Irpef

Approvata l’Irpef, si passa alla Tari

comunecomoDopo la seduta fiume di 12 ore a Palazzo Cernezzi si discute della tassa sui rifiuti.

 

Irpef

Dopo essere arrivati a concludere con l’approvazione del nuovo Regolamento per le aliquote Irpef dopo le 8 e mezza del mattino di mercoledì 23 luglio, dopo una seduta di 12 ore iniziata nelle serata precedente, nella stessa serata si è tenuta un’altra seduta per la discussione della tassa rifiuti (Tari).

Una pausa di una decina di ore dopo che la maggioranza ha approvato l’aumento dell’addizionale Irpef all’8 per cento resistendo all’ostruzionismo dei consiglieri di minoranza, che sono arrivate al traguardo, la bocciatura degli ultimi emendamenti di Diego Peverelli, Lega, e le dichiarazioni di voto, solo in tre (i due esponenti della lega e Segio Gaddi, Fi).

Una nottata tesa, con frecciate fra i due opposti schieramenti e il sindaco, Mario Lucini, che ha cercato di dialogare, a latere dell’assemblea, con alcuni consiglieri di opposizione e ha cercato di tenere a freno i più irrequieti fra gli esponenti di maggioranza, che aveva come mandato di non intervenire per cercare di far andare più spediti i tempi della discussione.

 

Tari

Più disteso invece il clima nella serata successiva. «Sono disponibilissimo al dialogo» ha detto Peverelli dichiarando di voler tenere bassi i toni, mentre dalla maggioranza Italo Nessi, Como civica, ha difeso l’operato delle minoranze, con cui auspica il dialogo, rispetto a quanto riportato da una testata locale essendo l’ostruzionismo un diritto.

Lucini ha presentato la delibera sulla Tari, ricordando le parti da cui è composto, una fissa, data da coefficienti come la grandezza dell’alloggio, e una variabile, il numero degli abitanti. Rispetto all’anno scorso il gettito sarà sostanzialmente invariato con leggere differenze fra le due componenti e si raggiungerà la cifra di 13.019.241 euro, dal pagamento della tassa sono esclusi circa 2mila nuclei famigliari che dichiarano un reddito inferiore ai 5mila euro di Isee.

La discussione è stata l’occasione per affermare cosa non va nella nuova raccolta dei rifiuti. Marco Butti, Gruppo misto, ha criticato i mesi di consegna dei bollettini e l’ingombro di marciapiedi e strade dato dai bidoni, carrelli e sacchi della spazzatura, Alessandro Rapinese, Adesso Como, si è lamentato della raccolta del vetro notturna, che non permette di dormire dato il fragore prodotto, «è vero che i cittadini si lamentano» ha aggiunto dalla maggioranza Vincenzo Sapere, Paco-Sel, «se si deve aprire un contenzioso con Aprica, che si apra» ha esortato. Peverelli ha chiesto di aumentare la tassa agli ipermercati ritenendola troppo bassa: «Negli ultimi anni sono sempre in un qualche modo stati aiutati». Passaggi per la raccolta fatti in orari non consoni sono stati segnalati da Ada Mantovani, Adesso Como, mentre Mario Molteni, Adesso Como, ha segnalato nuovamente che ora gli addetti non passano più all’interno dei condomini, dovendo i cittadini portare a bordo strada i carrelli, e contraria all’aumento di quanto richiesto a alberghi, bar e ristoranti si è dichiarata Laura Bordoli, Ncd, «ho delle perplessità, andiamo a appesantire una situazione già pesante».

Nella replica Lucini ha ammesso «certamente ci sono aspetti da affinare» e sugli ipermercati ha ricordato come la tariffa più alta «per i banchi del mercato che coprono 6 metri quadri, mentre per i supermercati sono su 1.500 metri quadri di superficie e si compensa quindi ampiamente».

Cinque gli emendamenti presentati e sette gli ordini del giorno, bocciati dalla maggioranza i primi 4 affrontati dall’aula su cambiamenti di aliquote, solo uno, presentato da Mantovani per un cambio nei confronti di banche e istituti di credito, ha ricevuto l’apporto di parte della maggioranza senza però riuscire a passare. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Un’altra oltranza a Palazzo Cernezzi

cernezziLe opposizioni bloccano il Consiglio. Prosegue l’ostruzionismo con ordini del giorno e emendamenti sulle aliquote Irpef.

 

Preliminari

Solo Alessandro Rapinese, Adesso Como, ha fatto una preliminare al Consiglio comunale di martedì 22 luglio per prendere posizione contro le affermazioni alla stampa dell’assessore Bruno Magatti «si possono alzare le tasse solo quando si ha una ottimizzazione della struttura» e per lamentarsi della gestione del personale, in particolare per la scelta di un dirigente alla cultura con un curriculum ritenuto debole: «Una laurea breve Isef». Il sindaco Mario Lucini ha invece ricordato, a un anno dalla scomparsa, la sindaca di Cardano al Campo Laura Prati.

 

Irpef

La seduta è così ripresa, dopo essere andata deserta nel corso della notte precedente, sul Regolamento per la determinazione delle aliquote Irpef. Bocciati emendamento e subemendamento all’ultima proposta di Marco Butti, Gruppo misto, per un recupero degli scaglioni si è passati agli emendamenti 40, proposti dal gruppo della Lega Nord. Proposte però con parere negativo da parte degli uffici che per avere validità necessitano di subemendamenti “correttivi”. Subemendamenti presentati, anche se non per tutti gi emendamenti, ancora in attesa di parere da parte dei revisori dei conti in teleconferenza. Dopo una prima sospensione per decidere il da farsi maggioranza e minoranza hanno concordato di affrontare per primi gli ordini del giorno in attesa dei pareri. Tre quelli passati, su dieci, per invitare il sindaco in futuro a rivalutare l’ammontare dell’aliquota, per recuperare fondi dai canoni del patrimonio immobiliare per ridurre l’Irpef, per sostenere i piccoli esercizi commerciali. Una discussione per lo più a tre fra il presentatore, il leghista, Giampiero Ajani, Rapinese con qualche intervento di Sergio Gaddi, Fi.

Ritornati agli emendamenti, quelli non subemendati, Diego Peverelli più che presentare gli stessi ha iniziato una lunga prolusione divisa per i tempi di presentazione di ogni emendamento ripetendo di non fare ostruzionismo, ma solo di utilizzare i normali strumenti dati ai consiglieri. Il consigliere della Lega ha ringraziato i consiglieri di maggioranza che in giornata hanno aperto un dialogo con lui, ma ha rivendicato la giustezza del suo atteggiamento. Con lui Gaddi: «Non voglio dialogare, ragionare, confrontarmi con chi vuole aumentare le tasse». «Spero si possa fare l’alba per una nobile ragione» ha aggiunto.

All’approssimarsi della mezzanotte il capogruppo di Como civica, Marco Tettamanti, ha chiesto la votazione del prosieguo ad oltranza. Una proposta senza contraddittorio data la nuova interpretazione del Regolamento del presidente Legnani, che ha ricordato come negli ultimi due anni non ci sia stato un comportamento univoco in proposito. Al voto la maggioranza, tranne due contrari, a cui si sono aggiunte le minoranze, e una astensione, ha approvato il prosieguo. «Però stavolta rimanete in aula» è stato detto dai banchi dell’opposizione all’indirizzo della maggioranza a cui si è aggiunto Peverelli: «Ieri il sindaco mi ha fatto tenerezza è stato abbandonato dalla sua maggioranza, fossi stato io mi sarei dimesso».

La discussione è così proseguita sugli emendamenti «che tanto boccerete – ha concluso Peverelli – perché sono “illegali” e non volete sporcarvi le mani». [Michele Donegana, ecoinformazioni]

La maggioranza non ce la fa

3 COMO COMUNEVotata l’oltranza a Palazzo Cernezzi sull’Irpef il Consiglio arriva fino alle 2 di notte, quando la compagine che guida l’amministrazione comasca è crollata di fronte all’ostruzionismo dell’opposizione e non è stata più in grado di garantire il numero legale. Gaddi: «Vogliamo impedire con ogni mezzo l’aumento delle tasse».

 

Preliminari

Poche le preliminari al Consiglio comunale di Como di lunedì 21 luglio, Italo Nessi, Como Civica, ha ricordato le tragedie dell’Ucraina e della Palestina e letto l’appello a cui ha aderito il Coordinamento comasco per la Pace, «di cui Como fa parte», Luca Ceruti, M5s, ha chiesto risposte su alcune sue proposte, tra cui l’urgenza per la mozione sull’edilizia scolastica, mentre Giampiero Ajani, Lega, ha chiesto di fare controlli su un centro massaggi in via Coloniola.

 

Irpef

Insediata l’assemblea è ricominciata il dibattito sul Regolamento per la determinazione delle aliquote Irpef. «Un ulteriore sacrificio richiesto ai cittadini» ha detto Ada Mantovani, Adesso Como, che ha chiesto una gestione più efficace del Patrimonio, «gestito in passato in maniera non oculata», pur riconoscendo il tentativo di intervenire nel settore come per Villa Geno e Villa Olmo. Per Luigi Nessi, Paco-Sel, bisogna ricordare la «situazione drammatica degli enti locali», e a chi cita il Comune di Cantù, «grande la metà di Como, ma con un quarto dei dipendenti», ha ricordato l’importanza delle strutture sociali del capoluogo lariano con mense e asili nido: «Il fiore all’occhiello della città». «Noi dal ’98 non abbiamo mai incrementato le tasse, siamo sempre rimasti allo 0,2%» ha affermato Sergio Gaddi, Fi, che sull’eliminazione degli scaglioni ha parlato di «sostanziale ingiustizia», mentre Mario Molteni, Per Como, ha sottolineato l’impoverimento della città evidente dall’aumento, dal 2005 al 2011, dei cittadini ricompresi nelle fasce di contributo più basse. Il sindaco, assessore al Bilancio, Mario Lucini ha replicato ai differenti interventi succedutisi nelle due serate di discussione. Ha sostenuto la delibera proposta, «ci ho messo la testa e ci sto mettendo la faccia», e lanciato qualche frecciata nei confronti dell’opposizione.

Iniziata la discussione sugli emendamenti, più di 40 assieme a una dozzina di ordini del giorno, la maggioranza per bocca del capogruppo del Pd Andrea Luppi ha chiesto il prosieguo a oltranza dei lavori.

Nel mentre è stato approvato il primo emendamento di Giunta per l’innalzamento dell’esenzione da 13 a 15 mila euro, grazie ai fondi trovati con gli emendamenti di Marco Butti, Gruppo misto, e Vincenzo Sapere, Paco-Sel, alla delibera sulla Iuc, contrari solo Adesso Como e Ajani: «È diseducativo, tutti devono pagare, anche se poco».

L’oltranza è quindi passata nonostante il parere contrario delle minoranze, a cui si sono aggiunti Sapere, e Italo Nessi, e l’astensione di Marco Servettini, Amo la mia città.

Una decisione che ha inasprito i toni della minoranza, per l’ora inusitata, normalmente la richiesta viene fatta a ridosso della mezzanotte, e per la pressione quindi esercitata sull’opposizione, «a cui viene detto comunque finiremo la discussione entro stanotte, è una oltranza terroristica» ha detto Gaddi.

Si è così passati agli emendamenti proposti da Butti volti a reintrodurre, al di sopra della fascia di esenzione, degli scaglioni per il pagamento dell’aliquota Irpef. Una rimodulazione che diminuirebbe le entrate, nella delibera l’aliquota è massima, 0,8%, per tutti. «Dove andremmo a recuperare i 5 milioni che mancano?» ha chiesto Sapere, «in realtà la riduzione del gettito sarebbe probabilmente superiore ai 6 milioni di euro» ha aggiunto Lucini che ha espresso perciò un parere di Giunta contrario.

Ha così iniziato a prendere forma l’ostruzionismo delle minoranze che si sono compattate attorno alla protesta di Peverelli: «Bisogna andare a fondo su ogni emendamento – ha affermato Gaddi – anche se questo vuol dire fare non le 7 le 8 di domattina, ma le 4-5 di domani pomeriggio».

La macchina comunale non ha certo aiutato la maggioranza, con tempi tecnici lunghissimi, aggiunti alle richieste di sospensione di minoranza per approntare subemendamenti, infatti i pareri su queste ulteriori modifiche dovevano essere prodotti dai revisori che, grazie alle ultime modifiche al regolamento di contabilità, non erano in aula, bensì in teleconferenza, e tutti questi documenti dovevano poi essere resi disponibili sul portale degli amministratori o fotocopiati per chi non aveva con sé un computer.

Peverelli ha esplicitato poi la propria forma di protesta: «Pensavo che i miei emendamenti non fossero accettati, che ci fosse una mancanza tecnica e invece…». Infatti il parere tecnico è negativo, ma possono essere discussi dall’aula e magari modificati per poter veder cambiare il parere. «È una discussione infondata – ha affermato Luppi – se ne può discutere nonostante l’evidente insostenibilità tecnica, come correttamente ammesso da Peverelli». «Li subemenderò uno ad uno» ha quindi annunciato il consigliere leghista.

Un muro contro muro, mentre la maggioranza si stava lentamente sfaldando, con continue defezioni fino ad arrivare a 15 consiglieri presenti, meno del numero legale, garantito dalla presenza dell’opposizione: «L’hanno voluto loro – si diceva fra le fila della minoranza – Bruni aveva ascoltato le motivazioni di Supino nello scorso mandato prendendolo da parte e parlandogli, con Peverelli non è stato fatto».

Alla prima votazione utile, su un subemendamento, l’opposizione è quindi uscita dall’aula. Venuto meno il numero legale, a regolamento, si sono aspettati i 15 minuti per rifare l’appello, ma nel mentre nella maggioranza si è deciso di terminare la seduta e quasi tutti i rimanenti sono andati a casa. All’appello delle 2 e due minuti sono quindi risultati presenti i consiglieri di minoranza, il presidente Legnani, il sindaco Lucini, Luppi, Luigi Nessi, Marco Tettamanti, Como civica, e la seduta è stata dichiarata deserta.

Soddisfatte le opposizioni che hanno subito convocato una conferenza stampa. Di «atteggiamento violentissimo della maggioranza» ha parlato Rapinese, il confronto è quello che è mancato per Ceruti, «la maggioranza non ascolta noi e la città – ha aggiunto Molteni, che si è detto – contro l’innalzamento delle tasse soprattutto in questo modo». E sulla proporzionalità dell’aumento per scaglioni è tornato Butti, contro «una tassazione portata a livelli insopportabili» ha precisato Laura Bordoli, Ncd. «Questo è il risultato dell’arroganza di questa maggioranza» ha affermato Enrico Cenetiempo, Ncd, «noi abbiamo subito l’oltranza – ha aggiunto Anna Veronelli, Fi –, sono in Consiglio da 12 anni e non mi era mai capitato di vedere una maggioranza chiedere l’oltranza e poi andare a dormire, è un gesto di prepotenza». «È una battaglia contro le tasse» ha affermato Gaddi per cui non sono mai state così alte e non è stato fatto un lavoro di taglio degli sprechi, gli ha fatto eco Ajani per cui siamo di fronte «a un aumento indiscriminato delle tasse». Per ultimo ha preso la parola Peverelli per cui non c’è stato ostruzionismo, ma un normale utilizzo delle prerogative e dei diritti dei consiglieri comunali e ha minacciato: «Sul Bilancio sarà peggio!». [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Approvate le aliquote

8 COMOCOMUNEPalazzo Cernezzi approva il primo dei provvedimenti necessari alla discussione del Bilancio e inizia la discussione sull’aumento dell’Irpef.

 

Preliminari

Un’eco della richiesta di dimissioni dell’assessora Gisella Introzzi fatta dai sindacati si è avuta anche nel Consiglio comunale di giovedì 17 luglio, con Marco Butti, Gruppo misto, che ha dichiarato nelle preliminari: «Sono orgoglioso di essere stato il primo firmatario della mozione di sfiducia – che non è poi passata –, deve andare a casa».

 

Aliqote

Dopo l’appello l’assemblea ha ripreso il dibattito sulle aliquote dell’Imposta unica comunale con l’ultimo emendamento, presentato da Giampiero Ajani, Lega, bocciato, e due ordini del giorno non ritenuti però correlati alla delibera da parte del presidente Stefano Legnani. Di qui le proteste dell’opposizione, «siete intellettualmente disonesti» ha affermato Alessandro Rapinese, Adesso Como, che per voce di Butti ha chiesto una riunione dei capigruppo che ha avvallato a maggioranza, 6 favorevoli e 5 contrari, l’interpretazione del presidente. Una decisione che non è per nulla piaciuta alle minoranze che hanno attaccatato duramente la gestione dell’aula della maggioranza. «Siamo sempre stati collaborativi e abbiamo ricevuto sempre schiaffi» ha dichiarato il leghista Diego Peverelli minacciando barricate sul Bilancio. Di abuso e prevaricazione ha parlato invece Rapinese che ha poi dato dei “pallisti” ai componenti la maggioranza.

Scontati quindi i voti contrari alla delibera «il dialogo con le minoranze avrebbe potuto aprire scenari diversi – ha detto Mario Molteni, Per Como –, qui si arriva con un pacchetto pronto», «si è persa un’occasione per fare chiarezza» ha aggiunto Butti. Inutile il tentativo di calmare gli animi di Luigi Nessi, Paco-Sel, che ha ricordato come alcuni degli emendamenti proposti dall’opposizione siano stati accolti. Anche il sindaco Mario Lucini è intervenuto affermando che la discussione degli emendamenti di opposizione è entrata nel merito degli stessi senza preconcetti.

La delibera è così passata con il sostegno della maggioranza e il dissenso compatto dell’opposizione.

 

Irpef

La discussione è quindi passata sul Regolamento per l’applicazione delle aliquote Irpef presentato dal primo cittadino, nella sua veste di assessore al Bilancio. Una proposta che vedrà forti aumenti per i comaschi, si tratta di quasi 6 milioni in più di gettito, passando da un sistema basato sulle fasce di reddito alla applicazione indiscriminata dell’aliquota massima a tutti i contribuenti, salvo la fascia di cittadinanza più debole.

Lucini ha giustificato il provvedimento con «l’esigenza di adeguare le entrate dirette del Comune a fronte della riduzione sensibile dei trasferimenti statali». Per ora, ha ricordato Lucini, Como è uno dei 4 capoluoghi di provincia lombardi che applica un criterio di progressività ed è come prelievo l’ultimo in Lombardia. Gli altri capoluoghi lombardi che hanno già posto l’aliquota al massimo, lo 0,8, sono Milano, dove sono esentati coloro che hanno un reddito inferiore ai 21mila euro, Brescia, esentati sotto i 13mila, Cremona, 10mila, Sondrio, 10mila, Varese, 8mila. A Como con i due emendamenti approvati sulle aliquote, uno della maggioranza e uno di opposizione, si avrà un maggiore gettito per 500mila euro che permette a Palazzo Cernezzi di alzare la fascia di esenzione da 13 a 15mila euro, esentando così 12.750 comaschi il 26 per cento dei contribuenti. Lucini, in risposta alle dmende di chiarimento, ha anche fatto un esempio, per chi ha un reddito di 20mila euro si passa dallo 0,2, ovvero poco meno di 40 euro, allo 0,8 cioè 160 euro.

Ma proprio l’eliminazione delle fasce di reddito, per essere precisi i cittadini erano divisi per scaglioni, da 0 a 15mila euro, 12.754 persone, da 15 a 28mila euro, 21.200, da 28 a 55mila euro, 10.237, da 55 a 75mila euro, 1.689, oltre 75mila euro, 2.203, ha ravvivato gli animi e incontrato la disapprovazione delle minoranze, «è aberrante» ha detto Butti. Ma anche in maggioranza qualche malumore ci deve essere se nella Commissione competente al voto della proposta prima del passaggio in aula si sono astenuti Gioacchino Favara, Pd, e Vincenzo Sapere, Paco-Sel.

Aperto il dibattito Luca Ceruti, M5s, ha ricordato che: «Altre città, come Legnano e Monza, hanno, al contrario di Como diminuito l’Irpef», mentre per Laura Bordoli, Ncd, «non è mai finita, dopo gli altri aumenti, l’assessore al commercio pensa anche di aumentare l’imposta per gli spazi pubblici…» Molteni ha invece ricordato le vendite immobiliari, già fatte e in corso «certe spese non sono più tollerabili, questa è la verità» ha concluso. Rapinese si è scagliato invece contro molte delle decisione assunte negli ultimi due anni e ha parlato di un giro di boa, l’inizio della discesa della maggioranza verso la perdita dell’amministrazione. «L’avessimo fatto noi ci avrebbero massacrati! – è intervenuto Peverelli facendo al volo dei calcoli, sottolineando che – dai 15 ai 28mila euro siamo di fronte a un aumento del 280 per cento, dai 28 ai 55mila del 166 per cento e dai 55mila in su del 33 per cento». «Questa non è equità sociale» è intervenuto per ultimo Enrico Cenetiempo, Ncd, prima della chiusura della serata. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Tasse/ Cgil, Cisl e Uil: scelta iniqua

cgilcisluil«Profondo disappunto» per Cgil, Cisl e Uil, che parlano di «scelta iniqua».

 

«La scelta della Giunta Comunale di aumentare indiscriminatamente le tasse per tutti i cittadini che hanno un reddito superiore a 10.000 euro e di salvaguardare solo i redditi maggiori di 75.000 euro è iniqua, ingiusta e colpisce in particolare solo le fasce più deboli della popolazione, ossia tutte quelle famiglie che hanno redditi bassi e medio bassi che stanno tra i 10.000 e i 28.000 euro: per costoro, l’aumento sarà tra il 5,9% e il 6,2%, mentre chi guadagna tra i 55.000 e i 75.000 euro si vedrà aumentare le tasse solo dello 0,2% – dichiara un comunicato –. Cgil Cisl e Uil ricordano anche che le proposte fatte unitariamente al Comune non sono state minimamente prese in considerazione: la Giunta Comunale ha ignorato richieste che prevedevano prelievi ai proprietari di seconde case e la tutela dei redditi fino a 28.000».

«La manovra varata prevede invece milioni di euro di prelievi che non sono destinati a coprire i mancati trasferimenti da parte dello Stato ma che servono per giustificare le spese della Giunta – prosegue la nota –. Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto anche di ottimizzare la macchina comunale e i servizi per evitare che in questo momento di forte crisi, sui cittadini comaschi si abbattesse una serie di aumenti ingiustificati e indiscriminati».

«La scelta della Giunta di mantenere tutto allo stesso modo non può che vederci fortemente contrari: il nostro auspicio è che il Consiglio Comunale faccia marcia indietro e si muova in direzione opposta alla Giunta e si impegni a tutelare chi sta peggio e metta in atto una riorganizzazione del sistema comunale comasco – aggiungono le strutture sindacali comasche –. I sindacati non intendono restare a guardare ciò che accadrà con le braccia conserte e sono decisi a difendere gli interessi dei cittadini, come già detto al sindaco siamo disponibili a valutare insieme quali possono essere le forme di razionalizzazione della spesa dell’ente, e invitiamo la Giunta Lucini ad assumersi le proprie responsabilità a fare ciò».

«In conclusione torniamo a ricordare la gravità di questo aumento sui bilanci dei contribuenti – termina lo scritto –. Se si pensa che all’aumento di Imu, Tasi e Irpef si sommerà anche l’incremento della tassa rifiuti per il costo della raccolta differenziata, le famiglie comasca hanno il diritto di chiedersi quale sia l’idea guida di questa giunta». [md, ecoinformazioni]

Cisl dei Laghi contro l’aumento Irpef

cisl dei laghiLarghi esprime: «Forte dissenso sull’ipotesi prospettata dal Sindaco di Como».

 

«Siamo fortemente contrari al fatto che il Comune di Como, come altri, decida, per la seconda volta in due anni, di aumentare le tasse – dichiara il segretario generale della Cisl dei Laghi Gerardo Larghi –. In questo modo i risparmi che lo Stato produce a livello centrale si traducono semplicemente in prelievi dalle tasche dei soliti noti, cioè i lavoratori e i pensionati, i cui redditi sono sotto gli occhi di tutti».

«I Comuni sono la parte dello Stato più visibile dai cittadini: non è possibile che le giuste esigenze di risanamento della pubblica amministrazione vengano convertite puramente e semplicemente in balzelli senza che vi sia da parte dei consigli comunali una vera assunzione di responsabilità traducibile in proposte di modifiche delle spese della pubblica amministrazione locale. Obiettivo questo che è attuabile e concretizzabile. Ci sono esperienze in tal senso che andrebbero seguite – continua Larghi –. Se tutto resta uguale e calano le entrate, è chiaro che bisogna aumentare le tasse. Ma è altrettanto chiaro che i cittadini si aspetterebbero, all’opposto, proposte che modifichino l’attuale ripartizione della spesa. Finché non sarà così, finché non ci sarà il coraggio di modificare equilibri vecchi, scelte sclerotizzate e non più sostenibili, ci si rivarrà sempre sui contribuenti, rinunciando ad esercitare un’azione di amministrazione attiva e propositiva».

«Ho visto che si sta ragionando sulla possibilità di elevare al massimo le aliquote per i redditi tra i 28 e i 35mila euro e di ritoccare anche quelle inferiori. Sarebbe una scelta deleteria, che, ribadisco, ci vedrebbe fortemente contrari – aggiunge il sindacalista, che precisa –. A livello unitario, abbiamo chiesto un incontro al sindaco, su questo e su altri temi, e so che saremo convocati al più presto, ma non ci può essere intesa o accordo se non si condividono le scelte di fondo e, in questo particolare momento, le famiglie comasche e l’economia hanno bisogno di immettere risorse nei loro bilanci e non di vedersele drenare dai conti comunali. Non è giusto che gli 80 euro che, per fortuna, Renzi ha destinato ai cittadini transitino solo dalle nostre tasche per finire nelle tasche del Comune. Non erano destinati lì». [md, ecoinformazioni]

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