni nel superare la concezione delle migrazioni come mera questione di ordine pubblico.
E del resto, ha sottolineato Luca Deidda, che è intervenuto dall’Università degli studi di Sassari di cui è prorettore e dove insegna Economia, come possono trarre vantaggio i migranti dall’inclusione nella società ospite, ne può trarre vantaggio quest’ultima. C’è di più: Deidda ha affermato che le migrazioni “devono” essere compatibili con la possibilità dell’inclusione sociale, e gli istituti di formazione possono contribuire a creare tale compatibilità. L’esperienza di Deidda, prorettore e docente presso un ateneo di dimensioni relativamente piccole, in una regione poco popolosa  e “anziana” quale è la Sardegna, ben dimostra la “complementarietà” tra gli ospitanti e gli ospitati. Peraltro, incentivare l’accoglienza integrata alla formazione universitaria potrebbe spianare la strada per un percorso educativo finalizzato a un’accoglienza “a tutto tondo”, comprensiva dell’aspetto “inclusivo” e di quello più legato alla sicurezza.

Per ultima, ha preso parola Elly Schlein, europarlamentare Possibile. Schlein ha constatato che l’obiettivo europeo di un sistema d’asilo comune (ed efficace) non ha, ad oggi, portato a risultati concreti. A un anno e mezzo dall’approvazione in sede di Consiglio europeo di una distribuzione ponderata di 160 000 rifugiati tra i 28 Stati dell’Unione, soltanto 12 000 sono stati effettivamente riassegnati, alleviando l’onere dell’Italia e di altri cinque paesi che, da soli, si fanno carico dell’accoglienza dell’80% dei richiedenti asilo in Europa, complice il sistema messo in piedi dagli accordi di Dublino, che attribuisce tale responsabilità al “primo paese d’arrivo” (il significato ultimo di tale espressione rimane ambiguo); per non parlare del fatto che l’86% dei rifugiati mondiali è effettivamente ospitato in Paesi in via di sviluppo. Procede, al contrario, il processo di “esternalizzazione” dei controlli di frontiera, rendendo l’accoglienza europea esclusiva più che inclusiva, benché  migranti e rifugiati in arrivo in Europa costituiscano una percentuale minima della popolazione complessiva dell’Unione. Accordi di reinsediamento o rimpatrio come quello, assai controverso, siglato con la Turchia sono presi in considerazione anche per paesi tutt’altro che sicuri, mentre le frontiere esterne della “fortezza Europa” in disgregazione  – le isole greche, i Balcani, le coste e i confini italiani – si trasformano in “bacini di raccolta” per un numero di migranti e richiedenti asilo che, pur gestibili in una dimensione comunitaria, certo non lo sono a livello locale. Si è detta scettica, Schlein, riguardo al New Migration Compact per come esso si presenta, privo com’è di coerenza rispetto alla cooperazione finalizzata allo sviluppo. L’Unione Europea sembra dare con una mano ciò che toglie con l’altra, considerando che i 1000 miliardi di dollari persi in cinquant’anni di evasione ed elusione fiscale equivalgono ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo (come riportato da uno studio dell’African Union). E se manca la volontà di collaborare nell’includere migranti, richiedenti asilo e rifugiati, sembra esserci un consenso assai robusto per quanto riguarda l’esclusione degli stessi. In altre parole, una politica comune di asilo sembra raggiungibile in Europa a condizione di eliminarne, a priori, la materia prima.

Un dibattito così ricco di interventi e spunti di riflessione ha dunque trovato un fil rouge nel coinvolgimento del settore educativo dei paesi d’arrivo che sia finalizzato a creare migliori condizioni d’inclusione e maggior efficienza economica sul posto, da un lato, e intervenire nei paesi d’origine affinché migrare possa essere una scelta, prima che una necessità materiale, dall’altro. Questo comporterà un’azione sinergica, orizzontale, che mostri, nella logica come nei fatti, il reciproco vantaggio dell’accoglienza “qui” e dello sviluppo “lì”. Che smentisca le false premesse su cui si basa il discorso protezionista e xenofobo, che incontra ampi consensi nell’epoca dei “fatti alternativi” e di politiche di frontiera draconiane, e rispetto al quale gli immigrati di seconda generazione sono particolarmente a rischio. Che richieda, come ogni investimento, delle spese iniziali in previsione di futuri e reciproci guadagni, ma  che, come ogni investimento assennato, si attenga a una strategia condivisa e non perda mai di vista gli obiettivi comuni. [Alida Franchi, ecoinformazioni – foto di Enzo Mangalaviti, ecoinformazioni].

Guarda tutte le foto di Enzo Mangalaviti

Già on line sul canale di ecoinformazioni  i video di tutti gli interventi.

Leggi qui il documento finale della conferenza.

Ventimiglia e Como/ Accoglienza a confronto

giustomarmotavoloNel tardo pomeriggio di martedì 7 febbraio Como senza frontiere ha incontrato, all’oratorio di Rebbio con don Giusto della Valle, Maurizio Marmo, direttore della Caritas diocesana di Ventimiglia-Sanremo, venuto a Como per valutare la situazione di frontiera e confrontarla con quella della città ligure. Presente anche una delegazione di Medici senza frontiere. Durante l’incontro, un dialogo durato circa un’ora, sono emerse  differenze tra la situazione ventimigliese e quella comasca, molte riguardanti il diverso rapporto tra Caritas, l’associazionismo e l’autorità prefettizia.
Già on line sul canale di ecoinformazioni i video di Elisa Scardino.
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3 Febbraio/ Eusebio per 15

casaeusebioVenerdì 3 febbraio alle 20.45 si terrà nell’oratorio di Sant’Eusebio in via Volta 10, a Como, un incontro per organizzare un gruppo di volontari che si occupino della gestione di quindici posti letto destinati ai migranti.

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5 febbraio/ Rock in Como per Emergenza Freddo

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Domenica 5 febbraio dalle 14 alle 19 al Don Guanella di Como, in via Tommaso Grossi 18, un concerto per il progetto Emergenza Freddo che ogni inverno grazie all’impegno di molti volontari offre un’accoglienza notturna a chi vive in strada.

Cinque le band coinvolte, Beatume, Blues Friends, Dogs4dogs, Mark Uncle Band e Plain old pop, presentate da Alessio Brunialti, giornalista de La Provincia, e dai partecipanti dei laboratori teatrali di Vicini di Strada e S-coinvolgimenti Sociali.
La giornata, organizzata dalla Rete allargata dei servizi per la grave marginalità, servirà come raccolta fondi per il progetto di Emergenza Freddo.

L’ingresso è a offerta libera.

A piedi liberi, 18 dicembre / “Lamentarsi non basta”. Urge responsabilità condivisa nell’accoglienza

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L’appuntamento previsto dal convegno A piedi liberi per il pomeriggio di domenica 18 dicembre allo spazio Gloria non ha coinvolto più di trenta persone tra spettatori e relatori. Vero che le incombenti festività e la collocazione periferica della sala non hanno favorito una grande affluenza, altrettanto innegabile che intorno al tema “migrazioni a Como (e non solo)”, nelle sue varie declinazioni, relativamente pochi mantengono un’attenzione costante, sempre con più domande che risposte, men che meno soluzioni soddisfacenti.  (altro…)

16 dicembre/ Cena di beneficenza e solidarietà Africa insieme

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Venerdì 16 dicembre alle 20 all’Oratorio di S. Eusebio in via Volta a Como si terrà una cena benefica a favore dei progetti di  Kibarè onlus (Burkina Faso) Smiles Africa (Kenya). Offerta minima 10 euro.   (altro…)

Diritti umani/ Un premio per l’accoglienza a don Giusto Della Valle e don Gianfranco Feliciani

Venerdì 25 novembre alle 20.30, all’Unicredit Pavilion in piazza Aulenti a Milano, don Giusto Della Valle e Don Gianfranco Feliciani, i due sacerdoti che da parti opposte della frontiera hanno dato e continuano a dare accoglienza ai migranti, riceveranno il premio Reset-Diritti Umani.

dongiusto«Don Gianfranco Feliciani e Don Giusto Della Valle hanno reso concreta la raccomandazione del Papa a costruire ponti invece di muri, ad ospitare almeno una famiglia in ogni parrocchia», recitano le motivazioni del riconoscimento.

«Don Feliciani dal lato svizzero, a Chiasso, don Della Valle, a Como, dal lato italiano del confine, per tanti anni, hanno soccorso centinaia di profughi, in cerca di rifugio in Italia e in Svizzera dando ristoro a chi veniva da un viaggio inumano, spesso facendo sì che le madri riabbracciassero i propri figli e che le famiglie si riunissero per tentare una vita migliore. Don Gianfranco Feliciani e don Giusto Della Valle non hanno chiesto passaporti, non hanno selezionato nessuno sulla base del colore della pelle, delle loro aspirazioni, della loro provenienza o del loro genere. Hanno invece trovato soluzioni ad un fenomeno che in troppi vogliono strumentalizzare oppure dimenticare.don-feliciani

Per questo don Feliciani e don Della Valle rappresentano un esempio positivo di umanità, che alla teoria preferisce la concretezza quotidiana, incarnando una buona pratica da segnalare perché possa essere condivisa anche laddove si voglia costruire un nuovo muro».

Il premio verrà consegnato durante Weworld Film Festival 2016, un’iniziativa della ong Weworld per portare alla ribalta il tema della condizione femminile in Italia e nel mondo organizzata in collaborazione con The Circle e il Festival dei Diritti umani.

18 novembre/ Dentro il volontariato

giumelliVenerdì 18 novembre alle 17.30, all’Auser provinciale di Como, in via G. Castellini 19, verrà presentato il volume Dentro il volontariato. Problemi e potenzialità di Guglielmo Giumelli, sociologo, giornalista e docente di Sociologia generale e del diritto dell’Università statale di Milano Bicocca.  (altro…)

Provincia di Como 2036

10nov16_provincia-di-como-anno-2036_anzianiL’emergenza demografica con l’incremento della parte di popolazione di età superiore a 65 anni  nel territorio lariano e la consapevolezza che gli anziani  sono una grande risorsa al centro del dibattito – aperto dal saluto di Martino Villani, direttore del Csv e dall’intervento di Gianfranco Garganigo, presidente dell’Avc e dell’Auser – nel Convegno organizzato il 10 novembre a Albate  dal Csv, dalle organizzazioni di volontariato e di promozione sociale attive con gli anziani, dai sindacati pensionati in collaborazione con il Comune di Como. Già sul canale di ecoinformazioni i video di Elena Zulli dell’iniziativa.

Guarda sul canale di ecoinformazioni tutti gli altri video dell’iniziativa.

 

“Molto più di un pacchetto regalo!”. Mani Tese cerca volontari per il periodo natalizio

mani-tese-locandina-reclutamento-feltrinelli-a4_colorato_-2016-page-001Il mese prossimo, la cooperativa sociale Mani Tese Onlus sarà presente presso la libreria Feltrinelli di Como nei giorni compresi tra giovedì 8 e domenica 11 e da venerdì 16 a sabato 24 dicembre, nell’ambito della campagna di raccolta fondi “Molto più di un pacchetto regalo!”.

Si cercano volontarie e volontari dai 16 anni in su che siano disposti a partecipare a questa iniziativa di raccolta fondi, i cui proventi saranno destinati all’iniziativa di Mani Tese “I-Exist: Libera un bambino dalla schiavitù“, comprensiva di progetti di cooperazione e sviluppo in Bangladesh, India e Cambogia che vadano a beneficio delle vittime, reali o potenziali, di traffici umani e schiavitù, contribuendo a creare condizioni di vita e di lavoro più giuste e sostenibili.

I volontari e le volontarie si occuperanno di interagire con i clienti della libreria per far conoscere la cooperativa Mani Tese e le sue attività, in particolare quelle finanziate dalla campagna di raccolta fondi natalizia.
In cambio di un’offerta libera, inoltre, essi confezioneranno pacchetti regalo e raccoglieranno contatti dei clienti interessati a seguire e a sostenere personalmente le attività della cooperativa.
Facciamo presente ai ragazzi e alle ragazze di scuola superiore che al termine dell’esperienza di volontariato effettivamente svolto sarà rilasciato un attestato che potrà valere come credito formativo.

Ogni giornata sarà divisa in tre turni di volontariato, della durata di 3-4 ore l’uno: uno in mattinata, uno nella prima parte del pomeriggio (dalle 13.30 alle 17 circa) e uno nel tardo pomeriggio. Per ogni turno si richiede il contributo di tre persone, così da potersi dividere gli incarichi.

Le persone interessate a dare il proprio contributo possono iscriversi alla campagna “Molto più di un pacchetto regalo!” tramite il sito internet di Mani Tese e contattare l’indirizzo email como.natale@libero.it. I volontari iscritti saranno inseriti in una mailing list e contattati dalla referente per organizzare un momento di formazione.

Confidando nella generosità dei nostri lettori e delle nostre lettrici, segnaliamo il sito internet www.manitese.it e invitiamo a seguire la cooperativa su Facebook, Twitter (@ManiTese) e Instagram ( @mani_tese). Gradita anche la condivisione di questo articolo attraverso i social network.

[Alida Franchi, ecoinformazioni, referente per Mani Tese a Como].